Festival Des Films Du Monde - Pagina 7

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altPer il film russo in concorso la produzione non dovrebbe essersi preoccupata molto del budget. Iskupleniye (Espiazione) di Alexander Proshkin é una sorta di affresco delle miserie, delazioni e sofferenze del dopoguerra russo con la partecipazione di folte masse di figuranti e comparse. Passata la settantina e con una ricca filmografia che copre gli ultimi trentacinque anni, Proshkin ha portato sugli schermi un romanzo popolare di Friedrich Gorenstein. Lungo due ore, girato in bianco e nero, il film illustra la cruenta coabitazione, e la lotta e i sotterfugi per procurarsi da mangiare. Difficile sopravvivere, ma Ekaterina, (Tatiana Yakovenko), vedova di un eroe di guerra, a volte riesce a procurarsi piu’ della razione che le spetta. Mantiene Sasha, (Victoria Romanenko), la figlia adolescente, e una coppia clandestina che ha accolto in casa. Sasha, al contrario, é una ragazza istintiva, egoista e avventata. Quando vede la madre in compagnia di un uomo, l’accusa di tradire la memoria del padre e la denuncia per i furti di cibo. La madre è arrestata. I due clandestini, ritenuti innocenti, restano in casa dove trova alloggio un giovane ufficiale (Rinal Mukhametov), che s’innamora di Sasha. Si sposano, ma il militare é assegnato in un’altra citta’. Sul treno del marito viaggia anche Ekaterina, deportata per alcuni mesi. Quando la madre torna a casa, Sasha e la coppia clandestina hanno figli, ma dell’ufficiale non si hanno più notizie. Al film hanno collaborato tecnici e intellettuali della generazione di Proshkin, oltre a un folto gruppo di attori. Gorenstein, l’autore del romanzo, scomparso a Berlino nel 2002, aveva sceneggiato film per Tarkovsky e Mikhalkov. Deve esserci stata grande attesa in Russia, ma il film sa di cose già viste. Niente che non si sapesse, raccontato attraverso scontri quotidiani e una storia d’amore appena accennata in attesa di una svolta o di un’impennata che non arrivano mai.
altHa sorpreso, invece, il film austriaco Anfang 80, che si potrebbe tradurre: Iniziare a ottant’anni. 90 minuti diretti dall’affiatata coppia Sabine Hiebler & Gerhard Ertl, (otto film all’attivo), e un paio di attori formidabili: Karl Merkatz, Christine Ostermeyer. Anche qui potremmo scrivere: niente di nuovo, ma la storia di due ottuagenari, Rosa e Bruno, é accattivante. Sicuramente é stato accolto dall’applauso piu’ lungo e piu’ caloroso, perché racconta cose rassicuranti. I registi si muovono su un percorso molto frequentato, ma lo fanno con garbo, sensibilita’ e con una perfetta scelta dei tempi narrativi. A chi puo’ interessare la vicenda di Rosa, 80 anni, malata di cancro, sei mesi di vita. La figlia ha gia’ affittato la casa ritenendo che la madre non sarebbe uscita viva dalla clinica, così lei deve andare in albergo. Sulla strada incontra un coetaneo gentile e disponibile, Bruno. E’ attrazione a prima vista, ma lui ha figli e nipoti. La accompagna in albergo e tutto finisce li. Giorni dopo s’incontrano per caso, si parlano. Bruno sente sensazioni che aveva provato a vent’anni. Si baciano. Cominciano a frequentarsi, ma vengono scoperti. Il figlio lo fa dichiarare incapace. Tuttavia lui decide di prendere un appartamento in affitto e ci va a vivere con Rosa. Non é il caso di raccontare tutta la storia. Va detto pero’ che la vicenda permette agli autori di descrivere anche il rapporto degli anziani con la società e con le istituzioni lasciando emergere il malessere di una modernita’ che ha sfrattato l’anziano capofamiglia perché ha sepolto il patriarcato.