Antalya Film Festival 2009 - Pagina 5

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Antalya Film Festival 2009
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Conclusioni
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Cani neri abbaianti
Cani neri abbaianti

 

Kara köpekler havlariken (Cani neri abbaianti) di Mehmet Bahadir Er e Maryna Gorbach è un classico film sulla violenza e l’ingiustizia della società nei confronti di quanti, in primo luogo i giovani, vorrebbero costruirsi un’esistenza normale. Un uomo onesto sta per essere assunto come responsabile della sorveglianza in un grande magazzino, ma deve fare i conti sia con il padrino che governa il quartiere, che ha riservato per lui altri compiti, sia con l’attuale incaricato di quel lavoro, che non ha nessuna intenzione di mollare l’osso, tanto che arriva sino a uccidergli la fidanzata. Lui soccomberà tentando di difenderla e stessa sorte toccherà a un amico che si era schierato al suo fianco. Molto pessimismo, ma anche un bel po’ di maniera.

 

Davanti ai miei occhi
Davanti ai miei occhi

 

Gözlerimin Önünde (Davanti ai miei occhi) di Miraz Bezar è uno di quei film che non aggiungono nulla al cinema, ma che si devono fare perché hanno un valore politico e simbolico ben maggiore di ogni componente estetica. A Diyarbakır, capitale del Curdistan turco (parola proibita da queste parti), due bimbi rimangono soli dopo che i genitori sono stati ammazzati dalla polizia in una vera e propria imboscata e una zia è stata imprigionata e torturata. Non resta loro che vivere per strada, vendendo fazzoletti e accendini, mangiare quando possono e affidarsi alla carità, pelosa, degli adulti. Tale è quella di una giovane prostituta che prende sotto le sue ali, la bambina, forse con mire sul suo futuro, usandola come scudo contro aggressioni e polizia. La bimba, lavorando con la meretrice, incontra uno dei poliziotti che hanno assassinato i suoi e, assieme ad altri piccoli amici, lo sputtana nel quartiere in cui vive affiggendo manifesti che lo denunciano come assassino e torturatore. Piccola vendetta, poiché per i due bimbi non ci sono altre vie d’uscita se non farsi trasportare a Istanbul, città in cui, lo s’intuisce, avranno una vita ancor più dura e dovranno far fronte violenze ancora più crudeli. E’ un film disperato, costruito con taglio neorealista, poco originale nel linguaggio, ma molto coraggioso e commuovente. Per capre questo giudizio si tenga conto che in Turchia la questione curda è tuttora dolorante e aperta, al punto che nessuno parla apertamente di questo popolo preferendo far ricorso all’ipocrita parafrasi: turchi del sud.