62ma SEMINCI - Semana Internacional de Cine - Valladolid - Pagina 3

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62ma SEMINCI - Semana Internacional de Cine - Valladolid
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film-plakat-origFestival dei Festival, la Seminci ha incluso nella sezione ufficiale anche film dei quali si è già parlato. Sono passati in concorso due film recensiti da Karlovy Vary: The Nile Hilton Incident di Tarik Saleh, Ptaki Spiewaja w Kigali (Gli uccelli cantano a Kigali) di Joanna Kos-Krauze e Krzysztof Krauze, oltre a un film di Venezia, Human Flow (Marea umana) dell’artista cinese Ai Weiwei e al giapponese Hikari di Naomi Kawase, in concorso a Cannes. Tuttavia nelle sezioni parallele ci sono film meno visti come il debutto della slovacca Tereza Nvotová con Spína (Disgusto), dal catalogo del Festival di Rotterdam. Dopo studi umanistici all’università di Praga, si è diplomata alla scuola di cinema FAMU. Attrice e regista, ha diretto documentari e corti prima di realizzare, alla soglia dei trent’anni, il lungometraggio interpretato dalla diciassettenne Dominika Morávková. Uno stupro è al centro del racconto. Commesso in casa dell’adolescente da un insegnante che le dà lezioni private, una mano sulla bocca che le impedisce di gridare e i genitori nella stanza accanto, Lena pensa che nessuno le possa credere e che dopotutto non ha alcuna intenzione di essere considerata vittima della violenza. Ne consegue un mutismo e una disaffezione che la porteranno in una casa di cura per giovani intemperanti dove ci sono anche ragazze che hanno subito violenze e molte che tenteranno il suicidio. La sceneggiatrice e regista racchiude in 87 minuti una vicenda lineare che descrive timori e rinunce di una ragazza disancorata in una società dove spesso una denuncia le si può rivoltare contro.
Ancora cinema al femminile con l’autrice brasiliana Laís Bodanzky, 48 anni, in concorso nella sezione ufficiale col suo quarto film Como nossos pais (Come i nostri padri). Scritto insieme col marito Luiz Come i nostri padriBolognesi, racconta, durante circa due ore, le vicende di una numerosa famiglia imperniando il racconto soprattutto sulla vita di Rosa, le sue due figlie preadolescenti, il marito, convinto difensore dell’ambiente naturale, e sua madre, fumatrice incallita che tiene in serbo molti segreti. Rosa, (Maria Ribeiro), esperta di Internet, vive a San Paolo dove lavora come architetto nel progetto di sanitari. Perfezionista, sempre tesa al controllo delle situazioni, ha un padre un po’ artista, un po`vagabondo che lei ammira al di là del suo comportamento svagato e dei debiti che accumula giorno per giorno. Quando la madre durante una riunione di famiglia le rivela che quello non è suo padre, e che è stata concepita durante un congresso a La Avana, Rosa è stupita. È stata l’unica trasgressione della sua vita quella notte con un congressista, e non glielo ha mai rivelato perché il padre naturale fa ora parte del governo brasiliano. Rosa afferma che il suo vero padre è quello che l’ha allevata, tuttavia decide di avere un incontro col padre naturale, incontro nel quale lui rimanda qualsiasi relazione alla fine del suo mandato politico. Per lei è come se non fosse mai esistito: riprende i riti quotidiani, sospettando che il marito la tradisca, accogliendo in casa una sorella adolescente che il padre non riesce a mantenere e scoprendo che l’anziano ha una nuova relazione. Sebbene il padre sostenga che la ricerca della perfezione deve essere molto noiosa, lei si complica la vita fino a quando la collaborazione col padre di un amico delle figlie le apre nuovi orizzonti. Autrice di documentari, corti, serie televisive e di quattro film, questa cineasta presentò nel 2010 il film As melhores coisas do mundo (Le migliori cose del mondo) alla Festa del Cinema di Roma. Altri suoi film sono stati premiati e quest’ultimo  ha ottenuto a Berlino il Premio Teddy e una citazione nella sezione Panorama. Nel film risultano godibili la vita movimentata della larga famiglia di Rosa, i personaggi e le interpretazioni, l’illustrazione della vita caotica di una grande città e le difficoltà dei rapporti familiari. Da vedere.