43º Sitges Festival Internacional de Cinema de Catalunya 2010 - Pagina 2

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43º Sitges Festival Internacional de Cinema de Catalunya 2010
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Con una media di trenta spettacoli e venti film il giorno, il 43mo Festival Internacional de Cinema Fantàstic de Catalunya ha preso il via venerdì. In barba alla crisi, i biglietti di molti spettacoli erano esauriti ventiquattro ore prima. L’inaugurazione è stata all’insegna del cinema spagnolo quasi a ricordare l’attività della Film Factory di Barcellona che dedica molto spazio al genere. E della città catalana è il regista Guillem Morales, al suo secondo film dopo El habitante incierto (L’abitante incerto). E' suo il film d’inaugurazione, Los ojos de Julia (Gli occhi di Giulia), girato col patrocinio di Guillermo Del Toro. Protagonista Belén Rueda, una giovane signora la cui vista si sta indebolendo e che rischia di diventare cieca. La gemella, che accusava lo stesso male, si è sottoposta a un’operazione, il cui insuccesso sembra averla spinta al suicidio. Giunta in città insieme al marito (Lluis Omar), Giulia si trova al centro di una rete di misteri. Dal sospetto che la sorella sia stata uccisa all’incontro con personaggi ambigui, ha inizio un thriller che si tinge di terrore psicologico nei confronti della donna che indaga sulla morte della sorella. Quando un prezioso testimone è trovato fulminato nella vasca da bagno, e quando il marito muore appeso allo stesso cappio della cognata, è evidente la presenza di un assassino, ma la polizia trova plausibili tutte quelle morti. Il film dura circa due ore, con la protagonista che sta perdendo la vista e che si trova nel mirino di uno sconosciuto. Senza parlare della conclusione della vicenda, va detto che il film più che sviluppare una sceneggiatura articolata, sembra un’esercitazione su un tema: come può difendersi una signora semicieca, sola in casa.  
Di cecità si parla anche in un altro film spagnolo, Agnosia (Angoscia) del 33enne Eugenio Mira, secondo film dopo The birthday (Il compleanno) e grande produzione in costume di fine Ottocento, descrive lo scontro tra due grandi aziende. Prima europea dopo i Festival di Toronto e di Austin, parla dell’invenzione del fucile con mirino ottico e dell’incidente, con parziale perdita di vista, della bambina dell’inventore. Anni dopo, quando la bambina è cresciuta e continua a soffrire, una ditta apparentemente amica, tenta di rubare la formula dell’arma uccidendo l’inventore e bruciandone la fabbrica. La ragazza è sequestrata da un falso medico che vorrebbe scoprire la formula e che rapisce un suo ex dipendente, che ha lo stesso volto del promesso sposo della ragazza, col compito di farle la corte e carpirle il segreto. Il giovane, però, s’innamora ed è ricambiato. Interpretato da Bárbara Goenaga e Eduardo Noriega e da Martina Gedeck nella parte dell’industriale rivale, il film appesantisce il grande spettacolo a colori di fine secolo a Barcellona con ripetizioni che complicano a volte sia il thriller sia la storia d’amore.
Più interessante il documentario di settantaquattro minuti, El hombre que vió llorar a Frankenstein (L’uomo che vide piangere Frankenstein), presentato dal regista americano Mick Garris nella sezione Masters of Horrors e diretto dallo spagnolo Àngel Agudo. Il film è un omaggio al regista spagnolo Paul Naschy (1934 - 2009), all’anagrafe Jacinto Molina, è descrive l’avventurosa e pericolosa vita della famiglia Molina durante la seconda guerra mondiale in uno con la vocazione di Jacinto che lo portò a studiare in Germania. Attore e regista di almeno settanta film di genere, Paul Naschy, è stato apprezzato e premiato in Europa e Stati Uniti per i suoi film girati, oltre che in Spagna, a Londra e Los Angeles. Il film segue il colorito percorso di quello che è stato definito l’attore dai cento volti e inanella omaggi a registi famosi, quali John Landis, Joe Dante e molti altri.