55° Thessaloniki Film Festival 2014 - Pagina 5

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55° Thessaloniki Film Festival 2014
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MV5BMTk4MDUyNzcyNF5BMl5BanBnXkFtZTgwMTI4OTU4MDE. V1 SY926 CR110630926 AL In concorso al Festival due film nuovi di zecca, inediti persino in Scandinavia. Uno norvegese: Amnesia della trentatreenne Nini Bull Robsahm, l’altro svedese, Flugparken dell’ex ballerino e coreografo Jens Ostberg. Nini Bull Robsahm, già attrice e sceneggiatrice, mette a confronto due giovani, un lui e una lei in un’isola deserta. Sono marito e moglie. Thomas, scrittore di successo, Kathrine, scrittrice in erba, in vacanza nell’unico chalet dell’isola. Dopo una notte d’amore, a colazione si delinea un conflitto e si rivela il comportamento psicopatico di Thomas. Lei non vuole mostrargli il manoscritto del romanzo che sta scrivendo: lui insiste per leggerlo e correggerlo. Lei si difende affermando che essere un autore di best-seller non lo autorizza a invadere il suo mondo. Con uno scatto d’ira lui gli rimprovera il fatto che non hanno figli, e la aggredisce in maniera violenta. Nella colluttazione lui scivola, batte la testa e perde la memoria. Quando lui le chiede chi è e cosa fa in quel luogo, lei è perplessa, ma coglie l’occasione per nascondere i libri e l’identità del marito. Ora vorrebbe lasciare l’isola, ma Thomas ha delle intuizioni e lei non capisce quanta memoria abbia recuperato. Sorta di lotta tra gatto e topo, quando il marito diventa nuovamente violento, lei si difende con una piccola arma da taglio, ma lo scontro si protrarrà fino a quando uno dei due non uscirà di scena. Interpretato da Pia Tjelta e Christian Rubeck, e definito thriller psicologico, il film sembra chiedersi chi siamo, come siamo fatti e in relazione a chi e a che cosa. Dura settantaquattro minuti.
MV5BMjM5NDQ3NzQ0Ml5BMl5BanBnXkFtZTgwODcxNzU0MjE. V1 Se le cose non vanno bene in Norvegia, neanche nella Svezia del nord se la passano meglio. In Flugparken tutto ruota intorno a un giovane frustrato, Kille, ex campione di hockey. Una notte, il suo migliore amico e marito della sua ex fidanzata, ubriaco fradicio, gli chiede di seguirlo nel bosco vicino casa. Dopo una discussione, l’amico cade e lui se ne va. Interrogato sulla scomparsa dell’amico, Kille omette di averlo accompagnato nel bosco. Convinto che il bambino della sua ex sia suo, frequenta la casa di lei, ma quando la sue presenza diventa ossessiva, lei lo mette alla porta. Timido e gentile all’inizio, Kille diventa violento e litiga nel parco cittadino. Sembra riacquistare fiducia quando viene ritrovato il corpo dell’amico e il padre della vittima lo invita al funerale. Bevono insieme e lui ammette di essere stato nel bosco col figlio. L’anziano lo rassicura, gli dice che dopo una notte di riposo potranno andare dalla polizia e rivedere il verbale, ma intanto si offre di accompagnarlo a casa passando attraverso al bosco. E’ evidente che nel gelo del nord e in un piccolo centro non ci sia molto da divertirsi, ma è anche evidente che il regista ha messo in scena un mondo di soprusi e di violenze che da una parte rientra nelle finzioni cinematografiche e televisive, dall’altra potrebbe trarre ispirazione dalla assenza di luce e di calore che incide sul comportamento delle persone. In sintesi, un film di alti e bassi, lungo novantasette minuti, spesso prevedibile, a volte ripetitivo. Il protagonista, sbandato e irresoluto, è Sverrir Gudnason.