43º Sitges Festival Internacional de Cinema de Catalunya 2010 - Pagina 7

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43º Sitges Festival Internacional de Cinema de Catalunya 2010
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Per porre l’accento sul gran numero dei film in concorso a Sitges si dovrebbe parlare anche di quelli già visti a Cannes, e dei quali abbiamo già scritto, dall’elegante e cinico film coreano Hanyo (La cameriera) al sorprendente film ucraino Schastye Moe (My Joy) e all’intricante recupero francese L'enfer d'Henri-GeorgesCluzot (L’inferno di Henri-Georges Clouzot) di Serge Bromberg e Ruxandra Medrea. Limitandoci ai meno visti, un accenno merita il turco Kosmos di Reha Erdem, film stravagante e surreale su un ladro, Kosmos (Sermet Yesil), che seguiamo durante una corsa senza fine in un paesaggio innevato. Devono essere tempi di guerra o di dittatura repressiva perché si sentono continuamente spari e colpi di cannone. Kosmos, aspetto da vagabondo, compie miracoli, prima salva un bambino caduto nel fiume, quindi ne conosce il padre e la sorella. All’uomo il forestiero non va a genio e gli spegne una sigaretta sulla mano, ma la ferita si rimargina subito. Poi il protagonista s’innamora della ragazza, ma niente andrà nel verso giusto. Il giovane, salta sugli alberi come se stesse nuotando, piange spesso e non accetta nessun lavoro, quasi volesse indicare una maniera diversa di vivere, sicuramente più spirituale. Il film, di due ore, si chiude con l’immagine di Kosmos che riprende a correre sulla neve, messaggero dell’altro mondo nel quale tutti confluiranno.

In prima mondiale, invece, è stato presentato Wir sind die Nacht (Noi siamo la notte) del tedesco Dennis Gansel, trentasette anni, i cui due ultimi film, Napola e L’onda, avevano suscitato animate discussioni. La sorpresa è che l’intento sociale questa volta assume forma di apologo: almeno se si tenta di dare un significato a un film di vampiri ritenendo che si tratti di squali che sconfiggono i cittadini onesti. A Berlino una ventenne sbandata, Lena, (Karoline Herfurth) tenta di rapinare un mafioso russo che è nel mirino della polizia. Scappa, ma è rincorsa da un giovane agente, (Max Riemelt) che la raggiunge su un ponte dove lei finge di trovarsi lì da tempo e ha quindi l’opportunità di tornarsene a casa dalla madre indigente. La sua vita cambia la notte successiva infiltrandosi in una discoteca privata, gestita da tre donne vampiro. Louise, la più autoritaria, (Nina Hoss) s’innamora di lei, la morde e la rende immortale. La vicenda si muove su due binari: quello dell’introduzione di Lena in un mondo lussuoso, di sicurezza e di eternità, e quello del giovane agente che la ritrova ed è incuriosito dal suo nuovo aspetto. Inoltre, le ricerche della polizia sulle scie di sangue lasciate dai vampiri, porteranno a nuovi incontri e ad altre indagini. Il problema che il film sembra porre è che anche i vampiri hanno un’anima. Sono quindi più vulnerabili degli squali della finanza, e come tali finiscono per diventare protagonisti di un film che sconfina nel romanticismo. Nel finale una delle tre donne muore sorpresa dalla luce del giorno. Un’altra trova insopportabile l’estraniamento dall’universo umano, e si uccide esponendosi ai raggi del sole su una terrazza. Louise cattura il giovane agente che Lena ha protetto e le dice che glielo “regala” se lei riesce a testimoniarle sinceramente di amarla.  Siamo ossessionati dalla cultura della gioventù, ha dichiarato il regista, materializziamo i nostri desideri edonistici soccombendo al consumismo e partecipando a feste tutte le notti. Pensiamo soltanto a noi stessi e al nostro interesse. Nessuno vuole assumersi disponibilità. Ci siamo convertiti nella società più apolitica di tutti i tempi. Per lo meno in Germania.