Festival di Cannes 2009

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Festival di Cannes 2009 - Giorno per giorno. 14-25 maggio 2009
Merceledì 13 maggio – Primo giorno.

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E’ bene essere prudenti nella valutazione delle manifestazioni sulla base dei soli annunci del programma, tuttavia è possibile individuarvi almeno speranze o perplessità di riuscita. Con questo metro il cartello del Festival International du Film di Cannes, giunto alla 62ma edizione, sembra tendere ad andare sul sicuro. Lo fa in varie direzioni: affidandosi a cineasti sperimentati (Marco Bellocchio, Pedro Almodóvar, Michael Hanake, Ang Lee, Ken Loach, Alain Resnais,…), inserendo in competizione autori che si sono già affermati in questa competizione (Jane Campion, Quentin Tarantino, Lars Von Trier, …). L’insieme di questi fattori porta a prevedere una manifestazione indirizzata su linee tradizionali, con poche sorprese, quantomeno per ciò che concerne la parte competitiva. Diverso il ventaglio proposto da Un certain Regard, la sezione riservata ai titoli che i selezionatori ritengono non sufficientemente clamorosi o troppo originali. Qui potrebbero registrarsi alcune piacevoli sorprese a iniziare dal romeno Corneliu Porumboiu, che presenta Politist, adjectiv (Poliziesco, aggettivo) e dal gruppo dei suoi connazionali (Hanno Höfer, Razvan Marculescu, Cristian Mungiu, Constantin Popescu, Ioana Uricaru) che hanno messo assieme l’antologia Aminiri din epoca de aur (Racconti dell'età dell'oro). Un dato di una certa novità si può cogliere nella decisione di riservare l’apertura della manifestazione al disegno animato Up (Là sopra) di Pete Docter e Bob Peterson, un film prodotto dalla Pixar, sezione specializzata nell’animazione elettronica della famosa Walt Disney. Questa decisione può essere letta in due modi. Da un lato si può interpretare come un’autentica consacrazione del disegno animato da parte di una grande rassegna internazionale che da qualche tempo ha mostrato sensibilità in questa direzione, come testimoniano le messe in programma di Shrek 1 (2001) e 2 (2004) e Spirit: Stallion of the Cimarron (Spirit cavallo selvaggio, 2002). Dall’altro può confermare, invece, lo stato di difficoltà in cui si dibatte il cinema a livello mondiale, con scarsità relativa sia di produzioni culturalmente apprezzabili, sia di titoli commercialmente forti, ma anche capaci di presentare doti sufficienti a giustificarne la presenza nel programma di una grande rassegna internazionale. Per quanto riguarda il film di chiusura, invece, i dubbi sono pochi, poiché Coco Chanel & Igor Stravinsky di Jan Kounen si annuncia come il solito film biografico ricco di talenti e denari, ma non altrettanto d’idee.
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Come già detto si è iniziato con Up (Là sopra), film d'animazione elettronica prodotto dalla Disney – Pixar e diretto da Pete Docter assieme a Bob Peterson. Al festival il film è stato presentato nella versione in 3D e ha stupito più per la resa tecnica che per l'originalità del racconto. Iniziamo dal primo punto. Il cinema in tre dimensioni ha fatto passi da gigante dai tempi in cui costringeva gli spettatori a guardare lo schermo con gli occhi coperti da precari pezzetti di cartoncino con una lente rossa e una verde. Oggi si usano veri occhiali, che possono anche essere messi sopra a quelli da vista, con lenti polarizzate e di un solo colore. Ciò non toglie che, dopo qualche decina di minuti, causino un certo fastidio, impaccio che sminuisce in parte la bellezza di immagini dotate di una notevole profondità di campo e di un pregevole realismo. Venendo al film c'è da dire che si tratta del solito prodotto ricco di buoni sentimenti e sorretto da quella facile morale a cui ci ha abituati il cinema made in Walt Disney. La storia ha qualche riferimento, quantomeno in partenza, al ben più fantastico Il castello errante di Howl (Hauru no ugoku shiro, 2004) del giapponese Hayao Miyazaki e racconta di un burbero pensionato americano la cui casa è circondata da cantieri che stanno costruendo enormi grattacieli. L'uomo, che in vita ha fatto il venditore di palloncini, colpisce per rabbia un operaio che ha danneggiato la sua cassetta per le lettere ed è condannato ad essere rinchiuso in un cento anziani perché socialmente pericoloso. Quando arrivano gli infermieri a prelevarlo, rimangono a bocca aperta vedendo la villetta prendere il volo sorretta da migliaia di palloncini. Nelle intenzioni dell'anziano, cui a sua insaputa si è aggiunto un boy scout grassottello e invadente, la meta dovrebbe essere quell'America Latina che ha sognato di visitare sin dall'infanzia, seguendo le orme di un famoso esploratore. Il percorso non è facile e il vegliardo dovrà vedersela proprio col suo mito di un tempo, diventato una sorta di ossesso che brama la conquista di un uccello rarissimo. La morale della favola, è il caso di dirlo, segna la riconciliazione con la natura, la bellezza della vita e il gusto di aiutare gli altri. E' un film decisamente per giovani e adulti non troppo cresciuti destinato a pingui incassi, stupori tecnici e corta memoria.