Mostra di Venezia 2005 - Pagina 9

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Mostra di Venezia 2005
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XI giornata
I premi ancora non ci sono, ma impazzano le previsioni.
Giornali, riviste testate varie snocciolano i loro favoriti, solitamente diversi dall’una o l’altra fonte. Unica costante i giornalisti delle reti RAI, compatti nell’esaltare i film di Cristina Comencini e Pupi Avati che, guarda caso, sono prodotti e distribuiti dalla stessa azienda che paga loro lo stipendio. Tutti chiacchierano di un premio all’Italia, che n’è priva da molti anni, ma le cose sono assai più complicate. Intanto, a nostro giudizio. I titoli migliori non battono bandiera nazionale, ma riguardano la Francia (Verso sud di Laurent Cantet), la Cina (Canto dell’eterno rimpianto di Stanley Kwan) e gli Stati Uniti (Buonanotte e buona fortuna di e con George Clooney). Persino il portoghese João Bothelo (Il fatalista) e il russo Aleksey German jr. (Garpastum) vantano titoli di maggiore originalità rispetto ai nostri concorrenti. Un altro argomento riguarda l’organizzazione e la struttura complessiva della mostra. Si è molto parlato delle nuove misure di controllo che hanno rasentato, in qualche caso, il ridicolo, come quando sono state riturate tutte le chiavi dei gabinetti, compresi quelli degli uffici interni, per non meglio precisate esigenze di sicurezza. I nuovi obblighi non hanno influito più di tanto nella mobilità di giornalisti e festivalieri, anche se l’impressione generale è stata quella di una forte riduzione dei partecipanti di tutte le categorie. Per quanto riguarda l’aspetto complessivo, la Mostra è parsa, ancor più che negli anni passati, una struttura eccessivamente governativa, sino a sfiorare la puzza di regime. Quasi assenti le personalità della cultura, c’è stata abbondanza di funzionari ministeriali, dirigenti televisivi, uomini politici di maggioranza e, in misura assai minore, d’opposizione. Non un bello spettacolo per una rassegna che vanta nel titolo d’essere d’arte cinematografica.