62ma SEMINCI - Semana Internacional de Cine - Valladolid

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62ma SEMINCI - Semana Internacional de Cine - Valladolid
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Sito del festival: http://www.seminci.es/indexweb.php 

RlAFh13cFesta grande a Valladolid per linaugurazione nel teatro Calderòn della 62º SEMINCI che ha consegnato due Spighe d`oro, Espiga de Honor 2017, premi alla carriera, a un`attrice e a un regista che hanno contribuito alla crescita del cinema, Marisa Paredes e Arturo Ripstein. Sicuramente la edizione più  nutrita di sempre con un catalogo di 340 pagine, circa trecento film e una ventina di sezioni incluse quelle sul cinema islandese [17 film] e sulla scuola di Barcellona, 1962/1970 [15 film] che si è aperta con Noche de verano (Notte d´estate), 1962, di Jordi Grau che annovera tra gli interpreti Umberto Orsini, Marisa Solinas, Lydia Alfonsi, Margarita Lozano, Marco Guglielmi.
Vincente il film d`inaugurazione, l´anteprima mondiale di The Bookshop (La libreria) che Isabel Coixet ha girato in inglese in un paese di mare del sud dell`Inghilterra, Hardborough, con attori inglesi. Basandosi sul romanzo di Penelope Fitzgerald.

MV5BZDQ3YjllZmMtMDYxMi00OTBkLTk4ODEtOTAyNzcyYjhiMjk1XkEyXkFqcGdeQXVyMjA1MDYwMjk. V1 UY1200 CR9006301200 AL l film descrive la battaglia di una giovane vedova, siamo nel 1959 e suo marito è morto giovanissimo in guerra, la quale decide di aprire una librería in una vecchia casa diroccata. Sarebbe l´unica del paese, ma appena si diffonde la voce su quello che la vedova Florence Green ha intenzione di fare, Violeta Gamar, ricca ed elegante signora che vive in una sorta di castello appena fuori il paese, la invita a un lussuoso party. Sorpresa, ma anche lieta, la donna si reca alla festa dove conosce un giovane superficiale che invia corrispondenze alla BBC, e la padrona di casa, che tenta di dissuaderla dall´aprire la librería. La donna sostiene di voler trasformare la vecchia casa scelta da Florence in un centro d´arte, ma in realtá teme che la sua attivitá possa intaccare il potere che detiene su quella contrada. Timida e riservata, Florence è tuttavia una donna coraggiosa e  tenace che da anni desidera gestire una librería, cosa che aveva sognato quando conobbe suo marito. E solo è anche il signor Brundish, che vive appartato in una vecchia casa patrizia. Legge moltissimo e tutti i giorni compie lunghe passeggiate solitarie. Quando si conoscono, si sentono affini in molte cose, ma sia l`anziano che la giovane mantengono le distanze. Poi Florence tenta un passo audace: ordina duecentocinquanta copie di Lolita  di Nabokov e accetta la collaborazione di una bambina di dieci anni, contentissima di potersi occupare di libri e di guadagnare qualche scellino lavorando nel tempo libero dalla scuola. Senonché Violeta Gamar non demorde: tramite il nipote, avvocato e político, riesce a far passare una legge che vieta agli scolari di lavorare e che impone la chiusura della librería perché la Hold House è umida, malsana e con le cantine invase dall´acqua. Seppure sostenuta dal signor Brundish, Florence dovrá chiudere la librería e lasciare il paese, ma la piccola apprendista libraia ha ricevuto il messaggio e dará filo da torcere alla vecchia signora. Vicenda romántica, di cinema tradizionale, è interpretata da attori in stato di grazia: Emily Mortimer, l´ingenua Florence; Patricia Clarkson, la bieca Violeta; Bill Nighy, il signore d`altri tempi; Honor Kneafsey, bambina intrépida: James Lance, perdigiorno in vendita. Significante la música di Alfonso de Vilallonga lungo i 110 minuti di un racconto che Isabel Coixet ha diretto con mano sicura come nei precedenti successi che ne fanno la regista spagnola piú attiva in campo internazionale. E degli oltre quindici film realizzati in circa trent`anni sará bene ricordare Mi vida sin mi (La mia vita senza di me) e La vida secreta de las palabras (La vita segreta delle parole).


90203Nella sezione ufficiale della 62ª SEMINCI un film presentato in concorso alla Berlinale, The Party (La festa) di Sally Potter, prolifica e premiata regista londinese nata nel 1949. Dura soltanto 71 minuti, è girato in bianco e nero e si svolge in uno spazio circoscritto dove sette personaggi sono interpreti di accesi scontri verbali che sfiorano la crudeltà in un tragico finale. Niente di nuovo nel gioco di massacro che si celebra in un appartamento dove Janet ha invitato alcuni amici per celebrare la sua nomina a segretaria del ministero della sanità. L`anziano marito, Bill, docente universitario, svela però di essere malato terminale e la festa iniziatasi in commedia si tinge di nero. Vi contribuisce un giovane, elegante e drogato, quando apprende che sua moglie, allieva di Bill, ne è anche l’amante, e lo schiaffeggia. E tutti fanno del loro peggio con rilievi cinici e apprezzamenti sarcastici a eccezione di una giovane incinta di tre bambini che prima riceve gli auguri dall’ex compagna e poi ne deve assorbire rimproveri e lamentazioni. Niente di nuovo perché da Chi ha paura di Virginia Woolf? al film di Claude Goretta del 1973 e alla celebre commedia interpretata da Peter Sellers, il tema del film è ricorrente sugli schermi di tutto il mondo. Tuttavia, se il tema è noto, sceneggiatura e regia di Sally Potter, sostenuti da sette brillanti interpreti, ne fanno un tour de force sagace, a tratti divertente, che permette alla regista di regolare i conti con l’attuale situazione política della Gran Bretagna. Due delle attrici, giá protagonista de La libreria, sono Emily Mortimer e Patricia Clarkson: gli altri, Timothy Spall, Kristin Scott Thomas, Cillian Murphy, Bruno Ganz e Cherry Jones.
PokorAgnieszka Holland ha un anno in più di Sally Potter, essendo nata nel 1948 a Varsavia, ma si è formata alla FAMU, la famosa Accademia di cinema di Praga, e proprio al confine con la regione dei Sudeti ha girato il film in concorso alla 52º Seminci, Pokot (Persone). Protagonista una signora di mezz’etá, Janina Duszejko, ingegnere, astrologa e vegetariana, che ha scelto di vivere con i suoi due cani in una casa di campagna vicino alla frontiera. Ha smesso di esercitare, eccezion fatta per qualche ora di inglese che insegna nel vicino paese, ed è furiosa con i cacciatori che anche fuori stagione uccidono volpi, cervi e cinghiali. Quando i suoi cani spariscono, sporge denuncia alla polizia che aveva già informato dell’attività dei cacciatori abusivi, ma senza nessun riscontro perché lo stesso capo della polizia è cacciatore e amico dei denunciati. Senonché nei boschi intorno al paese oltre al ritrovamento di carcasse di animali cominciano a verificarsi i primi omicidi. Cadaveri di cacciatori e di persone che maltrattavano gli animali appaiono man mano che cambiano le stagioni. Duszejko, signora che non vuole essere chiamata per nome, chiede di aiutare la polizia, ma senza successo perché ritenuta poco credibile e soprattutto tanto affabulatrice da far crollare i nervi degli agenti. Tra l’altro sostiene che sono stati gli animali a uccidere i cacciatori per vendicarsi. Interpretato da Agnieszka Mandat-Grabka, il film descrive anche la sua vita privata nei campi, l’amicizia con un anziano che vive poco distante, l’incontro con un botanico e la lotta per sostenere una ragazza vittima degli intrallazzi dei potenti, sostenuta da un giovane programmatore. E il film dura ben 128 minuti, seguendo il cambio delle stagioni, avvalendosi della tensione derivata dal susseguirsi di omicidi e di scomparse, e cambiando registro tra momenti cupi e occasioni di allegria. Difficile trovare unità stilistica in una narrazione ondeggiante dove gli umori della protagonista prevalgono su un racconto che si apre come un thriller di provincia e che si conclude come una favola.


film-plakat-origFestival dei Festival, la Seminci ha incluso nella sezione ufficiale anche film dei quali si è già parlato. Sono passati in concorso due film recensiti da Karlovy Vary: The Nile Hilton Incident di Tarik Saleh, Ptaki Spiewaja w Kigali (Gli uccelli cantano a Kigali) di Joanna Kos-Krauze e Krzysztof Krauze, oltre a un film di Venezia, Human Flow (Marea umana) dell’artista cinese Ai Weiwei e al giapponese Hikari di Naomi Kawase, in concorso a Cannes. Tuttavia nelle sezioni parallele ci sono film meno visti come il debutto della slovacca Tereza Nvotová con Spína (Disgusto), dal catalogo del Festival di Rotterdam. Dopo studi umanistici all’università di Praga, si è diplomata alla scuola di cinema FAMU. Attrice e regista, ha diretto documentari e corti prima di realizzare, alla soglia dei trent’anni, il lungometraggio interpretato dalla diciassettenne Dominika Morávková. Uno stupro è al centro del racconto. Commesso in casa dell’adolescente da un insegnante che le dà lezioni private, una mano sulla bocca che le impedisce di gridare e i genitori nella stanza accanto, Lena pensa che nessuno le possa credere e che dopotutto non ha alcuna intenzione di essere considerata vittima della violenza. Ne consegue un mutismo e una disaffezione che la porteranno in una casa di cura per giovani intemperanti dove ci sono anche ragazze che hanno subito violenze e molte che tenteranno il suicidio. La sceneggiatrice e regista racchiude in 87 minuti una vicenda lineare che descrive timori e rinunce di una ragazza disancorata in una società dove spesso una denuncia le si può rivoltare contro.
Ancora cinema al femminile con l’autrice brasiliana Laís Bodanzky, 48 anni, in concorso nella sezione ufficiale col suo quarto film Como nossos pais (Come i nostri padri). Scritto insieme col marito Luiz Come i nostri padriBolognesi, racconta, durante circa due ore, le vicende di una numerosa famiglia imperniando il racconto soprattutto sulla vita di Rosa, le sue due figlie preadolescenti, il marito, convinto difensore dell’ambiente naturale, e sua madre, fumatrice incallita che tiene in serbo molti segreti. Rosa, (Maria Ribeiro), esperta di Internet, vive a San Paolo dove lavora come architetto nel progetto di sanitari. Perfezionista, sempre tesa al controllo delle situazioni, ha un padre un po’ artista, un po`vagabondo che lei ammira al di là del suo comportamento svagato e dei debiti che accumula giorno per giorno. Quando la madre durante una riunione di famiglia le rivela che quello non è suo padre, e che è stata concepita durante un congresso a La Avana, Rosa è stupita. È stata l’unica trasgressione della sua vita quella notte con un congressista, e non glielo ha mai rivelato perché il padre naturale fa ora parte del governo brasiliano. Rosa afferma che il suo vero padre è quello che l’ha allevata, tuttavia decide di avere un incontro col padre naturale, incontro nel quale lui rimanda qualsiasi relazione alla fine del suo mandato politico. Per lei è come se non fosse mai esistito: riprende i riti quotidiani, sospettando che il marito la tradisca, accogliendo in casa una sorella adolescente che il padre non riesce a mantenere e scoprendo che l’anziano ha una nuova relazione. Sebbene il padre sostenga che la ricerca della perfezione deve essere molto noiosa, lei si complica la vita fino a quando la collaborazione col padre di un amico delle figlie le apre nuovi orizzonti. Autrice di documentari, corti, serie televisive e di quattro film, questa cineasta presentò nel 2010 il film As melhores coisas do mundo (Le migliori cose del mondo) alla Festa del Cinema di Roma. Altri suoi film sono stati premiati e quest’ultimo  ha ottenuto a Berlino il Premio Teddy e una citazione nella sezione Panorama. Nel film risultano godibili la vita movimentata della larga famiglia di Rosa, i personaggi e le interpretazioni, l’illustrazione della vita caotica di una grande città e le difficoltà dei rapporti familiari. Da vedere.  


MV5BOWI2MzQ2MTgtZjQ5Ni00ZmQyLWJhODMtZGExNzNlODgxZTkxL2ltYWdlXkEyXkFqcGdeQXVyMTkyMjUyOTc. V1 UY268 CR40182268 AL Tra le molte pubblicazioni della 52º SEMINCI, il volume di 208 pagine Femenino plural, Mujeres cineastas del siglo XXI di Andrea Morán e Jara Yáñez, supporto del Foro Seminci, Mujeres en el cine español che ha permeato larga parte di questa edizione che annovera nella sezione ufficiale otto film realizzati da donne, circa la metá di quelli in concorso. Stamattina si è visto l’inedito Me mzis Skivi var Dedamicaze (Sono un raggio di sole sulla terra) della regista georgiana Elene Naveriani che ha preso il titolo dal famoso libro di Frantz Fanon I dannati della Terra. Esordio dopo il cortometraggio Les évangiles d’Anasyrma, il film dura appena 61 minuti e si apre su scene di desolazione nel sottomondo di Tbilissi, la capitale della Georgia. D’estate, con oltre trenta gradi, una prostituta di 34 anni, April, lascia il carcere dove era detenuta con altre colleghe. Ha ricevuto una lettera dall’amica con la quale divideva l’abitazione. Le comunica di essere andata a vivere con un uomo e che non vuole piú avere contatti con lei. Con molta calma, April si reca a casa a piedi, e incontra un ragazzo nigeriano che conosce da tempo, un giovane che era partito sognando la Georgia statunitense e che si ritrova sperduto in mezzo a connazionali che faticano per sopravvivere. Con una sceneggiatura al minimo, e quasi priva di una storia completa, il film illustra tuttavia il degrado e l’abbandono in cui vivono prostitute braccate dalla polizia e maltrattate dai clienti in una cittá dove l’assassinio di prostitute è notizia ricorrente. Descrive inoltre l’enclave degli africani snobbati dai bianchi in un quadro di desolazione che fa riflettere.  
v1.bTsxMjQwNDUyNDtqOzE3NTEzOzEyMDA7NjQ0Ozg1NwGabriel Buchmann, studente brasiliano, ottenne una borsa di studio per frequentare corsi di economia all’università di Los Angeles. Prima, peró, si concesse un anno sabatico per rendersi conto delle condizioni reali dei poveri in alcuni paesi africani. Fu una sfida, tentando di vivere con tre dollari al giorno e accettando l’ospitalitá di povera gente. Percorse quattro paesi, cominciando da Kenya e Tanzania, e concludendo il viaggio nel Malawi dove anelava salire sulla cima del monte Mulanje. Estroverso, spericolato, sportivo ebbe molti amici nelle cui case pernottava. E bruciava le tappe, cosa che nell’ultima impresa, nella quale fece a meno della guida, dopo aver raggiunto la vetta non trovó piú la via del ritorno. Un suo compagno di liceo, il regista Fellipe Barbosa, che aveva presentato a Cannes il suo primo film, Casa grande, ha deciso di dedicargli un film percorrendo durante tre anni lo stesso itinerario, incontrando i suoi amici e facendo interpretare la sua storia da attori e dalle persone da lui conosciute.  Il film Gabriel e a montanha, interpretato da Joao Pedro Zappa, e Caroline Abras, nellsa parte della fidanzata che trascorse con lui alcune tappe del viaggio, è stato presentato in concorso dura 131 minuti e segue il protagonista nella ricerca dei mezzi di trasporto, durante pasti frugali e in interni essenziali, ma anche in visite ai mercati, nei safari e nei momenti di quiete in riva a un lago. Sorta di documentario di viaggio volto in finzione per la presenza e le disavventure del protagonista, il film ha una lunga e faticosa prima parte da seguire, sia per l’inesperienza del viaggiatore sia per paesaggi, persone e animali, già raccontati da centinaia di documentari. Girato con una equipe di quattordici persone e all’insegna dell’improvvisazione, il film mostra la parte migliore nell’ultima mezz’ora dove il regista riesce a descrivere i pericoli della montagna attraverso la vicenda di un giovane avventuroso e ottimista, ma totalmente inesperto.


385389-the-rider-0-230-0-345-cropA un paio di giorni dalla conclusione il Frstival  ha presentato in concorso l’interessante film turco già visto e di cui ha scritto Umbeto Rossi da Karlovy Vary, Daha (Di più) di Onur Saylak. A seguire,  il secondo film di Chloé Zhao, sceneggiatrice, regista e produttrice cinese, studentessa di scienze politiche al Mount Holyoke College del Massachusetts e di produzione cinematografica all’universitá di New York. Il film s’intitola The Rider (Il cavaliere) e a Cannes ha ottenuto il Premio Art Cinèma della Quinzaine. E' ispirato all’incidente occorso a un preparatore di cavalli, vincitore di molti rodei, Brady Jandreau, il film si avvale dell’interpretazione degli stessi protagonisti della vicenda. Si apre con l'addestratore operato alla testa dopo una rovinosa caduta. Allo specchio il giovane si toglie i punti della ferita. Sotto gli hanno inserito una piastra e gli è stato detto di non montare piú cavalli selvaggi perchè potrebbe essere l’ultima volta della sua vita. Il tema del film è subito chiarito. In una società rurale di uomini forti, lui si sente un estraneo e, sebbene suo fratello ferito in un rodeo di tori, sia costretto su una sedia a rotelle, è impaziente di poter ricominciare. Il film dura poco piú di cento minuti e con un minimo di sceneggiatura descrive timori, tentativi e rinunce della giovane promessa del rodeo intervallate con sconfinate immagini della prateria. Fuor di dubbio che Brady, i suoi familiari e i suoi amici recitino bene sè stessi, come non è da mettere in dubbio  il piacere di coloro che frequentano i cavalli nel vedere la cura che il protagonista ha degli equini, ma allo spettatore  comune il film ha veramente poco da raccontare.
afiche-carpinteros-2a logos-1Ha poco piú di trent’anni José María Cabral, nato a Santo Domingo e probabilmente il piú prolífico regista della Repubblica Dominicana con tre corti, tre documentari e tre lungometraggi. Il quarto film, Carpinteros (Carpentieri) è stato presentato in concorso. 106 minuti all’interno delle carceri dominicane di Najayo e la Victoria dove il regista lascia affiorare la storia d’amore di Julián, incarcerato da poco, e Yanelly, la donna di un capobanda che ha scoperto di essere stata tradita. Dietro reti di protezione, i detenuti comunicano con un movimento delle mani che viene chiamato carpinteo, da qui il titolo del film. Julián comunica con Yanelly trasmettendo messaggi di Manaury, pericoloso  detenuto che detiene un potere nel suo settore, ma facendo da tramite, Julián incontra la simpatía della donna che ha perso fiducia nel suo ex e si innamora di lui. Il regista ha vissuto nove mesi all’interno del carcere per familiarizzare con l’ambiente e con i detenuti che ha fatto recitare nel film accanto agli attori protagonisti. Il dramma carcerario che ne risulta, oltre a mostrare le condizioni miserabili delle carceri dove la maggior parte dei detenuti dorme per terra e dove un calderone di brodaglia dovrebbe sfamarli, descrive il sogno di libertá che molti vivono riuscendo a comunicare messaggi che le guardie non decifrano. E in particolare mette a fuoco la nuova vita di Julián, detenuto senza speranza, rigenerato dall’amore. Non solo l’amore, peró. Nelle carceri alberga la morte, e i due protagonisti dovranno fare i conti con Manaury che non ha gradito lo sgambetto. Per chi non soffre di claustrofobia e non disdegna i racconti carcerari va detto che il film contiene tutte le dinamiche del genere: soprusi, agguati, sotterfugi, scontri e rivolte attorno a due innamorati che devono mimetizzarsi se vogliono coronare il loro sogno d’amore.


v1.bTsxMjQzMDA5ODtwOzE3NTEzOzEyMDA7NTcwOzgxMgPer non parlare di film in concorso giá visti al Festival di Venezia quali L’insulte (L’insulto) di Ziad Doueiri o Undir trénu (Sotto l’albero) di Hafsteinn Gunnar Sigurdsson, diamo un’occhiata alla sezione Punto de Encuentro che ha permesso di fare un paio di scoperte. L’esordio del brasiliano Fabio Meira, 38 anni, dopo alcuni corti, sceneggiature e documentari, con As duas Irenes (Le due Irene) ha portato una ventata di primavera nella programmazione. Ambientato in anni nei quali la TV e Internet non avevano ancora inglobato i giovani in vite virtuali, il film narra, in un ambiente campestre, la storia di Irene, tredici anni, che scopre di avere una sorellastra dello stesso nome perché suo padre ha un’altra famiglia nella parte povera del paese. E’ un segreto che non comunica alla sorella maggiore, né alla madre, ma che la spinge a recarsi nella casa dell’altra fingendo di chiamarsi Maddalena. Adduce di volersi far fare una camicetta, visto che la madre di Irene è sarta, e stringe amicizia con la ragazza. Hanno la stessa etá, ma Irene ha giá qualche flirt all’attivo ed è piú smaliziata di Maddalena. Tuttavia vivranno insieme le esperienze della pubertá fino a quando Irene non scoprirá il segreto di Maddalena. Racchiuso in ottantotto minuti, è una sorta di favola che descrive in maniera gioiosa il passaggio dall’infanzia all’adolescenza, alternando la quiete campestre e il buon vivere all’antica di persone tolleranti e vissute con le piccole tensioni che arrovellano la coscienza di Irene. E si possono definire armoniose le prestazioni delle attrici, l’unico attore è Marco Ricca nella parte del padre: Priscila Bittencourt, Isabela Torres, Susana Ribeiro.
Sicuramente molto duro il quadro che il regista trentaseienne venezuelano Tom Espinoza, diplomato alla MV5BMzM1N2NhMjctMGE0NS00NjBkLThhY2QtZDZmMjNjZTRiYWE2L2ltYWdlL2ltYWdlXkEyXkFqcGdeQXVyMTE5OTc0NjM. V1 UY1200 CR10906301200 AL Scuola di cinema di Buenos Aires, dá col suo primo film Arpón (Arpione). A un passo dalla pensione, Germán Arguello, preside di liceo, ha i nervi a pezzi nel voler controllare i duecento allievi dell’istituto e perquisisce borse e zainetti alla ricerca di droga o di oggetti che possano testimoniare situazioni di disagio o di pericolo. Lo fa in maniera ossessiva mettendosi contro gli studenti e coinvolgendo una professoressa che non approva i suoi metodi, ma che è pronta a difenderlo. Quando sviene una ragazza, nel cui zainetto aveva trovato una siringa, lui la porta in ospedale. Niente di grave perchè la studentessa adopera la siringa per gonfiarsi le labbra, ma i suoi genitori sono in viaggio e il preside la porta a casa sua dove lo attende una prostituta sua amica che gli aveva dato appuntamento la mattina. E si profila un terzetto: prostituta, allieva, preside che non migliora il profilo del dirigente scolastico, ma le cose peggiorano e si tingono di giallo quando al mattino Germán scopre che le due donne sono sparite. Il film dura 82 minuti e mette a nudo l’ossessione di una persona esaurita, eccessiva nelle sue azioni e  vittima della propria educazione.
Comportamenti anomali si registrano anche nell’esordio del messicano José Ramón Chávez Delgado col film MV5BNWFiYjdhNmUtZGMyMy00MTAyLTgwYmYtMjdkNjA3MDQzZDkyXkEyXkFqcGdeQXVyNDA0OTA2MTA. V1 UY268 CR90182268 AL Ayudame a pasar la noche (Aiutami a passare la notte), ma il film riserva anche qualche spunto divertente. Tragicommedia che racconta cose gravi con toni quasi allegri, narra il disfacimento di una famiglia prossima alla bancarotta. Un marito costretto a cacciare di casa la moglie ludopatica che ha perso tutto al gioco e che ruba in famiglia.  Un figlio grande che dovrebbe sposarsi con una fidanzata fredda e distante che sembra non essere d’accordo. Un ragazzino sveglio che ritiene di avere la soluzione per tutto, e un padre, essenzialmente solo, che riacquista fiducia conoscendo un barista. Durata classica di novanta minuti per un racconto agrodolce, leggermente sornione, che al Festival di Guadalajara ha ottenuto il premio della critica. 


286630-never-steady-never-still-0-230-0-345-cropUltimi due film in concorso al festival giá visti al Festival di Venezia: Sweet Country dell’australiano Warwick Thornton, Foxtrot dell’israeliano Samuel Maoz. Nella sezione Punto de encuentro un film triste, pieno di speranza: Never steady, never still (Mai sicura, mai tranquilla) della canadese Kathleen Hepburn, primo lungometraggio elaborato su un corto dello stesso titolo, premiato nel 2015. Parla della malattia di Parkinson. Ne è affetta Judy, madre di due giovanotti, la quale vive lontano dalla cittá in una casa in mezzo alla neve. Un infarto le porta via il marito. Il figlio piú grande si è sistemato in città, l’altro, diciannovenne, va a lavorare su una piattaforma petrolífera. Interpretato dall’attrice scozzese Shirley Henderson, il film illustra le difficoltá e i pericoli che la donna affronta giorno per giorno, le sedute di ginnastica e le vicende sentimentali del figlio minore. Narrato in 110 minuti, il film mette a fuoco il dramma di Judy, in paesaggi spesso desolati, ma senza insistere sulla malattia, che resta l’elemento dominante di una storia piú vasta che abbraccia la comunitá e il paese.
Un film giá uscito in Italia, Sage femme (La levatrice) di Martin Provost, ma in línea con la 62ª edizione del Festival che ha presentato il 50% di film al femminile, ha chiuso la Seminci dopo l’assegnazione dei premi.

E cominciamo con la sezione ufficiale.
MV5BMDhmMWQyNjUtZTM5NC00MThhLWEyNzktOTM2ZTYzZWU5MGYyXkEyXkFqcGdeQXVyNTQwMDA5NTg. V1 UX182 CR00182268 AL The Nile Hilton Incident (L'incidente all'hotel Holton Nilo) di Tarek Saleh ha vinto la Spiga d’oro, il Premio Ribera del Duero per la migliore regia e il Premio Miguel Delibes per la migliore sceneggiatura.
The Rider di Chloé Zhao ha vinto la Spiga d’argento, il premio al miglior attore, Brady Jandreau, e il Premio Pilar Miró alla migliore opera prima.
Human Flow di Ai Weiwei ha ottenuto il premio speciale della giuria.
Laetitia Dosch, protagonista di Jeune femme di Léonor Serraille, ha vinto il premio di interpretazione femminile, ex-aequo con la polacca Agnieszka Mandat-Grabka, protagonista di Pokot  di Agnieszka Holland.
Agnes Pákózdi ha vinto il premio per la migliore fotografía del film Me mzis Skivi var Dedamicaze (Sono un raggio di sole in terra) della georgiana Elena Naveriani.
Spiga d’oro al miglior corto a Negah (La vista) dell’iraniana Farnoosh Samadi. Spiga d’argento a A drowning Man (Un uomo affoga) di Atef Alshafei. Premio EFA a Kapitalistis di Pablo Muñoz Gomez.
Il premio FIPRESCI della critica internazionale è andato a Daha di Onur Saylak.
Nella sezione Punto de Encuentro ha vinto il lungometraggio ceco Spina  (Disgusto) di Tereza Nvotová, e il corto British by the Grace of God (Britannico per grazia di Dio) di Sean Dunn.
Nella sezione Tiempo de Historia ha vinto La libertad del diablo (La veritá del diablo) del messicano Everardo González.
Nella sezione DOC España ha vinto Verabredung (Appuntamento) di Maider Oleaga.
Quattro i premi del pubblico:
Sezione ufficiale: L’insult di Ziad Doueri
Punto de Encuentro: As duas Irenes di Fabio Meira.
Premio de la Juventud:
Sezione ufficiale: Daha di Onur Saylak
Punto de Encuentro: Aala kaf ifrit (La bella e il branco) di Kaouther Ben Hania.