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Lo strano caso di Angelica
Lo strano caso di Angelica

 

Giornata strana in cui il XX International Riga Film Forum ha presentato, tra gli altri, due titoli in cui Manoel De Oliveira era regista o ispiratore. O Estranho Caso de Angélica (Lo strano caso di Angelica) non segue lo stile degli ultimi film del grande maestro e pare quasi fatto senza troppa convinzione. Pur giocando con bravura con i simbolismi, è una stanca riproposta di suoi stereotipi. All’interno di una pensione fuori dal tempo vivono vari personaggi tra cui un fotografo che cerca di avere un proprio percorso artistico ma che accetta, per sopravvivere, di scattare foto ai morti così come accadeva un tempo per tradizione in Portogallo. Angelica è una giovane e bella donna, sposata e incinta, che muore improvvisamente lasciando nel dolore il marito e la sua famiglia. Quando scatta le foto, gli sembra che la ragazza gli sorrida e questo per lui diviene un vero incubo. Sembra impazzire, non esce più dalla camera e, una sera … Interpretato in maniera alterna dall’attore televisivo Ricardo Trêpa, il film non riesce mai a fare sognare, a creare le atmosfere che hanno reso unico questo grande cineasta.

 

Una suora portoghese
Una suora portoghese

 

Discorso molto più triste per A Religiosa Portuguesa (Una suora portoghese) in cui il regista americano ma francese d’adozione, Eugène Green dice di volere fare con questo suo film un omaggio a Manoel De Oliveira. Non sappiamo quante opere del maestro abbia visto, ma sicuramente non riesce trasfondere in questo suo lavoro le emozioni uniche del direttore portoghese. E’ vero, il film è girato a Lisbona, ma questo non è certo sufficiente per respirare l’aria artistica del grande regista di Oporto. Una giovane attrice francese giunge  in questa capitale per girare un film ispirato alle Lettere portoghesi di Gabriel Joseph de Lavergne, conte de Guilleragues. Per lei è un viaggio nei ricordi suoi e di sua madre di nascita portoghese. Parla perfettamente la lingua e, nei suoi giri, incontra alcune persone che divengono suoi compagni per una notte. Vi sono due momenti particolarmente importanti, quando conosce il piccolo orfano Vasco e incontra una monaca che tutte le notti si reca a pregare nella chiesa del convento di Nossa Senhora da Graça. L’attrice decide finalmente di vivere un’esistenza utile a se stessa e agli altri e torna a Parigi con un importante regalo per se stessa, l’adozione del bimbo. Film apparentemente turistico (esasperanti le panoramiche sui più noti luoghi di Lisbona, noiosi i reiterati passaggi dei tram, mal ricostruite le atmosfere dei bar dove ci sono sempre gruppi che si esibiscono nel Fado), trova la sua connotazione principale in una specie di melodramma in cui tutti fanno a gara nell’essere poco credibili, compreso il regista che interpreta l’autore del film. Leonor Baldaque è ripresa in statici primi piani, il piccolo Francisco Mozos ha un viso che sarebbe piaciuto al Vittorio De Sica di Sciuscià (1946).

 

Ottobre
Ottobre

 

Sicuramente più interessante, a tratti perfetto, Octubre (Ottobre) che decreta il debutto alla regia di un lungometraggio dei fratelli peruviani Daniel e Diego Vega. Il loro stile scarno ricorda Jim Jarmusch e Aki Kaurismaki ma in chiave sudamericana, con una storia bella capace di raccontare come poche una certa realtà peruviana. Clemente è uomo taciturno, senza veri amici e che soddisfa le sue esigenze sessuali con laide prostitute. Presta denaro, forse non è uno strozzino nel senso pieno del termine, ma è sicuramente poco amato. Un giorno in casa trova una cesta con dentro una neonata e, forse per il dubbio di essere il padre, la accoglie e la accudisce come sa e può. Una delle sue debitrici s’intromette nella loro vita, entra in casa, diviene la padrona cui obbediscono sia l’uomo sia la bimba. Tutto sommato, l’uomo accetta di avere grosse spese causate dalla donna perché finalmente respira l’aria di una famiglia. La donna vince una lotteria, ma è disposta a rimanere forse per amore. Lui non capisce e perde sia la bimba sia la donna. Anche se il finale lascia qualche barlume di speranza. Una Lima così ben raccontata non la avevamo mai vista, con zone poverissime in cui è lecito l’illecito, in cui ogni mezzo è buono per sopravvivere, dove proliferano strozzini e prostitute, ambedue utili per l’equilibrio sociale. Vi sono, oltre ai due protagonisti, altri personaggi molto ben disegnati quali le prostitute, le donne del popolo, i piccoli malavitosi, la perfetta farmacista, il taxista di cui si sente solo la voce. E’ un piacere scoprire nuovi autori in grado di realizzare opere di livello, interessanti e, perché no, divertenti. Ne è interprete uno straordinario Bruno Odar, un professionista che alterna con uguale bravura cinema, teatro e televisione. Gli fanno da contraltare la non giovane debuttante María Carbajal e un cast di attori particolarmente ben calibrati.