Festival di Cannes 2010 - Pagina 4

Stampa
PDF
Indice
Festival di Cannes 2010
Pagina 2
Pagina 3
Pagina 4
Pagina 5
Pagina 6
Pagina 7
Pagina 8
Pagina 9
Pagina 10
Pagina 11
I premi
Tutte le pagine

 

 

Un altro anno
Una altro anno

 

Cannes 4 - Sabato 15 maggio 2010

La giornata si è aperta con due bei film sulla famiglia. Ha iniziato l’inglese Mike Leight presentando, in concorso, Another Year (Un altro anno) con al centro quella che potremmo definire la famiglia perfetta. Gerri è psicologa e lavora in una struttura pubblica, Tom è geologo e sta collaborando ai carotaggi per la costruzione di una nuova fognatura londinese. Vanno d‘'amore e d’'accordo, amano la buona cucina, coltivano un orto biologico e curano i fiori in giardino, sono tranquilli e privi di problemi, il figlio sta percorrendo la sua strada, è andato via di casa, ma mantiene ottimi rapporti con loro. Attorno, un mondo che pare impazzito fatto com’'è di persone insicure, infelici, sfortunate, incapaci di reggere il ritmo della vita. S'’inizia con una casalinga che vuole le siano prescritti dei sonniferi, altrimenti non riesce a dormire e il sonno è il solo momento in cui può allontanarsi da una vita infelice. Si prosegue - sarà uno delle assi del film - con la donna stagionata ma ancora velleitaria, incapace di fare qualsiasi cosa pratica, tranne il lavoro d'’ufficio, pessima cuoca, innamorata insensatamente del figlio della coppia felice. Si procede con il fratello di Tom annichilito dal dolore per la morte della moglie e in pieno conflitto con il figlio. Tutto questo è cadenzato dallo scorrere delle stagioni, dalla primavera all'’inverno. Forse non è l’'opera migliore di questo regista che spesso si è rivolto a temi di forte impatto sociale come Tutto o niente (All or Nothing, 2002) o Il segreto di Vera Drake (Vera Drake, Leone d’'Oro alla Mostra di Venezia 2004), ma che non ha mai disdegnato la commedia o, persino, il biografico - musicale (Topsy-Turvy, 1999). Questa volta il disegno riguarda, in particolare la borghesia medio - alta. Nessuno dei personaggi ha veri problemi economici, ma tutti - tranne la coppia catalizzatrice - sono preda a malesseri e a triboli esistenziali che rendono loro difficile il vivere. In questo modo finiscono coll’'assumere un ruolo di protagonisti relegando sullo sfondo quelli che, a prima vista, appaiono al centro del film. Questo nel senso che le figure di questi uomini e donne .turbati e insicuri. costruiscono qualche cosa di molto vivo e si trasformano nei veri poli d’'attrazione per lo sguardo dello spettatore.

 

Incontrerai uno straniero alto e bruno
Incontrerai uno straniero alto e bruno

 

Vita familiare anche per You Will Meet a Tall Dark Stranger (Incontrerai uno straniero alto e bruno), ultima fatica di Woody Allen, presentata fuori concorso. Lo scenario e quello della Londra dell’alta borghesia cui appartengono due coniugi che si separano a causa dei pruriti giovanilisti del marito. La moglie cade preda di una medium cialtrona quanto abile, la figlia è costretta a scegliere il lavoro per far quadrare il bilancio familiare, poiché il marito, laureato in medicina, non porta a casa un soldo assorto com’è nello scrivere un romanzo che, secondo lui, farà epoca. La giovane, che ha trovato lavoro in una galleria d’arte, finisce ben presto preda del fascino del proprietario, mentre il marito si perde dietro le grazie di una bella vicina che ha intravvisto dalla finestra. Dopo varie peripezie tutto potrebbe aggiustarsi - il marito anziano in smanie scopre i tradimenti della giovane, nuova moglie e lo scrittore rischia di essere smascherato, visto che ha presentato come suo un libro di un altro autore che credeva morto - sennonché non tutto quadra e, forse la falsa veggente non ha sbagliato del tutto i pronostici. Il film è accompagnato da una voce narrante che apre e chiude citando una verso del Macbeth di William Shakespeare ((la vita è solo un'ombra che cammina, un povero commediante che si pavoneggia e si dimena per un'ora sulla scena e poi cade nell'oblio: la storia raccontata da un idiota, piena di frastuono e di foga, e che non significa nulla - Atto V, scena 5^), come dire che siamo in balia di forze che non riusciamo a controllare, anche se crediamo di poterlo fare. Il film è lieve, melanconico, usualmente perfetto nella confezione e privo di qualsiasi elemento comico. E’ una bella proposta su cui converrà ritornare.

 

L'uomo che grida
L'uomo che grida

 

Il secondo film in concorso era una di quelle opere davanti alla quali ci si toglie di cappello come omaggio alla generosità e, in un certo senso, al candore. Un homme qui crie (Un uomo che grida) porta la firma di Mahamat-Saleh Hardoun, è il primo film che viene, almeno in parte, dal Ciad - è una coproduzione di questo paese con Francia e Belgio - e racconta il calvario di un padre, un tempo campione locale di nuoto, che perde il lavoro e il figlio che, in un momento di smarrimento, consegna dalla sanguinosa guerra che ha travolto il territorio di questa nazione sin quasi ai primi anni 2.000. Sono intenti generosi legati a un sano desiderio di pace e fratellanza, sentimenti un po’ troppo generici per consentire allo spettatore di capire qualche cosa di questa lunga e sanguinosa tragedia. Nel film i contendenti sono genericamente identificati come ribelli, senza dire che si trattava di libici, così come si parla, altrettanto genericamente, di governativi dimenticando l’importante supporto offerto al presidente Hissène Habré da francesi e americani. In poche parole è un testo generoso e pacifista, non certo un film indimenticabile.

 

La città al disotto
La città al disotto

 

Nella sezione Un Certain Regard è stato presentato uno strano film tedesco: Under Dir Die Stadt (La città al disotto) di Christoph Hochhäuste. Un’opera che inizia come una storia d’adulterio, fra un potente banchiere e la moglie di un suo funzionario, per assumere, nell’estremo finale, i toni quasi da profezia rivoluzionaria. Detto in due parole è un pasticcio non privo d’eleganza formale, ma scombinato e di non facile decifrazione.