Festival di Cannes 2006 - Pagina 3

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Festival di Cannes 2006
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Venerdì 19 maggio – Terzo Giorno.
Sembra proprio che il cinema indipendente americano abbia preso la strada indicata dal documentarista Michael Moore nella denuncia delle magagne della politica e dell’orrore di cui si macchiano, in nome del Dio dollaro, le grandi compagnie. Lo ha fatto Richard Linkalter con Fast Food Nation (La nazione del fast food) in cui si raccontano varie storie che ruotano attorno alla scoperta che c’è dello sterco negli hamburger di una grande catena di fast food. Un funzionario è inviato ad indagare presso la ditta che fornisce la carne, mentre un gruppo d’immigrati clandestini messicani finiscono a lavorare proprio in quella fabbrica. Sono storie separate che conducono all’umiliazione degli immigrati e opportunismo del manager - inquisitore che, scoperte le poche cure igieniche in vigore della fabbrica, mette tutto a tacere ed è premiato con un avanzamento di carriera. Il film è molto duro sul piano della denuncia politica, ma debolissimo su quello dello stile e dell’originalità del modo di raccontare. Su questo versante sembra di assistere alla proiezione di un telefilm e neppure uno dei migliori.
Volver (Tornare) di Pedro Almodóvar è un gran film. Il regista spagnolo continua il discorso sulle donne e la famiglia che ha avviato sin da Todo sobre mi madre (Tutto su mia madre, 1999). Lo fa ricorrendo all’abituale costruzione melodrammatica per raccontare una vicenda ricca d’incesti, morti nascoste, falsi decessi, tradimenti, riscatti apparentemente impossibili. Una donna volitiva, che lavora in un’azienda di pulizia all’Aeroporto di Madrid, ha la possibilità di coronare il sogno della sua vita: gestire un ristorante. L’opportunità gliela offre la troupe di un film che cerca un posto ove andare a mangiare. Nelle stesse ore deve affrontare un dramma familiare – la figlia uccide il (presunto) padre che cercava di violentarla – e il dolore per la morte di un’anziana zia. Solo che la parente, che tutti pensavano vivesse sola, era accudita dalla madre della donna, che risultava morta in un incendio ove, invece, era deceduta l’amante del padre. Quest’ultimo, per non smentire la tradizione, aveva violentato e messo in incinta la figlia. Va da sé che, fra cadaveri nascosti in freezer, agnizioni di paternità, madri ritenute morte che ritornano, il film mette in scena un bel po’ di cose. Il discorso che più interessa è quello sull’inferno che si cela fra le pareti domestiche e gli orrori che nascosti dai rapporti di parentela. Uniche ad uscire forti e indistruttibili da questo groviglio di vipere sono proprio le donne, che sanno superare ogni ostacolo. Il film ha un bell’andamento, teso e misurato negli effetti. La stessa partitura melodrammatica serve come veicolo per un discorso ampio, ne sottolinea i momenti ironici ed esalta quelli drammatici.