71ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia - Pagina 7

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71ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia
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il giovane favoloso 5-elio germano-mario spadaGiacomo Leopardi (1798 – 1837), è stato il maggior poeta italiano dell’ottocento. Personalità culturalmente e politicamente complessa, aveva natali nobili (la biblioteca del padre era un punto di riferimento per gli studiosi marchigiani), professò idee sempre più radicali, percorse da un pessimismo cosmico che vide emergere, soprattutto, se non unicamente, gli elementi negativi che segnavano e segnano la società. In un’epoca in cui lo scontro era fra il bigottismo papalino, i Leopardi erano sudditi dell’impero pontificio, e le idee suscitate dalla rivoluzione francese il suo modo di pensare dubbioso di tutto si vide la strada sbarrata sia dai bigotti, sia dai rivoluzionari. Ne Il giovane favoloso Mario Martone affronta questa figura usando solo tangenzialmente lo scontro politico preferendo focalizzare il film sulla dimensione umana del poeta. Il che non gli impedisce di ricordare una sferzante presa di posizione dello stesso Giacomo Leopardi, quando rintuzzò coloro che attribuivano il suoi pessimismo e malinconia alle pessime condizioni del suo fisico (il corpo gli si deteriorò progressivamente sino a costringerlo a camminare pesantemente incurvato) rivendicandole non al fisico ma all’intelletto. La scelta registica, magistralmente sorretta dall’interpretazione di Elio Germano, porta in primo piano l’uomo rispetto al creatore, indagandone con pudica precisione anche gli aspetti meno esaltanti come la verginità, il rifiuto dell’igiene, l’alimentazione disordinata. Giacomo Lopardi visse, in vari momenti, a Recanati (ove era nato e che detestava), Firenze, Roma e Napoli, dove morì. Il film trasforma queste tappe in una sorta di via crucis segnata dal continuo peggioramento delle condizioni di salute del protagonista, la mancanza di risorse economiche, la dipendenza dalle elargizioni genitoriali e il rapporto complesso con l’amico Antonio Ranieri. I grandi momenti storici e politici che segnano quest’epoca, dalle campagne napoleoniche alla restaurazione, rimangono sullo sfondo, ben presenti, ma non determinanti nel tratteggio del personaggio. Ciò che emerge è una figura di uomo libero in un’epoca segnata dallo scontro fra ideologismi ferrei quanto rigidi e questo contribuisce non poco a fare di questo personaggio una figura a noi vicinissima.SHCJYCKRWN14718

Amos Gitai si è ispirato a un romanzo di Aharon Appelfeld per la realizzazione di Tsili, presentato fuori concorso, in cui racconta la storia di una ragazzina che, negli anni quaranta, si nasconde in una foresta nei dintorni di Černivci, in Ucraina, mentre tutt’intorno infuriano i combattimenti della seconda guerra mondiale fra russi e tedeschi. La giovane si costruisce una sorta di nido e vive di bacche e frutti del bosco. Un giorno arriva un uomo che le parla in yiddish e costruisce con lei una sorta di minima unità familiare. Ben presto l’uomo scende in città per recuperare cibo, ma non fa più ritorno. Passano i mesi, ora la guerra è finita e gli ebrei si radunano in gruppi per attendere chi li porterà verso un’altra terra, quella che diventerà lo Stato d’Israele. Il regista sceglie una narrazione molto lenta (nei primi venti minuti assistiamo solo alla ricerca di bacche e ramoscelli utili a costruire il nido) e una seconda parte di taglio fortemente didascalico. Il tutto per rendere omaggio alle sofferenze del popolo ebraico e denunciare i crimini dello sterminio. L’operazione è riuscita solo parzialmente, causa la lentezza quasi compiaciuta con cui il film è costruito.
29.sic-dancing with maria-2Anche la Settimana Internazionale della Critica ha ceduto al vezzo di mettere un documentario in concorso. Ha scelto Dancing with Maria (Ballando con Maria) di Ivan Gergolet che ha raccontato il metodo ideato dalla ballerina argentina Maria Flux per trarre dalla danza una sorta di liberazione profonda delle energie del corpo e dalla natura. Questa danzatrice, nata in argentina nel 1922, anima una scuola in cui gli allevi sono sollecitati a trasformare il flusso della musica in gesti armonici. Si parla anche di danzoterapia, nel senso che il metodo ha influssi positivi anche su down, minorati vari e persone affette da impedimenti fisici. Il film indaga il lavoro di questa danzatrice concedendosi alcuni, pochi riferimenti alla sua biografia. Ne risulta un testo interessante che apre una finestra non banale su un mondo di cui sappiamo poco o niente.