43º Sitges Festival Internacional de Cinema de Catalunya 2010 - Pagina 8

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43º Sitges Festival Internacional de Cinema de Catalunya 2010
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Spesso il rifacimento sembrano stanche copie degli originali. Non è così con Let Me in (Lasciami entrare) che il trentaquattrenne newyorkese Matt Reeves propone dal successo svedese di due anni fa, che Tomas Alfredson trasse dal romanzo di John Ajvide Lindqvist. Per chi non avesse visto il primo film, va detto che narra una storia di vampiri in età preadolescenziale. Owen, dodici anni, è un ragazzo introverso e solitario che a scuola è vittima di atti di bullismo. I genitori stanno per separarsi, e raramente sono in casa. Nel cortile del condominio incontra una coetanea, a piedi scalzi nella neve, che è appena andata ad abitare nell’appartamento accanto al suo. Timida e riservata, sembra aprirsi a una possibile amicizia. Non sa Owen che Abby ha dodici anni da tantissimo tempo, e che si nutre di sangue umano. Vive con un anziano che l’adora e che uccide per procurarle il nutrimento. Vittima di un incidente, il vecchio esce da scena. La polizia indaga sulle morti e potrebbe scoprire Abby e la sua amicizia per Owen. Non apportando molte variazioni al romanzo il film si finisce come il precedente. I bulli che hanno maltrattato Owen sono puniti, e il ragazzo parte con Abby verso un nuovo destino. Ambientato nel New Mexico, durante la presidenza di Ronald Reagan che teorizzava la lotta all’impero del male, il film si segue quasi fosse brand new, interpretato da due piccoli grandi attori: Kodi Smit-McPhee, Chloe Grace Moretz.

Da un altro bestseller svedese, Snabba Cash (Soldi facili) di Jens Lápidus, Daniél Espinosa, nato in Svezia nel 1977 e diplomato alla National Film School danese, gira il suo terzo film. Tre i protagonisti che si muovono nei bassifondi di Stoccolma: JW, giovane tassista che vuol entrare nel grande giro; Jorge, latinoamericano trafficante di droga che scappa dalla prigione ed è inseguito da Mrado, un duro della banda di trafficanti serbi. Lo svedese dapprima da rifugio al fuggitivo, poi considera un affare denunciarlo ai serbi, ma lo fa soltanto a metà. Vista la violenza dei serbi, decide di liberarlo. Nel racconto, abbastanza complesso, emerge la lotta senza quartiere tra bande, e il rovello di Mrado, combattuto tra l’esecuzione delle richieste violente del capo e la sicurezza della sua bambina di otto anni. Interpretato da Joel Kinnaman, Matias Padin Varela e Dragomir Mrsic, il thriller dura due ore e in Svezia ha registrato un record d’incassi.

Tra le cose migliori si è visto un film coreano, Kim Bok-nam Salinsageonui Jeonmal (Confondere) di Jang Cheof-soo, ex assistente di Kim Ki-duk. Il film, che era nella Settimana della critica a Cannes, è una cronaca di violenze e di vendetta in una piccola isola, Una giovane bancaria, che non ha avuto il coraggio di denunciare violenti giovanotti di quartiere, si gode una vacanza nell’isola della sua infanzia. Incontra l’amica dei suoi giochi d’allora, ed è testimone dei maltrattamenti del marito e subisce l’astio delle anziane abitanti del posto. Tuttavia non si schiera e appena può torna in città. L’amica, alla quale il marito uccide la figlia, rischia la vita ma in un sussulto d’orgoglio compie un’atroce vendetta. E c’è un finale a sorpresa che è meglio non raccontare, anche se va detto che la ragazza di città ha appreso la lezione. Protagoniste eccellenti, Seo Yong-heui e Ji Seong-weon.