12º Festival Internacional de Cine Las Palmas de Gran Canaria 2011

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12º Festival Internacional de Cine Las Palmas de Gran Canaria 2011
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12° Festival Internacional de Cine Las Palmas.

 

Las Palmas de Gran Canaria. L'espressione mansueta e sorniona di Jean-Pierre Leaud, il largo sorriso di un Willem Dafoe scattante e cordiale, il saluto di Jerzy Skolimowski, presidente della giuria, hanno fatto da cornice al Gala d'inaugurazione del 12º Festival Internacional de Cine al tramonto di una calda giornata estiva. Nell'Auditorio in riva al mare, dedicato al grande tenore canario Alfredo Kraus, anche il film d'apertura portava la firma delle isole.

Mateo Gil, 39 anni, conosciuto per le sceneggiature dei film di Alejandro Amenábar, (Agorá), è nato qui. Regista nel 1999 del film di successo Nadie conoce a nadie (Nessuno conosce nessuno), e autore di alcuni cortometraggi, questa volta ha tentato la carta internazionale richiamandosi ad avvenimenti mitizzati da Hollywood. Lo ha fatto dirigendo attori di differenti paesi e tentando la carta di Sergio Leone: in questo caso un western realizzato da uno spagnolo che va a inserirsi nella storia dei grandi western. Blackthorn, anteprima mondiale in partenza per il Tribeca Film Festival, presenta Sam Shepard nei panni di Butch Cassidy.

 

Non esattamente quello da noi conosciuto, perché il film parte da una ricerca attuata in Bolivia da Mateo Gil e dallo sceneggiatore Miguel Barros, che hanno scavato nel luogo dove si riteneva fossero i resti del leggendario fuorilegge e hanno scoperto che la tomba era vuota. Da questo l'ipotesi che Cassidy sia sopravvissuto allo scontro con l'esercito boliviano e che abbia vissuto altri vent'anni col nome di James Blackthorn allevando cavalli. E da qui parte la finzione. Siamo nel 1927, Butch Cassidy desidera lasciare la Bolivia e tornare a casa da un figlio che non ha mai conosciuto e che ha da poco perso la madre. Si congeda dalla giovane amante, (Magaly Solier), un'indigena che lo ha servito con amore e rispetto, e si appresta a una cavalcata lunga e insidiosa. Le cose andranno diversamente. Incontra un giovane ingegnere spagnolo (Eduardo Noriega) inseguito da indios armati, e lo salva. E proseguono insieme il viaggio, passando da una miniera abbandonata dove lo spagnolo ha nascosto un'ingente somma sottratta a imprenditori milionari. Butch Cassidy ha la sensazione di rivivere i tempi eroici di vent'anni prima, ma durante l'attraversamento del deserto salato e di montagne innevate avrá occasione di ricredersi. Scoprirà anche che l'ingegnere è un impostore e incontrerà in un paese sperduto il poliziotto che lo aveva tallonato vent'anni prima (Stephen Rea) e che ora, sebbene alcolizzato e deriso, ne intuisce la vera identità.  Girato in nove settimane in Bolivia, e con la partecipazione di altri  eccellenti attori (Dominique McElligott, Nikolaj Coster-Waldau, Padraic        Delaney) il film prodotto da un canario innamorato del cinema, Andrés Santana, è imbastito intorno al tema dell'amicizia, del coraggio, della lealtà:  lascia emergere valori dimenticati e ci regala l'avventura come sfida e come conoscenza. Ottimo Sam Shepard nei panni del vecchio pistolero, e una rivelazione Stephen Rea nei panni dell'anziano poliziotto al quale la nostalgia di tempi eroici impedisce di denunciare l'antico avversario. Deliziose, in ruoli antitetici, le due protagoniste femminili. Infine gioca un ruolo importante il paesaggio, vibrante di luce sul grande schermo  dove ancora una volta c'è chi dà la caccia a chi e soltanto alla fine si capirà chi sono i buoni e chi i cattivi.