04 Giugno 2014
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30° Festroia Setubal |
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Tra le molte sezioni in cui si articola il FESTROIA ce n’è una riservata alle opere prime, qui abbiamo avuto la gradita sorpresa d’incontrare il film del quarantenne Hisham Zaman, che dopo studi di cinema a Lillehammer in Norvegia, ha diretto, nel 2005, Bawke, apprezzato in molti Festival. In concorso in questa sezione ha portato Før snøen faller (Prima che cada la neve). E’ la cronaca di un viaggio massacrante e pericoloso, dal Kurdistan alla Norvegia, il film, pur seguendo la falsariga di molti altri sulle migrazioni, non descrive una fuga. Alla morte del padre, Siyar ha sedici anni. E’ il maschio più anziano della famiglia e ne deve tutelare l’onore. Quando la sorella maggiore, promessa a un giovane del villaggio, fugge in Europa col ragazzo che ha sempre amato, lui parte sulle sue tracce: deve ucciderla per essere rispettato. Il film si apre con la curiosa immagine del giovane totalmente avvolto in fogli di nylon per viaggiare immerso nel petrolio in un camion verso Istanbul. Giunto in città, dovrà fare i conti con la piccola delinquenza locale che frequenta per rintracciare la sorella. Conosce Evin, una ragazza travestita da maschio, che vorrebbe raggiungere il padre a Berlino. Seguendo la filiera dell’emigrazione curda, riesce a raggiungere la Grecia con la coetanea che continua a fingersi uomo. Per nascondere l’identità della ragazza, lui denuncia alle guardie di frontiera l’uomo che li ha guidati. Sempre sulle tracce della sorella, il giovane arriva a Berlino dove Evin incontra il padre che si è sposato con una tedesca e ha una nuova famiglia. Amareggiata, la ragazza segue Siyar in Norvegia. A Oslo, sempre appoggiandosi sui rifugiati curdi, Siyar viene a conoscenza dell’indirizzo della sorella e gli danno un revolver. E’ protetto perché leggi tribali vogliono che punisca la ribelle, ma non sa che le stesse leggi non possono lasciare impunita la denuncia del curdo che ha permesso la sua fuga. Evin tenta di dissuaderlo. In Europa vigono altre leggi, tenta di fargli capire. Ciononostante l’adolescente segue il suo destino. Dai cieli azzurri del deserto ai paesaggi innevati della Norvegia il percorso del giovane è descritto con rigore, passando dai villaggi di sabbia iracheni ai vicoli di Istanbul, dai tetti di Berlino alla periferia residenziale di Oslo. Con molta misura, senza intenti esotici, illustrando l’aspetto contemporaneo di una società che ricorda l’Italia di un secolo fa, quella in cui vigeva il delitto d’onore.
Altra sorpresa, nella stessa sezione, il primo lungometraggio prodotto da Timor Est: A guerra da Beatriz (La guerra di Beatrice), diretto da Bety Reis e Luigi Acquisto. Nei disastri provocati dalla decolonizzazione, vedi la separazione tra India e Pakistan, un prezzo durissimo ha pagato anche la gente di Timor. Dopo 460 anni di presenza portoghese, e 24 di occupazione indonesiana che ha portato allo sterminio di quasi un quarto della popolazione, il paese ha ottenuto l’indipendenza nel 1999. Il film si svolge su due piani, quello storico sociale a partire dal 1975, e quello sentimentale attraverso la vicenda di due adolescenti, Tomas e Beatriz, che in quell’anno sono fatti sposare. Passano pochi mesi. Timor Est è occupata dagli indonesiani. I due fuggono sulla montagna. I militari rastrellano e uccidono gli uomini. Di Tomas si perdono le tracce: Beatriz e Teresa, sua cognata, vengono catturate. Prede dei militari fino al giorno dell’indipendenza, le due donne tentano allora di rifarsi una vita. E qui ricompare Tomas, o uno che gli assomiglia. Sostiene di aver preso parte alla resistenza e si dice lieto di essere a casa. Teresa gli crede, Beatriz ha molti dubbi. Alla fine il problema dell’identità viene chiarito. Bety Reis nei quindici anni d’indipendenza del paese ha scritto e diretto molti lavori teatrali e alcuni cortometraggi. Luigi Acquisto risiede a Timor dal 2007, e ha al suo attivo produzioni e regie televisive. Prodotto da Timor Est e dall’Australia, presentato e premiato ai Festival di Adelaide e Goa, qui in anteprima europea, permette ai due autori di aprire una finestra sul mondo a un paese quasi dimenticato dall’informazione ufficiale. Per gli attori è una grande occasione, dalla sperimentata Irim Tolentino all’esordiente Augusta Soares, da José Da Costa a Osme Goncalves.
R.F.
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