40° Settimana del Cinema Magiaro 2009

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40° Settimana del Cinema Magiaro 2009
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I premi
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ImageI dirigenti della cinematografia ungherese sono stati fra i primi, all'inizio degli anni settanta, a capire l'importanza di stabilire solidi rapporti internazionali con operatori economici e critici particolarmente interessati al loro lavoro. Da questa consapevolezza è nata la Settimana del Cinema Magiaro, che si tiene ogni anno, fra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio, e che, quest'anno, ha celebrato la quarantesima edizione. L'idea di base è molto semplice e relativamente poco costosa: ogni anno s'invitano nella capitale ungherese – nei primi tempi c'era un'alternanza con Pécs – un certo numero di distributori, selezionatori di festival, critici provenienti dai più diversi paesi e si mostra loro l'intera produzione dell'anno precedente. E' un ottimo modo per consentire agli ospiti di gettare uno sguardo ampio su questa cinematografia, sia per cogliere, con notevole anticipo, i titoli che possono interessare alle varie manifestazioni internazionali. Né si deve trascurare, per gli invitati, la possibilità di seguire nel tempo i mutamenti che si sono verificati nella struttura sociale del paese. Chi ha avuto questa possibilità, quasi sin dall'inizio, ne ha tratto un'esperienza unica che gli ha consentito di seguire, passo dopo passo, i travagli di una nazione passata dal grigiore – qui meno intenso che da altre parti – del realismo socialista, alle speranze, venate di comprensibile ingenuità, esplose con la fine del regime, all'arrivo del capitalismo, sino alla stabilizzazione odierna in un'Europa ricca di possibilità, ma tutt'altro che avara di preoccupazioni.
Tempi perduti
Tempi perduti
Un percorso quasi unico, che ha permesso d'intrecciare cinema e vita sociale, verificando sul campo quanto siano legate la realtà politica e questa forma d'arte. Veniamo, dunque, all'edizione 2009, lasciandoci guidare dal palmarès composto dalle varie giurie, tutte internamente ungheresi che hanno espresso giudizi non sempre condivisibili. Il maggior riconoscimento è andato a Utolsó idők (Tempi perduti) di Áron Mátyássy che è stato anche coronato per il miglior sonoro. E' la storia di una vendetta e del rapporto ambiguo tra fratello e sorella. Siamo nel 1997, alla frontiera fra l'Ungheria e l'Ucraina, un meccanico, contrabbandiere di sigarette e benzina, vive con la sorella minorata che è stuprata da due altri abitanti del villaggio. Lui scopre chi sono e li uccide prima di essere ammazzato a sua vota dalla polizia. E' un film ambiguo che non sceglie una strada precisa fra il dramma rusticano e quello psicologico. Il dato più evidente è il ritratto di un degrado abissale e di un altrettanto forte mancanza di speranze. La storia è raccontata abbastanza bene, ma in modo confuso con momenti facilmente prevedibili e digressioni che hanno assai poco a che fare con il filone principale che non appare facilmente individuabile.
Un tipo di America 2
Un tipo di America 2
Miglior film di genere, premio alquanto discutibile sin dalla definizione, è stato giudicato Valami Amerika 2 (Un tipo di America 2) di Gábor Herendi che ha al centro tre fratelli alla ricerca di denaro per finanziare i loro progetti. E’ il seguito di Valami Amerika (Un tipo di America, 2003) dello stesso regista e ne conferma i tratti da commediola professionalmente accettabile, ma sostanzialmente rivolta al solo pubblico locale, tanto che si è affermato come campione d'incassi nella stagione in corso. In sostanza vi si parla della preparazione di un musical finanziato da un mafioso che lo sostiene speculando su un quasi sicuro insuccesso. Lo spettacolo, invece e contro ogni previsione, funziona e ottiene un'accoglienza trionfate. E' la brutta copia del film americano Per favore non toccate le vecchiette (The producer, 1968) di Mel Brooks, da cui è stato tratto un musical di lungo successo e che, nel 2005, ha originato un rifacimento, con lo stesso titolo, per opera di Susan Stroman, un film uscito in Italia con la denominazione, quasi incredibile, Una gaia commedia neonazista.
Birichinata
Birichinata
Assai discutibile anche il riconoscimento alla migliore regia assegnato a Tréfa (Birichinata) di Péter Gárdos. Il film è ambientato nel 1912 e ha per sfondo una scuola religiosa in cui si apre uno scontro fra un giovane insegnante, ottusamente repressivo, e i preti più accorti e permissivi. Al centro un gruppo di ragazzi che si fanno dispetti, organizzano scherzi, inseguono le prime pulsioni sessuali, martirizzano i più deboli, sino ad arrivare all'omicidio. Il film è tratto da un racconto di Dezö Kosztolányi e oscilla fra la metafora sull'epoca e il testo sulla crudeltà dei giovani, una sorta di sguardo inverso a quello di Jean Vigo in Zéro de conduite: Jeunes diables au collège (1933), per un film dal taglio classico e dal gusto vecchio.