Mostra di Venezia 2005 - Pagina 5

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Mostra di Venezia 2005
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VII giornata
Gli italiani iniziano male.
Dopo sei giorni di Mostra il programma ha presentato le prime avvisaglie italiane. Si è iniziato con Mary dell’americano Abel Ferrara alla cui produzione ha concorso anche un’azienda italiana. Questo regista è un autore di culto per una certa critica. Ha diretto un gran film, Bad Lieutenant (Il cattivo tenente, 1992, anche se da qualche tempo firma opere ben poco convincenti. Questa sua ultima fatica appare poco risolta e notevolmente confusa. Un’attrice chiamata ad interpretare il ruolo di Maria Maddalena in un film diretto e interpretato da un regista americano sicuramente anticonformista. È talmente sconvolta dalla prova, da rinunciare alla professione e si rifugia a Gerusalemme in meditazione interreligiosa. Nello stesso tempo, a New York, un famoso conduttore di programmi televisivi sta realizzando una serie di dibattiti sulla figura del Cristo. Troppo preso dal lavoro, trascura la moglie incinta che rischia di perdere il figlio, nato prematuro. Riflessione drammatica sul senso della vita e la fede con finale ottimista e salvataggio di madre e neonato. Il film è verboso e confuso, cadenzato da immagini quasi buie, com’è nelle predilezioni stilistiche di quest’autore. E’ molto più detto che visto ed è immerso in temi e riflessioni certamente particolari. I giorni dell’abbandono di Roberto Faenza nasce da un romanzo d’Elena Ferrante e racconta di una moglie abbandonata dal marito che non riesce a darsi pace sino a rasentare la follia. La prima parte ha un tono e un ritmo abbastanza scorrevoli, ma poi perde forza e si affida ad una noiosissima voce fuori campo, di taglio eccessivamente letterario, che racconta ciò che, nonostante la stupenda interpretazione di Margherita Buy, le immagini non riescono a dire. C’è un po’ d’Italia anche in Romance & Cigarettes (Romanticismo e sigarette) di John Turturro, qui solo in veste di regista. L’opera alterna numeri di canto e ballo a scene realistiche per raccontare i triboli della moglie di un operaio italo – americano, inveterato puttaniere. La storia alterna momenti spassosi a fasi eccessivamente ripetitive. Inoltre, affida ai dialoghi gran parte della sua originalità stilistica, il che rendere difficile prevederne la riuscita su un pubblico che lo vedrà doppiato. Anche la Settimana Internazionale della Critica ha presentato un film italiano: Mater Natura di Massimo Andrei, una storia d’amore che ha per protagonisti gay e travestiti. E’ un film coloratissimo e volutamente originale, anche se i riferimenti ad opere precedenti - Roberta Torre, Antonio Captano, Pappi Corsicato e Nino d’Angelo - è avvertibile quasi dietro ogni fotogramma. Un altro riferimento è al teatro esagerato, melodrammatico e tragico – d’Annibale Ruccello e alle versioni, originalissime, di grandi classici come Filumena Maturano d’Eduardo. Il ponte verso il teatro indica il terreno culturale da cui nasce l’intera operazione: la napoletanità assunta come elemento di spettacolo entro una precisa tradizione che ha poco a che vedere con il folcloristico, anche vi scivolano alcune immagini stereotipate.