40° Settimana del Cinema Magiaro 2009 - Pagina 6

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40° Settimana del Cinema Magiaro 2009
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Mercato gitano
Mercato gitano
Nella storia del cinema magiaro c'è uno spazio particolare dedicato al documentario. Un settore che in altre cinematografie è visto come poco più di una palestra per futuri autori di film narrativi. Qui, al contrario il settore ha ampia autonomia come campo d'indagine, di ricerca e di creazione. Basti pensare a quel singolare filone che è stato il falso documentario che, alla metà degli anni settanta, si è imposto al mondo del cinema internazionale con un'intuizione che mescolava ricerca sociologica, attenzione alla psicologia, analisi sociale. Buona parte di quello spirito è rimasta ancora oggi e sorregge una produzione particolarmente copiosa di cui vale la pena citare alcuni esempi efficaci. Nomád Pláza - A három vándor (Mercato gitano – Tre vagabondi) di Péter Szalay è il ritratto di: un giostraio d'origini zigane, un costruttore di flauti e un fotografo che usa ancora vecchie macchine. Il film segue il lavoro di questi ambulanti con occhio quieto e attento, documenta la dura fatica degli addetti ai Luna Park, il gusto di chi confida nella musica per dare un valore alla vita e la passione di chi ama il proprio mestiere sopra ogni cosa. Il film è molto ben costruito e, anche se non indugia su alcun evento eccezionale, tiene avvinto lo spettatore dalla prima all'ultima immagine.
La spia contadina di città
La spia contadina di città
Altri due esempi di questo tipo di cinema li offrono Kémek a porfèszekben (La spia contadina di città) di Gábor Zsigmond Papp e Kis Halak ... nagy halak (Pesce piccolo ... pesce grande) di Livia Gyarmathy. Il primo racconta la vita, attraverso una lunga intervista di Gábor Rimner, offertosi alla CIA e reclutato nel 1973, che per anni ha passato segreti militari agli americani badando a danneggiare i russi e non il suo paese. Caduto il regime è stato messo da parte e proprio la condanna, subita dopo essere stato scoperto, gli ha impedito di avere un qualsiasi riconoscimento da parte della nuova Ungheria, ove è considerato un pregiudicato. E' un film persino divertente sugli inganni del potere e la corta memoria di ci sta al comando. E' girato molto bene usando interviste, brani di repertorio, fotografie, documenti d'epoca e dispiega una corposa fantasia stilistica.
Pesce piccolo pesce grande
Pesce piccolo pesce grande
Il secondo è un bell'apologo sulla caccia ai pescatori di frodo con la polizia che lascia passare quelli che fanno commercio in grande e angaria i poveri pensionati che non hanno i soldi per comprare una licenza. E' un film amaro e divertente, girato molto bene e sorretto da una morale tutt'altro che banale.Sempre in tema di documentari e film corti da ricordare anche Letűnt Világ (Mondo perduto) di Gyla Nemes, il cortometraggio che ha vinto in questa sezione del Festival di Karlovy Vary 2008. E' il quadro, in sostanza senza parole, tranne i suoni preparatori all'esecuzione orchestrale di una partitura di Ludwig von Beethoven (1770 - 1827), che accompagna le immagini, dirute di un vecchio insediamento su una penisola sul Danubio al centro di Budapest e la sua trasformazione in complesso residenziale moderno e lussuoso. Ciò che emerge è una buona dose moralismo e qualche lacrimosa nostalgia per un passato, tutt'altro che eroico. Come spesso capita il rischio è di scambiare la modernizzazione con il male a tutto tondo. La forma è densa di avanguardismi stilistici, non sempre funzionali alla storia.
Storia dell'aviazione
Storia dell'aviazione
Qualche riga, infine, per un documentario scenograficamente sontuoso: A repülés története (Storia dell'aviazione) di Bálint Kenyeres. Una bimba è la sola a cogliere il dramma di un pioniere del volo che muore nel tentativo di sorvolare la Manica. Tutto introno altre persone, in abiti fine ottocento, vivono i loro piccoli drammi. Banale anche se realizzato con professionalità.