Festival Internazionale del Film di Cannes 2015 - Pagina 10

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Festival Internazionale del Film di Cannes 2015
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the assassinIl taiwanese Hou Hsiao Hsien è una delle figure di maggior rilievo del cinema contemporaneo. Nella sua filmografia figurano molti titoli, spesso di produzione e in coproduzione con la Francia, che hanno segnato il cinema dei nostri giorni. Basti ricordare Zui hao de shi guang (Tre volte, 2005) e Le voyage du ballon rouge (Il viaggio dei palloncino rosso, 2007). Nella sezione competitiva del festival ha proposto Nièyǐnniáng (L’assassina) suscitando molti entusiasmi e altrettante perplessità. I primi nascono dall’aspetto estetico dell’opera, dominato da immagini paesaggisticamente perfette e da interni sontuosi. Il tutto cadenzato da una musica affascinante. I dubbi derivano dall’eccessiva peculiarità della vicenda raccontata che è ambientata nella Cina durante la dinastia Tang (618 – 907), quando una giovane, educata alle alti marziali e all’assassinio da una suora, ritorna nella sua famiglia dopo anni d’esilio. Il suo compito è uccidere il cugino, Tian Ji’an, governatore della provincia di Weibo e in rotta con il regno. Il film è preceduto da un prologo in bianco e nero e racconta il conflitto fra la giovane esperta di arti guerresche e la corte della provincia, in particolare con il parente. Forse questi conflitti svelano quelli attuali fra le forze al potere in Cina, ma ciò passa in secondo piano davanti all’evidenza del gusto di raccontare e illustrare del regista. E’ un film perfettamente confezionato, ma il cui significato profondo rischia di sfuggire a non pochi spettatori.
SiriDheepan del francese Jacques Audiard ha al centro un militante delle Tigri Tamil che combattono il governo centrale dello Sri Lanka per realizzare uno Stato Socialista in quella parte del paese. Disgustato dagli orrori della guerra fugge in Francia costruendosi una famiglia fasulla con una profuga ventiseienne e una ragazza di nove anni che fa passare per moglie e figlia. A Parigi ottiene l’incarico di fare il custode di un’immobile situato alla periferia della città. Il casermone sorge in un territorio degradato, preda di bande giovanili che si contendono il traffico della droga e la gestione della criminalità. Lentamente il rapporto con le donne che ha portato con se e continua a presentare come moglie e figlia, migliora al punto che quando la prima finisce in mezzo a una sparatoria fra bande rivali, lui recupera l’esperienza guerrigliera e ammazza un bel po’ di nemici. L’ultima sequenza ci mostra la famiglia che si è trasferita a Londra ed è diventata una vera unione. Il film lascia non poche perplessità sul modo in cui il paese asiatico è descritto come un inferno e la Francia un terreno di guerra continua fra bande criminali, mentre l’Inghilterra ha i tratti di un quasi paradiso. Per quanto riguarda le psicologie dei personaggi appaiono decisamente schematiche e del tutto prevedibili. In poche parole un titolo tutt’altro che indimenticabile.
comoaraUn Certain Regard ha messo in cartellone un divertente film del rumeno Corneliu Porumboiu: Comora (Il tesoro). La storia è flebile, ma gestita con grande abilità. Un impiegato di un’agenzia di gestioni immobiliari conduce una vita tranquilla, dal tran – tran d’ufficio alle serate passate a leggere al figlioletto le avventure di Robin Hood. Un giorno bussa alla sua porta un vicino che ha bisogno di ottocento euro se vuole conservare la proprietà dell'appartamento soggetto a un pesante mutuo bancario. Lui quei soldi non li ha ma cede all’altro quando questi gli rivela che, in realtà, la somma gli serve per ingaggiare un tecnico e un rilevatore di metalli onde scoprire dove si nasconda un tesoro che il nonno ha sepolto nel giardino della casa di campagna di famiglia. Si convince e parte con il vicino alla ricerca della mitica fortuna. Dopo un giorno e una notte di sondaggi infruttuosi i due disseppelliscono una cassetta che contiene un bel po’ di azioni della Mercedes - Benz, le portano in banca e scoprono che valgono quasi due milioni di euro. Una vera fortuna che l’impiegato utilizza per comperare una manciata di gioielli veri da mostrare al figlio come parte del tesoro, preziosi che finiranno nelle meni di un gruppo di bambini che li useranno come cose di poco valore. Il film è denso d’ironia – tutta la fase della ricerca è lieve e spiritosa – e gioca abilmente sui sogni di ricchezza di una generazione che disprezza (giustamente) il comunismo di un tempo, ma rischia  di essere travolta dal capitalismo selvaggio che lo ha sostituito.