35° Jerusalem Film Festival - Pagina 3

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35° Jerusalem Film Festival
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aspettando le rondiniIn concorso si è visto il film dell’esordiente algerino Karim Moussaoui, En attendant les hirondelles (In attesa delle rondini), prodotto da Algeria, Francia e Germania. Premiato in una sezione di Cannes dell’anno passato, il film sviluppa tre storie ambientate in Algeria ai nostri giorni. Si apre con un personaggio sulla sessantina che ha fatto fortuna costruendo immobili ma che ha difficoltà a relazionarsi con i familiari. Il figlio ventenne, pragmatico e distante, l’ex moglie alquanto confusa, la sua attuale compagna. È testimone di un pestaggio; il figlio si frattura un braccio in un incidente con la moto, e lui è sempre più titubante. Dando il permesso al suo giovane autista di assentarsi per condurre in auto a Biskra un conoscente e la figlia che deve sposarsi, entriamo nel secondo racconto. Il padre della sposa è ricoverato per una notte a causa di dolori intestinali, e il giovane deve proteggere la ragazza che gli si mostra ostile ma che finisce per innamorarsi di lui. Un medico, incontrato sulla strada, introduce al terzo racconto nel quale una donna lo ritiene responsabile di aver assistito alle violenze da lei subite da parte di militari e di non averla difesa. Tre storie, tre diversi stati d’animo in tre situazioni limite che lasciano perplessi e indifesi. Attori misurati, sapienza di montaggio e un approccio sensibile gli hanno valso calorosi applausi dopo i 112 minuti della proiezione.
the diveScritto e diretto da Yona Rozenkier, e da lui interpretato insieme con i fratelli Yoel e Micha, The Dive (L’immersione) è un film d’esordio che si svolge in un Kibbutz sulla frontiera libanese. Durante giorni di guerra, i tre fratelli si ritrovano durante un weekend per onorare il padre appena scomparso. E seguendo l’esempio del morto, che aveva allevato i due fratelli maggiori con metodi militari, ora loro si adoperano per preparare il fratello minore alla guerra. Con metodi duri, dalla lotta corpo a corpo all’impiego delle armi, i tre si azzuffano selvaggiamente fino alla prova finale che consiste nell’immergersi in un canale sotterraneo nuotando poi fino a una piccola laguna. Dopo aver sfiorato il dramma, i tre si ritrovano sani e salvi in superficie e potranno riprendere il loro lavoro di routine di pattugliamento della frontiera. È una sorta di psicodramma che si svolge a momenti dinanzi alla madre di origine italiana e alla nonna, il film dura 87 minuti, quasi tutti di scontri verbali e corporali in una comunità in costante allerta, raggiunta quotidianamente da notizie sul numero delle vittime della guerra. Tema non nuovo, racchiuso in un tempo breve e in un ambiente circoscritto, soffre di alcune ripetizioni e dell’eccesso di foga dei personaggi, che tuttavia doveva essere proprio quello che il regista voleva mostrare.
limonataLe cose non vanno meglio a Mara, (Mălina Manovici), infermiera rumena emigrata negli Usa dove ha sposato un suo paziente. Lemonade (Limonata), film d’esordio di Ioana Uricaru prodotto da Cristian Mungiu, narra in 88 minuti le vicissitudini di una giovane donna che lotta per regolare la sua posizione e ottenere la Green Card. Leale, ma anche ingenua, la giovane donna è vittima di un ricatto sessuale da parte di un funzionario del servizio di immigrazione. E la sua vita si complica con l’arrivo dalla Romania di Dragos, il figlio di circa dieci anni, che non parla inglese. Mara non sa che per le leggi degli Usa non può lasciare il figlio solo in un motel, e non sospetta che, essere stata sincera col marito sulle avance del funzionario corrotto, provocherà una tempesta. Introdotta da un’amica, donna delle pulizie che ha sempre lavorato in nero, accetta di farlo anche lei dopo essersi consultata con un avvocato che le ha suggerito un’azione che le permetterà di restare in America per tre anni, rinnovabili. Basandosi su un fatto reale, Ioana Uricaru ha drammatizzato un atto di accusa contro le leggi americane, la loro applicazione spesso ottusa, e la latente corruzione di molti funzionari. Schematica appare la reazione del marito, e sicuramente ingenuo il comportamento di Mara che tuttavia attraversa storie che fanno parte della vita di molte donne.