62ma SEMINCI - Semana Internacional de Cine - Valladolid - Pagina 6

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62ma SEMINCI - Semana Internacional de Cine - Valladolid
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v1.bTsxMjQzMDA5ODtwOzE3NTEzOzEyMDA7NTcwOzgxMgPer non parlare di film in concorso giá visti al Festival di Venezia quali L’insulte (L’insulto) di Ziad Doueiri o Undir trénu (Sotto l’albero) di Hafsteinn Gunnar Sigurdsson, diamo un’occhiata alla sezione Punto de Encuentro che ha permesso di fare un paio di scoperte. L’esordio del brasiliano Fabio Meira, 38 anni, dopo alcuni corti, sceneggiature e documentari, con As duas Irenes (Le due Irene) ha portato una ventata di primavera nella programmazione. Ambientato in anni nei quali la TV e Internet non avevano ancora inglobato i giovani in vite virtuali, il film narra, in un ambiente campestre, la storia di Irene, tredici anni, che scopre di avere una sorellastra dello stesso nome perché suo padre ha un’altra famiglia nella parte povera del paese. E’ un segreto che non comunica alla sorella maggiore, né alla madre, ma che la spinge a recarsi nella casa dell’altra fingendo di chiamarsi Maddalena. Adduce di volersi far fare una camicetta, visto che la madre di Irene è sarta, e stringe amicizia con la ragazza. Hanno la stessa etá, ma Irene ha giá qualche flirt all’attivo ed è piú smaliziata di Maddalena. Tuttavia vivranno insieme le esperienze della pubertá fino a quando Irene non scoprirá il segreto di Maddalena. Racchiuso in ottantotto minuti, è una sorta di favola che descrive in maniera gioiosa il passaggio dall’infanzia all’adolescenza, alternando la quiete campestre e il buon vivere all’antica di persone tolleranti e vissute con le piccole tensioni che arrovellano la coscienza di Irene. E si possono definire armoniose le prestazioni delle attrici, l’unico attore è Marco Ricca nella parte del padre: Priscila Bittencourt, Isabela Torres, Susana Ribeiro.
Sicuramente molto duro il quadro che il regista trentaseienne venezuelano Tom Espinoza, diplomato alla MV5BMzM1N2NhMjctMGE0NS00NjBkLThhY2QtZDZmMjNjZTRiYWE2L2ltYWdlL2ltYWdlXkEyXkFqcGdeQXVyMTE5OTc0NjM. V1 UY1200 CR10906301200 AL Scuola di cinema di Buenos Aires, dá col suo primo film Arpón (Arpione). A un passo dalla pensione, Germán Arguello, preside di liceo, ha i nervi a pezzi nel voler controllare i duecento allievi dell’istituto e perquisisce borse e zainetti alla ricerca di droga o di oggetti che possano testimoniare situazioni di disagio o di pericolo. Lo fa in maniera ossessiva mettendosi contro gli studenti e coinvolgendo una professoressa che non approva i suoi metodi, ma che è pronta a difenderlo. Quando sviene una ragazza, nel cui zainetto aveva trovato una siringa, lui la porta in ospedale. Niente di grave perchè la studentessa adopera la siringa per gonfiarsi le labbra, ma i suoi genitori sono in viaggio e il preside la porta a casa sua dove lo attende una prostituta sua amica che gli aveva dato appuntamento la mattina. E si profila un terzetto: prostituta, allieva, preside che non migliora il profilo del dirigente scolastico, ma le cose peggiorano e si tingono di giallo quando al mattino Germán scopre che le due donne sono sparite. Il film dura 82 minuti e mette a nudo l’ossessione di una persona esaurita, eccessiva nelle sue azioni e  vittima della propria educazione.
Comportamenti anomali si registrano anche nell’esordio del messicano José Ramón Chávez Delgado col film MV5BNWFiYjdhNmUtZGMyMy00MTAyLTgwYmYtMjdkNjA3MDQzZDkyXkEyXkFqcGdeQXVyNDA0OTA2MTA. V1 UY268 CR90182268 AL Ayudame a pasar la noche (Aiutami a passare la notte), ma il film riserva anche qualche spunto divertente. Tragicommedia che racconta cose gravi con toni quasi allegri, narra il disfacimento di una famiglia prossima alla bancarotta. Un marito costretto a cacciare di casa la moglie ludopatica che ha perso tutto al gioco e che ruba in famiglia.  Un figlio grande che dovrebbe sposarsi con una fidanzata fredda e distante che sembra non essere d’accordo. Un ragazzino sveglio che ritiene di avere la soluzione per tutto, e un padre, essenzialmente solo, che riacquista fiducia conoscendo un barista. Durata classica di novanta minuti per un racconto agrodolce, leggermente sornione, che al Festival di Guadalajara ha ottenuto il premio della critica.