Antalya Film Festival 2009 - Pagina 3

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Antalya Film Festival 2009
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Cinque città
Cinque città

 

Bes sehir (Cinque città) di Onur Ünlü è un mosaico di varie storie che, nel finale, s’intersecano. Si parte con il giovane provinciale venuto a Istanbul per indossare l’uniforme di poliziotto. Solo e privo di amicizia, s’innamora di una commessa che segue in modo ossessivo, finendo col dover fare i conti con il fidanzato della ragazza. Picchia e uccide una giovane durante gli scontri con gli studenti che stanno protestando contro la guerra in Iraq. Poco dopo perde un braccio per un attentato terrorista. Un ragazzino, ammalato terminale di cancro, invidia il compagno che tiene per mano una ragazzina e partecipa a un concorso di ballo riservato alle scuole. Per occuparne il posto lo lascia morire travolto da un treno, poi partecipa al concorso, commette un grave errore che compromette l’intera scuola e muore. Il suo maestro uccide la moglie del fratello, ammalata grave, ritorna al villaggio Natale e si uccide. Un giovane poeta vende trenini per vivere, ama una ragazza, anche lei ammalata terminale, che non gradisce le sue attenzioni. Ha come unico compagno un gatto parlante ed è preda di una profonda disperazione che lo porta a giocare, ogni mattina, alla roulette russa. Queste strane figure, felino di grandi dimensioni compreso, s’incontrano, vivono il loro dolore, vedono naufragare ogni speranza, si uccidono. E’ un tessuto molto ricco che il regista non sempre controlla nella dovuta maniera. Ci sono momenti, in generale quelli in cui risalta maggiormente il realismo psicologico, pregevoli e parti in cui il cineasta si fa prendere la mano dal surreale o si lascia invischiare situazioni fra il patetico e il melodrammatico. Nel complesso è un film non del tutto riuscito ma pregevole per intenzione narrativa e ampi sprazzi d’originalità.

 

Sulla strada della scuola
Sulla strada della scuola

 

Iki dil bir bavul (Sulla strada della scuola) di Orhan Eskiköy e Özgür Dogan è un falso documentario su un anno di scuola in uno sperduto villaggio in cui giovane maestro è mandato a insegnare a ragazzi che parlano solo curdo. Lui fa ogni sforzo per instillare loro il turco con esiti fra il comico e il fallimentare. Alla sua partenza, per le vacanze estive, i ragazzi ritornano a giocare spensierati e a parlare la loro lingua. Per capire sino in fondo questo film bisogna ricordare che, sino a pochi anni or sono, il governo aveva proibito l’uso della lingua curda a qualsiasi livello. Tanto che una giovane deputata che osò far seguire al giuramento alla Repubblica alcune frasi in quella lingua fu condannata a vari anni di carcere. Sotto quest’aspetto il film irride i formalismi governativi e mette in luce la semplicità e la forza vitale dei ragazzi. La cosa che più impressiona, tuttavia è il ritratto delle condizioni miserevoli in cui vivono queste genti, fra estati assolate e inverni freddissimi. Sembra quasi un reportage sulle popolazioni primitive dell’Amazzonia o dell’Australia, invece è la fotografia di quanto accade a poche migliaia di chilometri dalle luci della ricca Europa.