Festival di Cannes 2006 - Pagina 9

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Festival di Cannes 2006
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Sabato 27 - domenica 28 maggio – Undicesimo/dodicesimo giorno.
La premiazione che ha chiuso la 59ma edizione del Festival di Cannes ha soddisfatto poco, per almeno due ragioni. Ha assegnato la Palma d’Oro a The wing that shaker the barley (Il vento che scuote l’orzo), uno dei film minori di Ken Loach. E’ un’ode agli estremisti irlandesi che, negli anni venti, non accettarono il compromesso con gli inglesi, da cui nacque la Repubblica d’Irlanda, nel nome della lotta per la costruzione di una patria socialista che si estendesse all’intera isola. E' un'opera di buona fattura, ma discutibile politicamente e povera d’autentica ispirazione. Qualche cosa capita anche a Flanders (Fiandre), opera che conferma lo stile di Bruno Dumont, ma non aggiunge nulla alla sua filmografia se non uno sguardo particolarmente pessimistico sul destino dell’uomo sia in pace, sia in guerra. Il gran premio della giuria a Red Road (Strada Rossa), opera prima dello scozzese Andrea Arnold, rappresenta la decisione più strana fra quelle adottate dalla giuria, vista la prevedibilità e la pochezza espressiva del film. Il riconoscimento per la regia a Babel del messicano Alejandro Gonzáles Inƒgárritu, sottolinea la professionalità di questo cineasta, ma lo fa scegliendo un’opera più furba che originale. Per ciò che riguarda Volver (Tornare) dello spagnolo Pedro Almodóvar, il vero sconfitto di quest’edizione, i due riconoscimenti che gli sono stati assegnati (premio alla sceneggiatura e alloro al complesso delle interpreti), suonano come un tentativo di rendere meno scandalosa la sua esclusione dai palmares più importanti. Il premio per l’interpretazione maschile, andato al complesso degli attori del film sui soldati magrebini (Indigènes del regista franco - algerino Rachid Bouchareb) che hanno partecipato alla seconda guerra mondiale, ha un suono nettamente politico e per nulla estetico. Il regista che ha più da recriminare, non avendo ricevuto nulla, è il turco Nuri Bilge Ceylan il cui Iklimler (I climi) era, a nostro parere, il migliore fra i molti titoli in concorso. Nelle ore precedenti la cerimonia di premiazione si era visto l’ultimo titolo in concorso: Crónica de una fuga (Cronaca di un’evasione) dell’argentino Israel Adrián Caetano, che ci riporta agli anni terribili della dittatura militare in Argentina (1976 – 1983) quando gli oppositori del regime o i semplici sospettati di esserlo, erano rapiti, torturati, uccisi senza alcuna possibilità di giudizio. In quel triste periodo avvenne anche la fuga di quattro desaparecidos dalla villa Casa Chiusa in cui erano detenuti da più di quattro mesi. Stilisticamente il film è un carcerario di tipo tradizionale con un pizzico, ma appena un pizzico, d’interesse per le condizioni politiche in cui è ambientato. Emozionante, ma vecchiotto.