14 Marzo 2012
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52o Festival Cartagena De Indias |
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Sito del festival: : www.ficcifestival.com
52o Festival Cartagena De Indias
Cartagena De Indias è il più antico Festival di cinema dell’America latina e oggi celebra i suoi cinquantadue anni. E’ situato sulla costa colombiana nella città che Gillo Pontecorvo scelse per girare Queimada e ha un centro storico che è stato dichiarato dall’Unesco bene dell’umanità. L’edizione di quest’anno si è aperta nell’ottocentesco teatro Adolfo Mejía con un omaggio a Isabella Rossellini, scrittrice, attrice, produttrice e regista. Applaudita calorosamente, l’ospite ha ricevuto dalle mani del sindaco le chiavi della città. Ha presentato il suo libro Green porno, un documentario su suo padre Roberto e alcuni corti intrattenendosi per novanta minuti con la presidente del Festival Mónica Wagenberg. Una standing ovation ha salutato la sua uscita dal teatro. Il Festival ha in catalogo 113 film che saranno presentati nel moderno centro congressi, in sei sale di un multiplex oltre che nel teatro principale e vanta un record mondiale: l’ingresso gratuito per tutti durante tutta la durata della manifestazione che si terminerà mercoledì 29 alla presenza del regista spagnolo Alex de la Iglesia che porterà La chispa de la vida (La scintilla della vita). Da tenere presenta anche la sezione Cine colombiano 100% che conta su tredici lungometraggi dell’ultimo anno. Ci sarà anche una retrospettiva dei film di Claire Denis, e una sezione di film vincitori, negli ultimi anni della Concha de oro, massimo premio del festival spagnolo di San Sebastián.
Sei i film in concorso visti finora. Tra questi, il delicato film brasiliano Historias que soexistem quando lembradas (Storie che esistono solo quando sono ricordate) di Julia Murat, già passato nella sezione autori di Venezia. Interessanti anche l’incalzante film cileno El año del tigre (L’anno della tigre) di Sebastian Lelio in programma a Locarno, e una produzione di Argentina, Colombia, Francia, Spagna e Uruguay, Porfirio di Alejandro Landes, visto in molti Festival. Meno visti, il film spagnolo Iceberg di Gabriel Velázquez, in anteprima al Festival di Gijón in novembre e l’argentino El estudiante (Lo studente), opera prima di Santiago Mitre in concorso a Locarno. Per chi non sapesse niente di queste opere, va detto che gravitano in atmosfere grame, di solitudine e di emarginazione. Fa eccezione il personaggio misero ma indomito e ribaldo, di Porfirio, e la dialettica di Lo studente, film di formazione su un giovane di provincia che sbarca nella capitale per frequentare l’università e coinvolto nella politica. Del protagonista (l’attore Esteban Lamothe), il regista descrive l’iniziazione sessuale e il progressivo interessamento alla partecipazione politica avallato da un’insegnante con la quale ha una relazione. Dapprima attento e ossequioso verso gente di potere che lo adopera per i propri fini, il giovane apprende la lezione e, in dirittura di arrivo, si rivolta e li contrasta. Dura 110 minuti. E’ folto di dialoghi, mostra scontri dialettici tra studenti e professori e accenna a pagine della storia argentina.
Maria, diciotto anni, si sente fuori del mondo. Di famiglia benestante vive a Città del Messico, non comunica con i genitori, né ha legami con gli studenti del liceo. Risponde con monosillabi alla madre e ha frequenti rapporti sessuali con conoscenze occasionali. Il sesso per lei non é gioia, né partecipazione: sembra voglia punirsi per togliersi di dosso un senso di colpa che frustra tutte le sue azioni. Raccontando ai suoi che va in gita scolastica, riempie lo zainetto con pochi ricambi e va alla stazione degli autobus. Lungo la strada incontra persone dalle quali fugge dopo una prima conoscenza. Sarà un giovane povero e timido, in viaggio verso la frontiera Usa in cerca di lavoro, a farle capire che non tutti sono contro di lei. La fará sorridere e finirà per accettare una relazione da lei voluta. Il giovane segue poi per la sua strada. Maria si concede una gita su un barcone che le permette di navigare tra alcuni balenotteri e di accarezzarli. Il mondo, dopotutto, sembra cominciare a sorriderle. Il film s’intitola Un mundo secreto (Un mondo segreto): la protagonista é Maria Uribe, e per il regista messicano Gabriel Mariño si tratta del film d’esordio. Un cineasta che ammira il cinema di Gus Van Sant, Lucrecia Martel, Robert Bresson, Andrei Tarkovski, autori che gli hanno indicato un universo a lui congeniale. Crea scenari che si condensano in atmosfere rarefatte e in paesaggi desolati nei quali la protagonista sembra volersi immergere e cancellarsi. L’espressione seriosa, a volte di scugnizza impunita, altre quasi sacrificale, Maria compie un lungo viaggio di formazione.
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