67ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia 2010 - sesto giorno

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67ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia 2010
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Lunedì 6 settembre – Sesto giorno

Omicidi essenziali
Omicidi essenziali

 

Jerzy Skolimowski è un regista polacco che ha firmato oltre venti titoli che spaziano, con risultati alterni, dal ritratto psicologico (Le départ - Il vergine, 1967) ai temi sociali (Moonlighting, 1982). Alla Mostra ha presentato la sua ultima fatica che sta in mezzo fra questi due poli. Essential Killing (Omicidi essenziali) narra di un combattente talebano catturato dagli americani in Afghanistan e trasferito in un non meglio precisato paese europeo (il film è stato girato fra Russia e Norvegia). Dopo essere stato torturato, riesce a fuggire sfruttando un incidente d’auto occorso al mezzo che lo trasporta. Ora è solo, mal equipaggiato e affamato in un deserto bianco e dovrà uccidere per sopravvivere e, nel finale, morire dissanguato. Il film tende a costruire una metafora sull’impossibilità di evadere dall’orrore della guerra, una volta caduti nella sua rete. Un discorso ricco d’interesse che il regista non fa crescere sino a trasformarlo in vero apologo morale. La stessa bellezza della fotografia e il ritmo serrato del racconto finiscono per spostare il discorso più sul versante dell’avventura che non su quello della parabola. Il risultato è un film magnifico nelle immagini, perfetto nella suspense, ma quasi raggelato nel discorso. Scavando nella memoria ritroviamo un testo, Diamanti noci (Diamanti della notte, 1964) del ceco Jan Nemec sorretto da una storia e un obiettivo molto simili, anche se là erano due giovani ebrei a sfuggire ai cacciatori nazisti, ma capace di coniugare il pathos con un lucido discorso morale e politico, cosa che in questo caso manca.

Valanzasca - Gli angeli del male
Valanzasca - Gli angeli del male

 

Fuori concorso è stato presentato Vallanzasca - Gli angeli del male, ultima fatica, come regista, di Michele Placido, che prosegue il discorso sulla malavita avviato con Romanzo criminale, il grande sogno (2005). Renato Vallanzasca (1950) è stato, negli anni settanta, un mito per la malavita e, in parte, per l’'opinione pubblica. Tutto questo per l'aurea che aveva avvolto il personaggio causa le sue gesta criminali, le fughe dal carcere, gli amori, fra cui quello clamoroso di Emanuela Trapani, figlia di un imprenditore milanese, sequestrata e rilasciata dopo il pagamento di un riscatto di un miliardo di lire. Il film è costruito molto bene, con particolare attenzione alla vita nel carcere e ai rapporti con gli altri membri della banda. Ne emerge il quadro di una delinquenza lontana anni luce da quella attuale, come costatò lo stesso bandito nel corso di una famosa intervista a Radio Popolare, unito al quadro psicologico di un personaggio che sceglie volutamente la strada della delinquenza (in più di un’'occasione ripete: sono nato per essere un ladro). E'’ un approccio che mette in secondo piano gli aspetti socialmente più rilevanti - sono gli anni in cui la contestazione giovanile sta progressivamente scivolando sulla china del terrorismo brigatista - ma recupera l'’interezza umana di un uomo che, nel finale, quasi si arrende ai carabinieri più per consapevolezza che il suo ruolo é ormai fuori dai tempi, che non per ragioni legate allo sviluppo avventuroso della storia. In definitiva un film di buon livello, degno del miglior cinema di genere e non solo di quello nazionale. Da notare, infine, la straordinaria interpretazione di Kim Rossi Stuart nel ruolo del bel Renè.

Terra madre
Terra madre

 

La Settimana della Critica ha presentato Hora proelefsi (Terra madre), l’opera prima del greco Syllas Tzoumerkas, già autore di regie televisive e di alcuni cortometraggi uno dei quali, Ta matia pou trone (Gli occhi voraci, 1999), ha vinto, nel 2000, il premio della giuria per i corti del Festival di Karlovy Vary. Un corto che ha lo stesso incipit, un ragazzo che recita il pater noster in pubblico, di questo suo primo film. Il film visto oggi è un’opera aggrovigliata in cui si mescolano, sia orizzontalmente sia verticalmente, diversi piani narrativi. Schematizzando alquanto potremmo dire che si tratta della radiografia, ambientata a Salonicco e Atene, del giorno in cui ricorre il compleanno di Stegios, un ventisettenne turbato da ricordi familiari in cui si sforano incesti e s’incrociano sentimenti forti e contrastanti. In occasione si quest’evento alcuni parenti dovrebbero confluire nella casa in cui abita e ove ha un rapporto assai conflittuale con la famiglia, ma nessuno di loro riesce ad arrivare in tempo, intralciati dalle manifestazioni di piazza che percorrono Atene, protestando per le misure economiche adottate dal governo di George A. Papandreou, o ostacolati da vari fattori. Sul piano storico le immagini degli scontri di oggi s’intrecciano con quelle dei cortei e dei comizi gioiosi che salutarono il ritorno della democrazia, dopo la terribile parentesi della dittatura militare (1967 - 1974). Il film ha una struttura ambiziosa che non sempre abbonda in chiarezza narrativa e che, in particolare nella parte finale, trascura il proficuo terreno del confronto storico – la vita di una famiglia come paradigma della storia del paese – per sbilanciarsi sul versante di una tragedia domestica non priva di snodi oscuri e sostanzialmente poco interessante.