Mostra di Venezia 2005 - Pagina 8

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Mostra di Venezia 2005
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X giornata
Un giardiniere davvero tenace.
The Constant Gardner (Il giardiniere tenace) è il titolo del romanzo che John Le Carrè ha pubblicato nel 2001. Il brasiliano Fernando Meirelles (Cidade de deus, 2002) ne ha tratto un film dallo stesso titolo approdato nel concorso veneziano. La vicenda, ispirata ad un’attivista politica morta misteriosamente in Albania nel 1999, è spostata dallo scrittore in Kenia e racconta l’assassinio di una militante e del medico che l’aiuta. I due hanno scoperto che una multinazionale tedesco – canadese sta sperimentando, con la complicità interessata del governo britannico, un farmaco antitubercolosi che ha effetti collaterali che possono anche essere mortali. Il vedovo, un tranquillo funzionario d’ambasciata con la passione del giardinaggio, non si da pace finché, a prezzo della sua stessa vita, riesce a far esplodere lo scandalo. Il film ha un sovraccarico d’immagini quasi sperimentali e un taglio, in altre parti, documentaristico che non concordano né con l’essenza sostanziale dell’opera né con quella del romanzo. Sono peccati soprattutto veniali che non inquinano in modo irreparabile il bilancio di un’opera emozionante e civilmente potente. La passerella dei film in concorso è stata chiusa da La seconda notte di nozze di Pupi Avati. E’ uno di quei piccoli film che meglio riescono a quest’autore ed è sicuramente il miglior titolo della selezione italiana. Siamo nella seconda metà degli anni quaranta e la guerra è finita da poco lasciandosi alle spalle devastazioni e lutti. Una procace vedova e il figlio, ladro e imbroglione, lasciano Bologna per le Puglie, su un’auto rubata, per raggiungere un lontano cognato, mentalmente ingenuo, che possiede terre e lavora come sminatore. Nonostante l’ostilità delle voraci, vecchie zie s’installano nella villa di famiglia e la donna accetta, più per fame che per altro, di fidanzarsi con il fratello del defunto marito. Il giovane, irretito dal sogno di fare cinema, ruba una grossa somma costringendo il fidanzato della madre a rifonderla vendendo gli ori di famiglia. Finale aperto, con i due neoconiugi che s’infilano in letto per una seconda notte di nozze previsionalmente casta e il giovane malandrino che parte con un’improvvisata carovana di cinematografari. Il film è lieve nel tocco, straordinariamente interpretato da Antonio Albanese, mentre Katia Ricciarelli, alla prima prova cinematografica impegnativa, e Neri Marcorè, nel ruolo del giovin mascalzone, non vanno oltre la correttezza professionale. In conclusione un buon film medio, piacevole e ben costruito. Chiusura della sezione competitiva anche per la Settimana Internazionale della Critica con Asì (Così) del messicano Jesús-Mario Lozano. Il film oscilla fra L’educazione sentimentale (1869) di Gustave Flaubert e la rivisitazione di Jules et Jim (1962) di François Truffaut. Un’opera che affronta molte sfide: la costruzione dell’intero film su brevi sequenze di 32 secondi, il riferimento a testi importanti, la descrizione di un triangolo rovente, ma privo di morbosità. Molto materiale che è legato dal filo conduttore del passaggio dall’infanzia alla maturità e della conquista dell’esperienza come dominio del reale (le sequenze videofilmati e la rottura della telecamera). Forse un eccesso di simboli (le tartarughe che si agitano nella piccola vasca, l’amico cieco), ma un testo complessivamente interessante.