49°Thessaloniki Film Festival 2008 - Pagina 5

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49°Thessaloniki Film Festival 2008
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Per quanto riguarda i film a contorno della manifestazione un rilievo importante ha avuto la presentazione di W si Oliver Stone che rientra nella trilogia dedicata da questo cineasta ai presidenti americani. Dopo JFK – Un caso ancora aperto (JFK, 1991) rivolto a John Fitzgerald Kennedy e Gli intrighi del potere (Nixon, 1995) con protagonista il politico travolto dallo scandalo Watergate (1972-1975), ecco ora W consacrato a George W. Bush. Anche questa nuova opera, come le precedenti, mette in evidenza pregi e difetti dell’autore. I primi, decisamente minori rispetto ai secondi, riguardano una provetta capacità di spettacolarizzazione, una discreta abilità nel costruire mosaici che alternano momenti ed epoche diverse, una sicura padronanza nella direzione degli interpreti. A proposito di quest'ultimo argomento bisogna dire che qui pesa negativamente una ancora più accentuata tendenza a costruire una sorta di museo delle cere con attori scelti e truccati in modo da rassomigliare ai personaggi che interpretano, un'identificazione accentuata dal fatto che i protagonisti compaiono nel film con i nomi veri. Le note negative iniziano dall'incertezza mostrata dalla regia nel non saper scegliere fra il quadro psicologico e l’approccio storico, saltabeccando da uno all’altro fronte e finendo col confezionare un pasticcio degno dei riassunti di storia ad uso di lettori frettolosi, magari insaporiti con qualche aneddoto personale. Questa incertezza impedisce al film di assumere un preciso punto di vista: allinea cose già note, colleziona storielle, poche delle quali inedite, ma non ci dice nulla delle ragioni profonde che hanno motivato le scelte di uno dei leader più discussi e discutibili della storia degli Stati Uniti. Questo Bush il giovane, sembra una figura ad una dimensione, pieno di tic, che la regia mette impietosamente in mostra sin dall'inizio, ma avaro nel far capire le ragioni delle sue scelte. Allo stesso modo i personaggi che lo contornano sono ritagliati come altrettanti burattini, alcuni dei quali visti con antipatia, ma senza reali motivazioni, come nel caso di Condoleezza (Condy) Rice e Dick Cheney, altri con live simpatia, Colin Powell, ma sempre senza ragioni logiche o politiche. Sono difetti di grande peso che rendono il film simile a qui riassunti di famosi capolavori letterari un tempo pubblicati dalla rivista americana Selezione (Reader's Digest), vale a dire involucri brillanti e pieni di colori, ma del tutto privi di una qualsiasi sostanza stilistica o politica.
Pesca sportiva
Pesca sportiva
Fra i film in concorso è piaciuto abbastanza Pescuit sportiv (Pesca sportiva) del rumeno Adrian Sitaru, un'opera che guarda, forse con eccessiva insistenza, ai film basati su un estraneo che si inserisce in una coppia, apparentemente felice, facendone esplodere le contraddizioni. Qui a far saltare l’equilibrio è una giovane prostituta, casualmente investita dall'auto dei due, un professore di matematica idealista e la sua amante , che stanno andando a fare un picnic. La presenza dell'estranea rovescia l’apparente sicurezza della coppia e le sue provocazioni, prima si offre all'uomo poi pretende di toccare la donna, rompono il fragile equilibrio che regna fra i due e li sospingono sin quasi alla rottura. Il film è girato con la macchina sempre in soggettiva che salta dallo sguardo di un personaggio ad quello di un altro, una scelta espressiva che, alla lunga, finisce col disturbare un poco senza ottenete un effetto stilisticamente pregevole.
Il rumore della gente attorno
Il rumore della gente attorno
Interessante anche Le bruit des gens autour (Il rumore della gente attorno) titolo d'esordio del francese Diatème ed è il classico prodotto d'oltralpe sorretto da una bella sceneggiatura, animato da dialoghi perfetti, fotografato con abilità. I membri di tre gruppi teatrali s’incontrano durante il Festival de Teatro di Avignone: una danzatrice con il suo assistente omosessuale, che lei vuol convertire all'eterosessualità, un regista, una pianista e una cantante, che mettono in scena famose canzoni francesi, un attore e un'attrice, che presentano una pièce di uno scrittore rimasto vedovo da pochi mesi. Intreccio d'amori, riflessioni sulla vita e la morte, coppie che si disfano e riformano, nuove relazioni che nascono. Cose banali e già viste molte volte, ma rese lievi da un tocco quasi poetico che le fa sembrare nuove. Un ottimo prodotto che conferma lottiamo qualità media del cinema francese.