19 Giugno 2006
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Giovedì 25 maggio Nono Giorno.
Paolo Sorrentino, una delle voci più originali del nostro cinema, lavora attorno ad un tema fisso: la forza che lamore sa dispiegare anche su individui cinici e abbietti. Tale è Geremia, il protagonista de Lamico di famiglia. Un relitto fisicamente sconciato, vecchio, sporco, avaro sino al parossismo e, per giunta, dedito ad un mestiere particolarmente odioso, quello dellusuraio. Gli capita di essere travolto dalle fresche carni di una ragazza che sta per sposarsi e al cui padre ha prestano dei soldi. Con il fuoco addosso, dimentica latavica prudenza, vuole persino mandare in ospizio la madre paralitica e non meno laida di lui. Lerrore maggiore lo fa quando decide di tentare il colpo grosso, puntare tutto ciò che ha accumulato in anni di nefandezze, un milione e duecentomila euro, su un prestito ad un industriale che gli promette la restituzione del doppio in due mesi. Solo che si tratta di una stangata organizzata da quello che gli è sempre stato vicino e che, ora, sfrutta questa sua debolezza sessuale per portargli via tutto. Ritornato povero, dopo aver rischiato di morire in una sorta di duello rusticano con uno a cui aveva rifiutato un prestito, si rimette al lavoro, riparte dallinizio e rifiuta lamore della giovane che, per una delle misteriose vie del destino, ora si è invaghita di lui. Il film è un racconto ritratto senza preoccupazioni deccessiva verosimiglianza, di corrispondenza o rappresentazione di problemi sociali di un qualsiasi tipo. Questo avaro non è tanto un caso politico o criminale quando una vicenda clinica. E' un approccio che si realizza al meglio anche grazie la straordinaria verve interpretativa di Giacomo Rizzo, uno dei tanti gioielli, spesso dimenticati, di quellinesauribile giacimento dattori che è il teatro napoletano.
Indigènes (Indigeni) del regista franco - algerino Rachid Bouchareb è un film dal taglio classico sulla seconda guerra mondiale. L'unica novità è la valorizzazione del contributo dato alla vittoria contro i tedeschi dal contingente magrebino, arruolato sotto le insegne dellesercito francese. E noto che molti governi hanno usato i popoli emarginati come carne da cannone. In questo conflitto lo hanno fatto gli americani, con i soldati di colore, i sovietici, con i mongoli, i francesi con gli uomini reclutati in Algeria e Marocco. Sono stati proprio questi ultimi a dare un contributo fondamentale nella battaglia di Cassino, in Italia, e nei Vosgi, in Francia. Sono uomini che hanno sacrificato la vita e subito gravi ferite per poi essere messi da parte e ricacciati in una condizione di semischiavitù. Il film non va oltre i canoni del classico prodotto bellico, con tante sparatorie, eroismo e vigliaccheria, ufficiali menzogneri, sottoufficiali crudeli. Nulla di nuovo sotto il sole e, se in terra di Francia, questopera è destinata a resuscitare vecchie polemiche e a versare sale su ferite ancora aperte, è difficile che allestero desti analogo interesse.
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