Il cinema degli altri: la Francia - Pagina 4

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Il cinema degli altri: la Francia
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grand-central-la-locandina-del-film-290102 mediumStoria d’amore anche quella legata al triangolo che s’instaura fra tre lavoratori di una centrale atomica in Grand Central (La grande centrale, 2013) di Rebecca Zlotowski. Gary, un giovane prestante e sbandato, s’innamora di Karole, moglie del suo collega Toni ma non sa che la donna gli si è concessa per essere messa in cinta, visto che vuole un figlio e suo marito è sterile. Quando le carte sono messe in tavola ci sono prevedibili scenate e allontanamento di tutti. Non è una storia particolarmente nuova né la regista la racconta in maniera originale. La sola cosa interessante è l’ambiente di lavoro in cui i tre operano: una grande centrale nucleare in cui la contaminazione e i rischi per la salute sono presenti in ogni gesto. Il resto, solidarietà e conflitto fra operai, non aggiungono molto a quanto il cinema ha raccontato nei decenni scorsi. Chi sa se l’aver dato il nome di Toni ad uno dei protagonisti è un omaggio consapevole al film omonimo diretto da Jean Renoir nel 1935.
la-vta-di-adele-posterIn ogni caso uno degli autori di maggior pregio di questa tendenza è Abdellatif Kechiche che ha tratto, liberamente, La vita di Adele (La Vie d’Adéle, 2013) dalla graphic novel Le Bleu est une Colleur Chaude (Il blu è un colore caldo, 2010) di Julie Maroh. Il film racconta la bella storia di una relazione amorosa fra due donne colte in un momento fondamentale per la formazione e maturazione del carattere. Adele ha quindici anni e frequenta la prima liceo quando incontra Emma, studentessa della scuola artistica, più anziana di lei e dichiaratamente lesbica. Fra le due esplode un’attrazione sentimentale e fisica molto forte. Sono passati gli anni e ora vivono assieme, Emma è diventata una brava pittrice e ha fatto dell’amica una vera e propria musa ispiratrice. L’artista, assorbita dal lavoro, trascura la compagna, che ha trovato impiego come insegnate in una scuola materna. Questa, sentendosi esclusa, si concede una breve relazione, solo sessuale, con un collega, ma quando la compagna scopre la cosa la caccia di casa e non vuole più avere a che fare con lei. Sono passasti altri anni ed ora la maestra insegna nelle suole elementari, mentre la pittrice, sempre più affermata, ha un’altra compagna, anche lei artista, e stanno organizzando una mostra assieme. Il vernissage offre una fuggevole occasione d’incontro alle due ex – amanti. L’insegnate confessa di essere vissuta nel ricordo dei del loro amore e la pittrice, seppur con maggior riluttanza, ammette la stessa cosa. Tuttavia oramai tutto è stato deciso e non rimane che sancire una separazione definitiva. Il film disegna una storia d’amore straziante e realistica, dove le sequenze erotiche esprimono con grande chiarezza movimenti, posizioni, passione. E’ anche lo straordinario ritratto femminile di una donna (Adele Exarchopoulos) colta nei vari passaggi fra l’adolescenza e la maturità. Un film tenero e drammatico in cui la fine di un amore diventa esperienza lacerante per chi vi è stato coinvolto. Davvero un testo di prim’ordine e il manifesto dei diritti di una sessualità che non conosce barrire di genere.
suzanne-posterRitorniamo alle figure femminili con Suzanne (2013) di Katell Quillévéré, ritratto doloroso di una giovane che, per amore, percorre in discesa l’intera scala sociale. La regista la segue dalla prima adolescenza quando, orfana di madre ma con accanto una sorella minore molto equilibrata, si trova a dover affrontare un gravidanza indesiderata. Partorisce un figlio, poi s’innamora di un trafficante di droga, dal quale avrà una bambina, che la trascina nella latitanza. Col passare degli anni perde sia la sorella, morta in un incidente stradale, sia l’affetto del padre, un camionista solido e razionale. Conoscerà la prigione, il figlio le sarà sottratto e si troverà ancor più sola. Il suo gesto finale, quello di denunciarsi al poliziotto che le sta controllando i documenti, assomiglia assai più che a un pentimento all’esplodere di una stanchezza del vivere che le ha chiuso ogni via d’uscita. Film come questo richiedono un contributo fondamentale all’attrice che ricopre il ruolo principale e la giovane Sara Forestier mostra di disporre più che a sufficienza delle doti necessarie a sostenere un ruolo tanto importante e difficile.