30° Festroia Setubal - Pagina 6

Stampa
PDF
Indice
30° Festroia Setubal
Pagina 2
Pagina 3
Pagina 4
Pagina 5
Pagina 6
Pagina 7
Pagina 8
Pagina 9
Tutte le pagine

someone you loveE’ stata la giornata dei rapporti fra figli e padri. Ha dato il via En du elsker (Qualcuno che ami) della regista danese Pernille Fischer Christensen racconta una storia strappalacrime che ha al centro un famoso cantante – impersonato dall’attore svedese Mikael Persbrand che dà voce anche alle canzoni di cui il film è infarcito – che ritorna in Danimarca dagli Stati Uniti per incidere un CD. Nel pese nordico incontra la figlia e il nipote che non vedeva da anni. La donna ha problemi di droga e deve passare un periodo in un centro di disintossicazione per non perdere il lavoro, il ragazzo undicenne appare quanto mai sballottato fra una madre tossicodipendente e un nonno che quasi non conosce (la nonna è morta da anni). Quando la donna muore per overdose, il musicista è costretto a farsi carico del nipote, quantomeno sino al momento in cui otterrà da tribunale l’affidamento e l’autorizzazione a farlo entrare in collegio. Sono poche settimane d’attesa, ma sono sufficienti perché l’artista scopra il forte affetto che lo lega al ragazzino e decida di prenderlo definitivamente con se. Inutile dire che la canzone che nascerà da questo travaglio otterrà un grande successo. E’ un film buonista nel senso migliore del termine che si sviluppa su un tracciato prevedibile sin dalla prima sequenza, ma che riesce a commuovere e mette in campo qualità non banali sul versante della messa in scena, soprattutto per la bravura, anche come cantante, dell’interprete principale. Un buon esempio di cinema d’alta professionalità e di scarsa originalità.

finnPoi è earrivato Finn dell’olandese Frans Weisz in cui seguiamo i triboli di un ragazzino di nove anni che vuole imparare a suonare il violino contro i desideri del padre. Ci riuscirà aiutato dal nonno (verso la fine del film scopriremo che si tratta di un fantasma angelicato, anche se la cosa è intuibile da ben prima). I suoi sforzi commuoveranno il padre, un ex musicista, sino a indurlo a formare, alla festa scolastica di Natale, una sorta di due con il figlio. E’ un film buonista e strappalacrime che in sala ha innescato non pochi singhiozzi trattenuti rinforzati anche dal fatto che la madre è morta dando alla luce il ragazzino e il padre non si perdona di essere stato assente durante il parto per un impegno di lavoro. E’ un’opera girata in modo molto professionale, sorretta da attori di buono livello, ma anche tesa a percorrere strade non troppo difficili. In conclusione un buon testo accompagnato da immagini molto belle che sfruttano a fondo i paesaggi olandesi, ma anche un film destinato ad essere dimenticato poche ore dopo averlo visto.
sanctuary-Ha chiuso il programma Faro dello svedese Fredrik Edfeldt ruota attorno ai rapporti fra un padre e una figlia, ma questa volta il lieto fine è ben lontano dall’arrivare. Hella ha un rapporto quasi incestuoso con il padre, c’è una citazione diretta di una scena dell’Edipo Re di Sofocle (496 a.C. – 406 a.C.), una relazione che diventa quasi paranoica quando il genitore sta per essere arrestato avendo ucciso un uomo sparandogli alle spalle mentre fuggiva. A questo punto per la ragazza si aprirebbero le porte di un’istituzione pubblica senonché lei e il genitore prendono la via dei monti andando a vivere in un bosco e sopravvivendo – è la parte meno convincente del film – sia alle avversità naturali, sia alla ricerca della polizia. Quest’ultima riesce, alla fine, a scovare i fuggitivi e a uccidere il ricercato. A questo punto la ragazza si mette in viaggio verso la cittadina portoghese di Faro, seguendo le tracce di un sogno paterno. Il film naviga a mezza strada fra l’action movie a bassa tensione e il dramma psicologico, senza avere il coraggio di imboccare in maniera decisa una delle due strade. Ne nasce un prodotto piuttosto pasticciato, incredibile dal punto di vista della verosimiglianze e del tutto grossolano sul versante dell’analisi psicologica. Non aiutano la regia le prestazioni decisamente modeste dei due protagonisti con Clara Chrisiansson che sembra appena uscita da un telefilm per giovani e Jakob Cedergren che non riesce a dare un solo momento di verità, per non dire di credibilità, al suo personaggio.

U.R.