Plus Camerimage 2010 - Pagina 4

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South (Sud) è stato scritto, diretto e prodotto dagli austriaci Gerhard Fillei e Joachim Krenn. La storia che racconta è quella di un rapinatore di banche che dopo un disastroso assalto a un istituto di credito di Los Angeles riesce a sfuggire all’accerchiamento della polizia e arriva, seriamente ferito, sino a New York con la speranza di raggiungere l’America meridionale. Quest’odissea è punteggiata dai ricordi di un’infanzia violenta - il padre picchiava a sangue sua madre - e dalla compagnia di una raccolta di appunti, speditigli pochi giorni prima da un’ex amante. Nella Grande Mela incontra una ragazza ugualmente disperata e alle prese con un ex marito manesco. La giovane lo prende in simpatia e lo aiuta a fuggire. Assieme arrivano sino alla soglia del treno che dovrebbe trasportarli in Canada, ma qui lui si rifiuta di coinvolgerla sino alle estreme conseguenze, affronta gli agenti del FBI che lo stanno braccando, ma è ucciso da un membro di quella sorta di mafia che sta dietro l’assalto allo sportello bancario. Il film è girato con macchina da presa nevrotica, senza una minima coerenza narrativa. Sembra quasi un tardo prodotto di quel New American Cinema della metà degli anni sessanta giunto sino a noi con cinquant’anni di ritardo. Eì' troppo lungo ed esageratamente spezzettato ed è la classica opera prima in cui i cineasti mettono tutto quanto hanno in testa senza alcun filtro razionale.
Louis, diretto dall’americano Dan Pritzker e fotografato dal grande ungherese Vilmos Zsigmond, è un film senza dubbio originale. Lungo solo settantanove minuti, racconta, come se fosse un film muto, la storia di Louis Amstrong (1901 – 1971) alle prese con il problema di procurarsi la prima tromba. Siano a New Orleans nel 1907 e Louis è un ragazzino di sei anni che aiuta la madre prostituta a sbarcare il lunario aiutando due venditori dal cuore d’oro a vendere carbone su un carretto che gira per le strade del quartiere più povero e malfamato della città E’ un mondo giostrato fra politici corrotti, bordelli, giri di tangenti, maghe vudù, borghesi gaudenti, puttane alcolizzate. Il futuro mago del jazz riuscirà ad affrancarsi e a conquistare l’ambito strumento anche grazie alla preveggenza del direttore di un istituto rieducativo per giovani neri che intuisce le sue doti musicali. Il tutto è raccontato come un film muto, con tanto di didascalie e accompagnato dalla meravigliosa musica di Louis Moreau Gottschalk e Wynton Marsalis. E’ anche un sentito omaggio al cinema del primo Charlie Chaplin (1889 – 1977), ricco di citazioni e personaggi di suoi film, da Il Monello (The Kid, 1921) a Tempi moderni (Modern Times, 1936) sino a Il grande dittatore (The Great Dictator, 1940), senza trascurare le trovate e gli inseguimenti che costellano le comiche finali delle epoche Keystone, Essanay e Mutual. E' un film molto piacevole, intelligente e brillante nella fotografia, che ha il sapore di un gioco raffinato anche un po' fine a se stesso.