Festival di Setubal 2008 - Pagina 4

Stampa
PDF
Indice
Festival di Setubal 2008
Pagina 2
Pagina 3
Pagina 4
Pagina 5
Pagina 6
I premi
Tutte le pagine
Ladri
Fra gli altri film in concorso vale la pena segnalare Ladrones (Ladri) dello spagnolo Jaime Marques che ha un bel taglio realistico e racconta una storia abbastanza originale. Sin da piccolo Alex ha aiutato la madre a borseggiare i viaggiatori del metro, finito in collegio dopo l’arresto della mamma e del complice, ne esce al compimento della maggiore età e, dopo un breve impiego come parrucchiere, mette a frutto le cose imparate sin da piccino svuotando le tasche a passanti e viaggiatori. Un giorno incontra Sara, una ragazza di buona famiglia che ruba CD in un supermercato, l’aiuta a sottrarsi ai controlli ed istaura con lei un sodalizio criminale e sentimentale ad un tempo. Nel corso di un borseggio su ordinazione, lei è scoperta e lui l’aiuta anziché fuggire. Finale tragico, degno della classica storia basata su un amore puro, ma impossibile. Il film è girato molto bene, gli interpreti sono credibili e si gusta dalla prima all’ultima immagine, anche per l’equilibrata miscela fra romantico, sociale e tragico.
Stranieri
Stranieri
Amori impossibili anche in Zarim (Stranieri) di Erez Tadmor e Guy Nattiv. E’ il classico film sul contrasto fra ebrei e palestinesi destinato a risolversi, almeno apparentemente, in una storia sentimentale. Semi e Rana s’incontrano e si amano a Berlino, nella festosa atmosfera dei campionati mondiali di calcio del 2006. Finita la festa, ritornati ciascuno alla propria vita – lei come madre single che vive clandestinamente a Parigi, lui come appartenente ad un kibbutz – le loro strade s’intrecciano nuovamente e si chiudono o aprono, entrambe le possibilità sono adombrate, in un finale che vede esplodere la seconda guerra libanese per opera dell’armata israeliana. Il film e girato sobriamente, con pochi mezzi e molta buona volontà. Gli interpreti sono bravi, anche se Patrick Albenque non e sempre all’altezza della complessità del personaggio. In definitiva un film di buon livello anche se non eccezionale.
Un mondo a parte
Un mondo a parte
Particolarmente interessante To verdener (Un mondo a parte) del danese Niels Arden Oplev che muove da una storia vera per affrontare il mondo delle sette, in particolare quella dei Testimoni di Geova. La giovane Sara vive in una famiglia di adepti di questa setta, ne rispetta tutte le proibizioni sino a che incontra, innamorandosene, Teis che la sottrae, fra mille difficoltà all’influenza dei parenti. Soggetta a continue vessazioni da parte degli anziani della chiesa da cui si è staccata, ripudiata dai parenti, non avrà altra scelta che cambiare città e dedicarsi all’insegnamento in una struttura laica. Il film e’ ben costruito, anche se con molte ripetizioni, e affronta un tema di grande importanza, quello del fanatismo cristiano. La storia funziona anche grazie alla bravura degli interpreti, prima fra tutti Rosalinde Mynster, e ci consegna un panorama più inquietante di quello dell’integralismo islamico. Lo stile segue un processo narrativo lineare, da cinema classico. Proprio per questo consente allo spettatore di capire a fondo la mostruosità di ciò cui sta assistendo. Le hanno ben colte i giurati del Premio Signis, organizzazione ecumenica delle chiese cristiane, che gli hanno attribuito il loro premio.
In nome di Dio
In nome di Dio
Sempre in tema di estremismo religioso da segnalare Khuda Ke Liye (In nome di Dio), primo lungometraggio del pakistano Shoaib Mansoor, uno degli uomini più famosi nel mondo dello spettacolo del suo paese. Vi si racconta la storia di una ragazza, nata in Inghilterra da una famiglia d’origine pakistana, che il padre attira con un pretesto nel paese asiatico per darla in sposa forzata ad un ex – cantante convertitosi all’Islam più fanatico. La poveretta finisce prigioniera di una famiglia che vive sul confine con l’Afghanistan, subisce la violenza del marito, gli da un figlio e tenta invano di fuggire. Solo l’arrivo provvidenziale dell’esercito pakistano, mosso da una lettera disperata che lei e’ riuscita a far arrivare al fidanzato inglese, porterà alla sua liberazione e al processo contro gli integralisti. Processo che lei vincerà grazie all’intervento di un famoso teologo islamico, dotto e moderato, contrario ad ogni forma di fanatismo. A questo punto sarà lei a decidere di rimanere a Lahore per lottare assieme alle altre donne per ottenere liberà e diritti. Il film, che ha ricevuto numerosi premi fra cui la Piramide d’Oro dell’ultimo Festival de Il Cairo, ha un taglio nettamente didattico e sociale, anche se non mancano alcune cadute di regime come l’esaltazione del ruolo salvifico dell’esercito pakistano o la santificazione dei teologi mussulmani moderati. Stilisticamente non si discosta da altri film che denunciano l’oppressione sulle donne con attenzione più al valore sociale dei temi affrontati che alla novità o anche solo la purezza del linguaggio cinematografico.