05 Febbraio 2009
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40° Settimana del Cinema Magiaro 2009 |
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Un percorso quasi unico, che ha permesso d'intrecciare cinema e vita sociale, verificando sul campo quanto siano legate la realtà politica e questa forma d'arte. Veniamo, dunque, all'edizione 2009, lasciandoci guidare dal palmarès composto dalle varie giurie, tutte internamente ungheresi che hanno espresso giudizi non sempre condivisibili. Il maggior riconoscimento è andato a Utolsó idők (Tempi perduti) di Áron Mátyássy che è stato anche coronato per il miglior sonoro. E' la storia di una vendetta e del rapporto ambiguo tra fratello e sorella. Siamo nel 1997, alla frontiera fra l'Ungheria e l'Ucraina, un meccanico, contrabbandiere di sigarette e benzina, vive con la sorella minorata che è stuprata da due altri abitanti del villaggio. Lui scopre chi sono e li uccide prima di essere ammazzato a sua vota dalla polizia. E' un film ambiguo che non sceglie una strada precisa fra il dramma rusticano e quello psicologico. Il dato più evidente è il ritratto di un degrado abissale e di un altrettanto forte mancanza di speranze. La storia è raccontata abbastanza bene, ma in modo confuso con momenti facilmente prevedibili e digressioni che hanno assai poco a che fare con il filone principale che non appare facilmente individuabile.
Miglior film di genere, premio alquanto discutibile sin dalla definizione, è stato giudicato Valami Amerika 2 (Un tipo di America 2) di Gábor Herendi che ha al centro tre fratelli alla ricerca di denaro per finanziare i loro progetti. E il seguito di Valami Amerika (Un tipo di America, 2003) dello stesso regista e ne conferma i tratti da commediola professionalmente accettabile, ma sostanzialmente rivolta al solo pubblico locale, tanto che si è affermato come campione d'incassi nella stagione in corso. In sostanza vi si parla della preparazione di un musical finanziato da un mafioso che lo sostiene speculando su un quasi sicuro insuccesso. Lo spettacolo, invece e contro ogni previsione, funziona e ottiene un'accoglienza trionfate. E' la brutta copia del film americano Per favore non toccate le vecchiette (The producer, 1968) di Mel Brooks, da cui è stato tratto un musical di lungo successo e che, nel 2005, ha originato un rifacimento, con lo stesso titolo, per opera di Susan Stroman, un film uscito in Italia con la denominazione, quasi incredibile, Una gaia commedia neonazista.
Assai discutibile anche il riconoscimento alla migliore regia assegnato a Tréfa (Birichinata) di Péter Gárdos. Il film è ambientato nel 1912 e ha per sfondo una scuola religiosa in cui si apre uno scontro fra un giovane insegnante, ottusamente repressivo, e i preti più accorti e permissivi. Al centro un gruppo di ragazzi che si fanno dispetti, organizzano scherzi, inseguono le prime pulsioni sessuali, martirizzano i più deboli, sino ad arrivare all'omicidio. Il film è tratto da un racconto di Dezö Kosztolányi e oscilla fra la metafora sull'epoca e il testo sulla crudeltà dei giovani, una sorta di sguardo inverso a quello di Jean Vigo in Zéro de conduite: Jeunes diables au collège (1933), per un film dal taglio classico e dal gusto vecchio.