55° Thessaloniki Film Festival 2014 - Pagina 3

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55° Thessaloniki Film Festival 2014
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Magical Girl-737108468-largeDue film di lingua spagnola, uno in concorso l’altro nella sezione Open Horizons, visti al Festival. Prodotto da Spagna e Francia, Magical Girl (Ragazza Magica) di Carlos Vermut, nome d’arte di Carlos Lòpez del Rey, premiato autore di graphic novel, è un film elegante le cui immagini superano lo smalto delle riviste patinate. Dura 127 minuti, e li vale tutti facendo confluire quattro destini in vicende in bilico tra realtà e finzione. Luis, insegnante di lettere, in pensione da sei mesi, è costretto a vendere i suoi libri per arrotondare. Ha una bambina malata di leucemia e sa che il suo sogno è la veste magica di un famoso stilista giapponese, ma costa sette mila euro. Una sera incontra Barbara, giovane e bella signora psicolabile in cura dal marito psichiatra, e con lei ha un rapporto sessuale. Giorni dopo decide di ricattarla per comprare il vestito alla figlia: settemila euro o racconta tutto al marito. Barbara non ha soldi, ma tramite amicizie influenti, accetta una notte da prostituta di lusso e paga Luis. Quando la bambina riceve la veste, ringrazia ma non sorride. In effetti manca lo scettro della magia che costa ventimila euro. Luis ricatta di nuovo Barbara, ma questa volta per ottenere quella cifra la donna subisce sevizie in tutto il corpo e, invece di recarsi in ospedale, si accascia davanti all’uscio di casa del suo vecchio insegnante di matematica, appena uscito di prigione, e gli racconta tutto. L’uomo, che non voleva essere rimesso in libertà perché si sentiva più sicuro dentro che fuori, e ha sempre mantenuto un rapporto magico con l’ex allieva, non ha nulla da perdere e decide di vendicarla. Descritto in queste righe come un fumetto, che è poi il terreno principale dell’attività del regista, il film assomiglia a un gioco di carte che riserva sorprese, e qui le carte sono le scene non sempre allineate al racconto, ma apparentemente sparse. A volte al limite del grottesco, spesso dentro un immaginario da fiction, il film segue tuttavia una linea reale tracciata fin dall’inizio dalla spiegazione dell’allieva Barbara all’insegnante Damiàn, un superbo José Sacristàn, alla replica dell’anziano alla fine della parabola. Una citazione merita la fotografia di Santiago Racaj, e anche gli attori, da Barbara Lenny a Luis Bermejo.
refugiado posterProduzione minore, col sostegno di molte istituzioni e di produttori di Argentina, Colombia, Francia, Germania e Polonia, quella del film argentino Refugiado (Rifugiato) di Diego Lerman, trentottenne qui al quarto film, affronta il problema dei soprusi e delle angherie di molti mariti sulle mogli. Il film si apre con Matias, sette anni, di ritorno dalla festa di compleanno di un amico. A casa trova la madre dolorante stesa sul pavimento. Dopo un passaggio al pronto soccorso, lei è ospite per quarantotto ore di un centro di accoglienza per donne maltrattate. Racconta di essere stata brutalmente aggredita dal marito, e non è stato un fatto nuovo, ma questa volta in maniera ossessiva perché il coniuge non ha ritenuto sua la gravidanza della donna e l’ha accusata di avere una relazione col suo datore di lavoro. Terrorizzata, indebolita dalla gravidanza, Laura farà di tutto per sottrarsi alla persecuzione del marito. Da questo punto in poi il film si configura come un thriller con una donna in fuga, tallonata dal marito - padrone. La vediamo scappare col fiato in gola, tra molte incomprensioni e un bambino capriccioso, fino ad approdare a una casa di campagna dove la vecchia madre l’aiuterà a rifarsi una vita. Circa novanta minuti, pieni di suspense, per mostrare una di infinite storie di miserie e di violenze quotidiane. La protagonista, Laura, è Julieta Diaz.