71ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia - Pagina 9

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71ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia
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sivas 6Il tedesco d’origine turca Kaan Müjdeci ha esordito nel lungometraggio con Sivas in cui si descrive l’amicizia fra un ragazzo e un gigantesco cane da combattimento. Il film nasce da un documentario firmato dallo stesso cineasta e dedicato ai combattimenti fra cani in Anatolia Centrale. Nel film Aslan, un undicenne cocciuto e allergico alla scuola, si prende cura di un imponente cane da combattimento che lui ha trovato agonizzante dopo un sanguinoso scontro con un altro molosso. Il padrone lo ha abbandonato credendolo morto, ma grazie alle cure del ragazzino l’animale si riprende e da lì a pochi mesi è nuovamente in grado di battersi. E’ così bravo che diventa un campione in questo tipo di scontri. A questo punto il ragazzo vorrebbe che il molosso smettesse di battersi, ma la logica del gruppo e quella del villaggio non accettano questo pacifico pensionamento. Il film presenta una buona dose d’ambiguità sia per l’omaggio che il regista riserva alle leggi tribali, sia per la sottile esaltazione che fa dei combattimenti fra cani, veri e propri massacri in cui molti animali muoiono. Tutto questo desta non poche perplessità, non attenuate dalla belle immagini della Turchia interna. Immagini che quasi congelano, da tempi dei film di Yilmaz Güney, un panorama sociale e naturale segnato da una terribile bellezza.
le dernier coup de marteau 3-jc lother 2Ancora Francia in concorso con Le Derniere Coup de Marteau (L’ultimo colpo di martello), secondo lungometraggio della regista Alix Delaporte. Anche in questo caso siamo in pieno melodramma, con una madre single, ammalata di cancro alle prese con un figlio, giovane promettente calciatore, che mal sopporta la mancanza di un padre. Quando quello naturale ritorna all’Opera di Montpellier per dirigere la Sesta Sinfonia di Gustav Mahler (1860 – 1911), il ragazzo riesce ad incontralo e di farsi coinvolgere nella sua vita. Finale aperto con il giovane accolto in un centro di preparazione per calciatori promettenti, la madre che si avvia ad accettare la sorte infausta e il padre che accoglie il figlio da anni lontano. E’ un tipico film francese dominato dai sentimenti, scritto molto bene, interpretato ad alto livello professionale, ma è anche un’ennesima ripetizione di quanto abbiamo già visto di decine di altre opere.

la trattativa 2Sabina Guzzanti ritorna sul cinema di denuncia con La trattativa, un pamphlet dedicato agli accordi presi fra organi dello stato e Mafia al fine di far terminare la lunga serie di attentati dinamitardi che insanguinarono l’Italia fra il 1990 e il 1993 mietendo, fra le altre, le vite dei giudici Giovanni Falcone (1939 – 1992) e Paolo Borsellino (1940 – 1992). La regista mette assieme un’invettiva veemente anche se non sempre motivata. Ad esempio trascina nel discorso anche l’attuale Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, senza tenere minimamente conto di risultanze giudiziarie e smentite ufficiali. Allo stesso modo molte illazioni rimangono tali anche se contraddette da precisi esiti processuali. Ovviamente le sentenze possono benissimo essere criticate in maniera anche violenta, ma non le si possono far scomparire. L’impressione, invece, è che a questa regista importino poco o nulla le inchieste e le decisioni della magistratura, quando non le servono a sostegno delle sue tesi. Certamente il film - a differenza di alcune sue opere precedenti, in prima fila Viva Zapatero! (2005) – è girato bene e costruito su un continuo andirivieni fra finzione a realtà scenica che conferisce all’opera uno spessore davvero rilevante. Un’unica pecca la si può individuare nell’aver voluto introdurre a forza la caricatura di Silvio Berlusconi fatta dalla stessa regista, macchietta già vista in televisione che qui rischia di rendere meno efficace un discorso che merita, al contrario, grande attenzione.   
29.sic-zerrumpelt herz-8La Settimana Internazionale della Critica ha presentato Zerrumpelt Herz (traduzione letterate: Cuore frantumato, titolo per il circuito internazionale: The Council of Birds Il concilio degli uccelli), saggio di regia del ventinovenne tedesco Timm Kröger, un’opera che dimostra a quale alto livello sia arrivato l’insegnamento nelle scuole di cinema in quel paese, nel caso la Filmakademie Baden-Württemberg di Ludwigsburg. Il film è un esempio di alta sensibilità registica e racconta una storia a quattro: un giovane compositore in crisi, andato a vivere in una capanna fra i boschi, e i tre ospiti che vanno a fargli visita. Sono due suoi colleghi accompagnati dalla moglie di uno di loro. Il trio, in un primo momento, non trova traccia dell’amico, ma presto lo rintraccia mentre ascolta, sulle rive di un lago, il canto degli uccelli, armonie da cui ha tratto una nuova sinfonia. Siamo in un momento cruciale per la storia tedesca, nel pieno dei travagli sociali e politici di quella Repubblica di Weimar (1919 – 1933) che aprirà le porte al nazismo. Il film si colloca in questo clima di violente convulsioni sociali, inizia nel 1928 e termina nel 1931, ma di esse non dà conto in modo diretto ma con sottili riferimenti rintracciabili nelle inquietudini di questi intellettuali insofferenti allo stato attuale, ma incapaci di immergersi totalmente in qualche cosa di nuovo. In questo gli scontri fra di loro, i tradimenti coniugali, la scomparsa di due fra i personaggi, la nascita di un bimbo forse legittimo forse frutto di un adulterio, sintetizzano un clima segnato da profondi turbamenti non solo individuali. Il tutto immerso nella tragica, fredda bellezza di una foresta che assiste, muta e indifferente, ai travagli umani. Il regista dà prova di grande abilità e sensibilità espressive, anche se eccessivamente indulgenti verso un compiacimento estetico sensibile alle belle immagini anche a scapito di un assottigliamento eccessivo del valore metaforico dell’opera.