71ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia - Pagina 11

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71ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia
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belye nochi pochtalona alekseya tryapitsyna 1Con Belye Nochi Pochtalona Alekseya Tryapitsyna (Le notti bianche di un postino) l’americano di origine russa Andrej Končalovskij (è il fratello maggiore del noto Nikita Mikhalkov) imbocca la strada del film che sta a mezzo fra il documentario e la storia vera e propria. Lo scenario è quello di un piccolo borgo sulle rive di un lago dell’estremo nord della Russia, i cui abitanti vivono in condizioni quasi primitive, tranne la fruizione di programmi televisivi che sembrano giungere da un altro mondo. Gli unici contatti che hanno con il mondo esterno passano attraverso un postino, ex – alcolizzato, che attraversa il lago su una scassata barca a motore per recapitare giornali, lettere, e i denari delle pensioni. L’altra Russia compare di traverso e casualmente: le vetrine rutilanti di un cento acquisti della città vicina, i razzi che partono verso il cosmo da una vicina base militare, i pezzi grossi dell’esercito che vengono a prendere pesce di razze protette in elicottero e ripartono facendo volare cartacce e oggetti. La vita, per questi ultimi del mondo, è formata da una catena lunga e immutabile di giorni uno uguale all’altro, di ubriacature devastanti, soprattutto in occasione dell’arrivo dei soldi delle pensioni, di autoerotismo. Sono esistente devastate, immerse in panorami strepitosi in cui la natura sembra guardare con feroce indifferenza alle sorti degli umani. La regia sviluppa molto bene questi piccoli, grandi drammi individuali e lo fa attraverso alcune storie minime – l’alcolismo, la demenza, il sogno di fuga – che assumono un carattere drammatico che supera di gran lunga la portata materiale dei fatti. Un esempio lo offre il furto del motore della barca del postino, un crimine relativamente da poco, ma che ha la forza di rovinare l’esistenza al funzionario e mettere in crisi l’intero microcosmo sociale.
good kill 2Good Kill (Bel colpo) del neozelandese Andrew Niccol mette al centro del discorso i turbamenti e i sensi di colpa che affliggono i militari che manovrano i droni (aerei senza pilota) con cui l’aviazione uccide a distanza di migliaia di chilometri nemici veri o presunti degli Stati Uniti. Operazioni che si vorrebbero essere segnate da una precisione chirurgica, ma che spesso lasciano sul terreno decine di civili. Al centro del film c’è Tommy Egan, un pilota militare che, dopo aver combattuto in Iraq e in Afghanistan è destinato ad una base nel Nevada, da dove, seduto su una poltrona e chiuso in un container con aria condizionata, uccide a distanza talebani e presunti terroristi. Il tema dei sensi di colpa in chi ammazza semplicemente guardando uno schermo televisivo e premendo un bottone è argomento di grande rilievo, peccato che in questo caso la regia lo releghi nel conflitto fra la correttezza di ammazzare il nemico da un aereo in volo, quindi con qualche seppur minimo rischio, e la freddezza della manovra di un joystick. Un’alternativa decisamente artificiale per un film girato come una qualsiasi storia avventurosa, modestamente interpretato e sostanzialmente ipocrita.
perez 30 6-14Fuori concorso si è visto anche Perez di Edoardo De Angelis, melodramma di mafia con protagonista un avvocato fallito che si trova casualmente coinvolto in una faida fra due gruppi rivali. C’anche una figlia, amante di un giovane mafioso all’apparenza persona per bene, ma che all’occorrenza si rivelerà non meno spietato degli altri. In definitiva un film di genere di difficile digeribilità.