27 Luglio 2018
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35° Jerusalem Film Festival |
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I primi film in concorso provengono da altri Festival, come la maggior parte dei duecento titoli in catalogo. Fanno eccezione alcune anteprime di film israeliani. Si apre con un film premiato a Venezia l’anno scorso, Los versos del olvido (Oblivion Verses), girato in Cile dalla regista iraniana Alireza Kathami. Cronaca di una solitudine, tra dettagli della vita quotidiana e immagini del sogno, narra di un anziano signore che al cimitero registra decessi e dà sepolture. Sembra non avere un nome. Si sa, però, che è prossimo al pensionamento, e che possiede una memoria eccezionale. Nell’isolamento quotidiano gli permette di rivivere momenti e situazioni lontane. A turbare la monotonia delle sue giornate appare uno smemorato che durante alcuni giorni aveva condiviso con lui una cella del carcere, ma il fatto che riesce a scuoterlo è un’incursione della milizia che si appropria di undici dei dodici corpi giacenti nella morgue. Ne resta uno, di una giovane donna vittima della repressione durante una manifestazione. Deciso a stabilirne l’identità e a darle degna sepoltura, sebbene improvvisamente messo in pensione, l’anziano farà del tutto per riuscire nell’intento. Scritto dalla regista con Dominique Welinski e René Ballesteros, il film è interpretato da Juan Margallo che seguiamo in spazi vuoti dove, oltre al becchino e al trasportatore di salme, si muovono pochissimi personaggi, fantasmi periferici di un mondo disabitato. Dura 92 minuti, ha momenti che sfiorano la poesia e qualche lunghezza.
Un velo di solitudine si agita anche sui protagonisti di ¾ (Three Quarters) del regista bulgaro Ilian Metev, premiato nella sezione Cineasti del presente al festival di Locarno. Tre quarti di una famiglia, il padre e due figli, nella quale si avverte l’assenza della madre. In realtà nessuno è completo. Dal padre, un fisico preoccupato dalla sua attività di ricerca e che non presta molta attenzione ai figli, alla ragazza che si esercita al pianoforte senza molta convinzione, fino al minore - dieci anni - estroverso e fanfarone. Come un entomologo il regista osserva e riprende il comportamento dei tre senza raccontare una storia. Si limita a registrare dialoghi e passeggiate quasi a testimoniare comportamenti di giovani che si aprono alla vita e preoccupazioni dell’adulto. Interpretato da Mila Mikhova, Niki Mashalov, Todor Velchev, il film dura 83 minuti e sembra girato per partecipare a Festival internazionali. Problematica risulterebbe, infatti la sua immissione in un circuito commerciale.
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