10°Sevilla Festival de Cine Europeo - Pagina 4

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10°Sevilla Festival de Cine Europeo
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taller de flamenco-568845-fullA metà del cammino, con cielo azzurro e temperature estive, il Festival con i suoi centottanta film e quattordici schermi, naviga a gonfie vele. Inoltre ogni giorno, da mezzanotte e mezzo in poi, gruppi musicali si esibiscono nella Casa Palacio Monasterio dove si incontrano gli ospiti del Festival. Tralasciando i film della sezione ufficiale, in larga parte provenienti da altre manifestazioni, e frugando in quelle parallele, è facile imbattersi in titoli sperimentali che mostrano aspetti inconsueti delle produzioni iberiche. Per gli appassionati di flamenco, nella città in cui ha avuto le sue origini, l’anteprima di Taller de flamenco (Laboratorio di flamenco) di Alfonso Camacho è stata salutata da calorosi applausi. Trentenne sivigliano, il regista, che ha lavorato per la Tv argentina, registra in circa settanta minuti la scommessa degli abitanti del quartiere operaio di San Luis di dar vita a una scuola di flamenco negli spazi abbandonati di una celebre cappelleria fondata nel 1885 e abbandonata nel 2003. Nell’edificio occupato, sgombrato e poi decorato dagli occupanti, una ricerca comune recupera vecchie canzoni e ne intesse di nuove attingendo alla storia e al folklore andaluso, a volte in chiave sentimentale, ma più spesso ironica e a volte consolatoria. Tra gorgheggi e lamenti prolungati all’infinito di appassionati e di giovani che frequentano scuole di musica, l’antica officina acquista nuova vita attraverso voci che testimoniano il permanere della tradizione.
alberiDiverso il discorso per altri due film sperimentali: Arboles (Alberi) del collettivo Los Hijos (Fernández Vázquez, Luis López Carrasco, Natalia Marín Sancho) e O quinto Evanxeo de Gaspar Hauser (Il quinto vangelo di Gaspar Hauser) di Alberto Gracia. Durano tutti e due durano sessantun minuti, tempo indispensabile per essere considerati lungometraggi.   Il primo, tra documento e finzione, mette insieme tre momenti di ambienti sociali antitetici, dalle foreste della Nuova Guinea a un’isola del Pacifico e a un interno madrileno in una libera associazione di idee che mette a fuoco la relazione tra uomo e ambiente.
quintoIl secondo, che ha vinto un premio della critica (Fipresci) a Rotterdam, prende spunto dal personaggio di Gaspar Hauser, già protagonista del film di Werner Herzog (L'enigma di Kaspar Hauser - Jeder für sich und Gott gegen alle, 1974), per mostrare scene alla rinfusa, in bianco e nero e a colori, di ambienti naturali, con un uomo nudo abbandonato in un bosco, e amici seduti intorno a un tavolo: una ragazza, un marinaio, Batman. Che sia datato 2013 o 1913 non cambia niente!
Dal Portogallo, con perfetto stile Manoel De Oliveira, sono arrivati i cento minuti di A vingança de uma mulher (La vendetta di una donna) che Rita Azevedo Gomes ha adattato dal romanzo dello scrittore francese Barbey D’Aurevilly (1808 – 1889) Les diaboliques (Le diaboliche, 1874). Con lentezza calcolata e con scenografie in larga parte teatrali, il film mostra il vendettatragico percorso della duchessa di Sierra Leone, reclusa dal marito, che ha ucciso la persona alla quale lei teneva di più e che ne ha dato il cuore in pasto ai cani. Per vendicarsi, lei si prostituiste nelle strade di Lisbona ed esige che sulla sua tomba, accanto al nome di famiglia, campeggi la scritta prostituta, per infangare il nobile casato. Niente di nuovo nel panorama di cinema portoghese, ma tradizione totalmente rispettata nell’illustrazione di una vicenda interpretata da attori di talento: Rita Durầo, Fernando Rodrigues, Hugo Tourita, Duarte Marins.