Festival di Setubal 2009

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Festival di Setubal 2009
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Conclusioni e premi
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sito ufficiale: http://www.festroia.pt/
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Il Festival Internazionale del Cinema di Setubal ha compiuto venticinque anni. Non pochi per una rassegna nata in un villaggio turistico posto sulla penisola sabbiosa di Troia, posta di fronte a questa cittadina portoghese. Siamo una quarantina di chilometri a sud di Lisbona, in una zona di confine con l’Allentejo, una delle regioni più povere e suggestive del paese. Qui un gruppo di intellettuali, capeggiati dal compianto Mario Ventura, ebbe l’idea di portare il cinema a forte impatto culturale in una parte del paese che quasi non aveva più cinematografi. L’esperimento funzionò anche se con lentezza e in mezzo a mille problemi, risolti grazie all’appoggio della municipalità. Così quest’anno, venuto a mancare il classico luogo di proiezione: un grande teatro in fase di completa ristrutturazione, ci si è dovuti adattare ad un tendone prefabbricato, posto nella piazza antistante la chiesa - convento del Gesù, vera meraviglia architettonica e giusto vanto del patrimonio artistico della città. La soluzione ha consentito di mantenere quasi del tutto inalterate le molte sezioni in cui si articola la manifestazione: concorso, opere prime, uomo e la natura, indipendenti americani, orizzonte cinematografico, documentari, cortometraggi, scuole di cinema,..
La banda dell'arcobaleno
La banda dell'arcobaleno
Per quanto riguarda la parte competitiva, riservata a film provenienti da cinematografie che producono meno di 31 titoli l’anno, le danze sono state aperte da Laskar pelangi (La banda dell’arcobaleno) dell’indonesiano Riri Riza, un'opera semplice, non priva di ambiguità, ma dotata di una buona dose d’interesse se non altro per il fatto di provenire da una cinematografia da noi quasi sconosciuta. La storia, ambientata nel 1974, prende le mosse dal libro omonimo di Andrea Hirata e racconta un anno scolastico in una poverissima scuola di campagna in cui, grazie alla costanza di un anziano insegnate e di una giovane docente, nasce una covata di giovani promettenti, uno dei quali arriverà a vincere una borsa di studio per la Sorbona. Il film è molto semplice, per capirci lo possiamo definire la classica produzione per famiglie, ricca di sentimenti positivi, soluzioni miracolose, esaltazione della buona volontà e dell’onestà. Non mancano alcuni richiami alla fede islamica e alla grandezza dei dirigenti politici dell’epoca, ma questo fa parte del genere. Lo stile è ugualmente semplice, con qualche caduta nel semplicismo, peccato che si può perdonare tenendo conto della buona volontà della regia.
La tempesta nel mio cuore
La tempesta nel mio cuore
Del tutto diverso Jernanger (titolo internazionale: La tempesta nel mio cuore) del norvegese Pål Jackman. Al centro del film un maturo armatore e capitano di una carretta del mare che sprofonda nell’alcool e nella disperazione tanto da prende a fucilate, ogni mattino, il sole nascente. E’ arrivato a questo stadio non sopportando la pena che gli viene dall’aver abbandonato, venticinque anni or sono, per gusto d’avventura l’unica donna che ha veramente amato. Casualmente gli capita a bordo un ragazzo, anche lui afflitto da problemi sentimentali: ha messo in cinta la fidanzata e non se la sente di diventare padre. I due finiscono col formare una strana coppia, tentano di far prendere il largo al battello morente, ma finiscono col seguire, ciascuno, la propria strada: il giovane assumendosi la responsabilità della paternità, l’anziano colando a picco con la nave. Il film è troppo lungo, rimescola continuamente e senza vera ragione le stesse situazioni, eccede nella descrizione di bevute e liti, appare prevedibile in più di un risvolto drammatico ed è eccessivo in tutto, recitazione compresa. In poche parole non una gran cosa.