16mo Altin Koza Film Festivali 2009

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16mo Altin Koza Film Festivali 2009
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Festival di Adana 2009
La sedicesima edizione del Festival del cinema di Adana, nel sud della Turchia, è stata segnata da importanti novità, esterne e interne alla manifestazione. Per comprenderne la portata bisogna tenere conto del fatto che il finanziamento di questa rassegna poggia quasi per intero sulle spalle dell’amministrazione municipale che ha attraversato, nei mesi scorsi, un profondo travaglio. Il sindaco uscente, Aytaç Durak, non era stato ricandidato dal suo partito, il Cumhuriyet Halk Partisi (Partito Repubblicano del popolo, CHP), un movimento che si rifà alla tradizione laica e nazionalista di Mustafa Kemal Atatürk (1881 – 1938), per cui si è presentato alle elezioni nelle file del Milliyetçi Hareket Partisi (Partito della nazione, MHP), un movimento ultraconservatore, anticomunista con simpatie neofasciste.
Ha vinto, ma con poche centinaia di voti sul suo avversario, da qui una lunga serie di contestazioni e verifiche dei voti che hanno bloccato l’amministrazione per molti mesi e messo in forse il proseguimento stesso del festival, creatura del vecchio sindaco, che il suo avversario aveva promesso di chiudere. Tutto questo ha ristretto i tempi per la preparazione della manifestazione che ha subito inciampi organizzativi non trascurabili, anche se ha consentito di valutare il livello, costantemente in crescita della cinematografia di questo paese. La manifestazione, infatti, ha il suo punto di forza nel concorso riservato al cinema nazionale, mentre la sezione mediterranea è riservata a corti e medi metraggi. La giuria, presieduta da Nuri Bilge Ceylan, ha compiuto un bell’atto di coraggio inventando un nuovo premio dedicato a Yılmaz Güney (1937 — 1984), il cineasta militante e geniale considerato il fondatore del nuovo cinema turco, nato da queste parti, a Yenice un villaggio a sud di Adana. Un’altra anomalia, se così possiamo chiamarla, sono gli applausi scoscianti e commossi che hanno accompagnato la notizia dell’assegnazione di questa prima edizione del premio a İki dil bir bavul (Sulla via della scuola) di Orhan Esiköy e Ōzgür Doğan, un semidocumentario di grande forza su un insegnante turco mandato in una scuola del Kurdistan ad insegnare a bambini che non parlano turco. Contraddizioni del potere, in questo complesso paese in cui un’amministrazione di estrema destra consente un omaggio a un cineasta rivoluzionario e comunista che, in vita, è stato perseguitato con ogni mezzo dal governo, ha passato lunghi anni in prigione ed è morto esule a Parigi.
Uomini sul ponte
Uomini sul ponte
Per quanto riguarda i film turchi in concorso molto interesse ha destato Köprüdekiler (Uomini sul ponte) dell’esordiente Asli Özge. Questo titolo ha diviso il primo premio, l’Altın Koza (ovvero Capsula d’Oro con riferimento al frutto dell’arbusto da cui si trae il cotone) con 11'e 10 Kala (Dalle 10 alle 11) di Pelin Esmer. Sono tre i personaggi che ruotano attorno al ponte sul Bosforo che unisce, a Istanbul, l’Europa all’Asia. Fikret sopravvive vendendo rose agli automobilisti di passaggio, s’insinua fra le auto in coda collezionando più maledizioni che denari. Umut guida un taxi collettivo, Dalmus, ha un impegno precario e una moglie insoddisfatta delle condizioni economiche con cui deve fare i conti. Murat è un agente di polizia addetto al traffico, cerca disperatamente una compagna su internet, ma non riesce a trovarla. Tre storie che disegnano un mosaico realistico e complesso di una città mostruosa e affascinante. Tre stati di solitudine e infelicità che sfociano nel fanatismo nazionalista anticurdo, nel rassegnato servizio a favore dell’ordine comunque costituito, nella disperazione economica nata dall’ignoranza e l’emarginazione. Un film di taglio fra il documentario e il neorealista, con una bella costruzione psicologica e un ritratto molto interessante di quella miseria di destra che qui e non solo qui è il terreno fertile di molti regimi autoritari.