56° Festival Internazionale del Film di Salonicco - Pagina 3

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56° Festival Internazionale del Film di Salonicco
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RAM STILL 1 HILa sezione competitiva del Festival ha presentato Hrútar (Montoni) dell’islandese Grimur Hakonarson. E’ la storia del conflitto tra due fratelli allevatori di ovini che abitano uno accanto all’altro in una remota valle di quella fredda nazione, ma non si parlano da quarant’anni. Si riavvicinano, sempre con non poche rudezze, quando debbono fronteggiare un’epidemia che colpisce le greggi e costringe le autorità ad emanare un ordine di abbattimento e disinfestazione generale. Uno dei due, quello che ha denunciato per primo la possibile infezione, accetta la disposizione ma cerca di aggirala nascondendo in cantina un montone e sette pecore, spera così facendo di preservare la razza ovina che, altrimenti, andrebbe estinta. L’altro si ribella e si fa arrestare. I due ritroveranno un momento di solidarietà quando si uniranno per salvare da una nuova requisizione le bestie nascoste. Finiranno in una tempesta di neve e rischieranno la morte per assideramento. A questo punto sarà proprio il fratello più ribelle a salvare la vita all’altro. Il film non ha nulla di straordinario se non la maestosità dei paesaggi e l’immagine della frugalità di vita di questi allevatori usi restare soli per molti mesi con l’unica compagnia degli animali a cui badano. Un altro dato positivo è la miscela fa la condizione drammatica in cui sono immersi e l’ironia che il regista dissemina con misura e intelligenza.
HeavyHeartHerbert – A Heavy Heart (Herbert – Un cuore pesante) del Tedesco Thomas Stuber è un altro fra i titoli ospitati in concorso. E’ il ritratto piscologico di un ex – puglie arrivato sulla soglia della fama europea, per poi precipitare in un’esistenza ben poco brillante. Per campare fa il manesco esattore di un strozzino invischiato in traffici piuttosto loschi. L’unico legane nobile che mantiene con la boxe è l’allenamento un giovane promettente in cui vede se stesso molti anni prima. La sua situazione precipita quando gli diagnosticano la SLA, vale a dire una condanna irreversibile alle degenerazione delle facoltà intellettive e muscolari. Un cruccio ulteriore gli e lo impone la figlia, oggi madre di una bambina, che di fatto lui ha abbandonato anni prima e che ora non vuole saperne del padre. Il regista racconta in dettaglio questa lunga caduta verso la morte, un percorso tragico non attenuato dalla presenza di una antica amante la cui pietà l’ammalato rifiuta, all’inizio, con feroce cocciutaggine. E’ un film doloroso e psicologicamente preciso, pregevole proprio perché il cineasta che lo firma non fa nulla par conquistarsi la simpatia degli spettatori.