11°Sevilla Festival de Cine Europeo

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11° Festival del cinema europeo di Siviglia

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posterlaignoranciadelasangreLa ignorancia de la sangre (L’ignoranza del sangue) del regista spagnolo Manuel Gòmez Pereira ha inaugurato in anteprima mondiale il Festival, giunto alla 11° edizione, che presenta in catalogo duecento film inediti in Spagna e diciotto nella sezione ufficiale di concorso. Forse sono i meno interessanti a livello internazionale perché circa la metà erano a Cannes e Venezia. Quattro i film francesi, tre quelli italiani (Hungry Hearts di Saverio Costanzo, Incompresa di Asia Argento, Le meraviglie di Alice Rohrwacher). Le opere da scoprire sono, invece, nella dozzina di sezioni parallele, tra le quali emergono Las Nuevas Olas, Resistencias, Europa Junior, Selecciòn Efa, Panorama Andaluz e il paese ospite, l’Austria.

Curioso il film dell’estone Veiko Ounpuu, nella sezione Nuevas Olas, Free Range / Ballaad maailma heakskiitmisest (Gamma libera / Ballata sull’approvazione del mondo). Premiato a Venezia Orizzonti nel 2007 per Autumn ball (Palla autunnale), il 42enne regista ha tentato la carta dell’artista maledetto raccontando le stravaganze di Fred, critico cinematografico ventinovenne con pretese di autore, licenziato dal direttore per aver scritto critiche piene di imprecazioni. A casa scopre che la moglie è incinta. Che fare? Va a lavorare in cantiere, ma è subito cacciato. Assunto in un magazzino per sistemare la merce in arrivo, combina guai e viene messo a free-range-ballaad-maailma-heakskiitmisest-dvdcontrollare entrata e uscita dei camion. E lì si addormenta come faceva spesso nei lavori precedenti. Indispettito, molla tutto. Difficile prendere sul serio il percorso di un autore che ha scritto una cosa a metà e che persino la moglie si rifiuta di leggere. E più difficile accettare un giovane contro il Sistema che fa spesso bisboccia con gli amici, dorme sul lavoro e che più che in rivolta si mostra apatico e distante. Il regista ha puntato anche sulla musica di Janne Laine e su alcune immagini evocative, ma non sollecita empatia un personaggio sbandato, spesso arrogante e che se ne frega degli altri.
Più interessante, nella stessa sezione, Los hongos (I funghi) del colombiano Oscar Ruiz Nava, premio della giuria nella sezione registi del presente al festival di Locarno. Girato a Cali, città colombiana di oltre un paio di milioni di abitanti, il film narra di due adolescenti, Ras e Calvin, che di notte riempiono di graffiti i muri della città. Raf viene dai sobborghi e si realizza nelle pitture murali; Calvin frequenta l’accademia di belle arti, vive con la nonna malata di cancro, e a volte visita il padre, los-hongos-web-contravianoto cantante con apparizioni in Tivù. Diversi per estrazione sociale, ma uniti da sogni adolescenziali i due partecipano a popolari raduni musicali. A notte inoltrata vanno poi a completare le pitture murali. Uno in bicicletta, l’altro su pattini, sfuggono sempre alle incursioni della polizia. La notte che sono catturati, gli agenti li puniscono abbandonandoli nella campagna, molti chilometri fuori città. E lì scoprono la natura, il piacere di camminare nei boschi e di bagnarsi sotto una cascata. E’ una rivelazione, forse il momento di uscire dall’adolescenza. Interpretato con misura, lungo cento tre minuti, il film è come uno sguardo sul passato, sulla propria adolescenza, narrato con realismo e con perfetta conoscenza dei tempi cinematografici.