76ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia - Pagina 10

Stampa
PDF
Indice
76ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia
Pagina 2
Pagina 3
Pagina 4
Pagina 5
Pagina 6
Pagina 7
Pagina 8
Pagina 9
Pagina 10
Pagina 11
Pagina 12
Pagina 13
Pagina 14
Tutte le pagine

La-mafia-non-e-piu-quella-di-una-volta-copertinaIl terzo film italiano nella competizione alla 76ma Mostra D’arte cinematografica di Venezia è stato La mafia non è più quella di una volta diretto da Franco Marenco ex sodale di Daniele Ciprì. Meglio, più che un film si tratta di una sorta di documentario sull’impresario di manifestazioni neomelodiche Ciccio Mira, una sorta di sodale con la mafia e sulla fotografa Letizia Battaglia il cui lavoro ha documentato le peggiori nefandezze del potere criminale. Sin dall’inizio, situato nel 25mo anniversario della morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, il film, che ha il taglio di un documento e sembra voler dimostrare che i palermitani hanno del tutto dimenticato quei due magistrati e si dimostrano, almeno, restii a denunciare o condannare la Mafia. Discorso non privo d’interesse se fosse possibile analizzarne le ragioni di questi comportamenti, ma che il regista assume come una sorta di dogma venato di razzismo antimeridionale. In questo modo il film perde interesse, anzi sembra giustificare uno dei peggiori caratteri della gente del sud.
Waiting for the Barbarian (Aspettando i Barbari) del brasiliano Ciro Guerra ricorda nell’impostazione uno dei grandi film italiani del passato: Il deserto dei tartari che Valerio Zurlini trasse, nel 1976, da un romanzo di Dino Buzzati.
T6ZhkiI0-696x392.jpg.pagespeed.ce.3U8hBpMPChLa scena è quella della Fortezza Bastiani, ultimo avamposto ai confini settentrionali del Regno, che domina la desolata pianura chiamata "deserto dei Tartari", un tempo teatro di rovinose incursioni da parte dei nemici. Nel film di oggi lo scenario non è molto diverso, ma il regista guarda con particolare interesse allo scontro tra un colonnello, feroce imperialista, e un magistrato che è dominato dal rispetto per gli esseri umani. Un film molto scenografico che sfrutta i paesaggi e le situazioni per sviluppare un racconto in cui non mancano i momenti violenti, ma che racconta una metafora tutt’altro che banale sulla violenza che domina le nostre società.

U.R.