40° Settimana del Cinema Magiaro 2009 - Pagina 3

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40° Settimana del Cinema Magiaro 2009
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Aeroplanini di carta
Aeroplanini di carta
Riconoscimento ex-aequo per la migliore opera prima con allori a Intim fejlővés (Colpo intimo alla testa) di Péter Szajki e Papirrepülök (Aeroplanini di carta) di Simon Szabó. Il primo racconta, con occhio cinematografico apprezzabile, quattro personaggi che, nel corso di una giornata s’incrociano in un night club. Il secondo ha una struttura più complessa e traccia il quadro di una certa gioventù in bilico fra machismo, droga e umili lavori per sopravvivere. La fotografia è sporca, realizzata spesso con macchina a mano, le situazioni raccontate, moderatamente erotiche, riciclano cose già viste altre volte e diventate cliché, almeno dai tempi de Cristina F. - Noi ragazzi dello zoo di Berlino (Christine F. - Wir Kinder von Banhof Zoo, 1981) Uli Edel. La pretesa è di conoscere la realtà rappresentandola freddamente, quasi si trattasse di osservarla dall'oculare di un microscopio, un po' come ama fare, ma con ben altri risultati, l'americano Gus Van Sant. Fatica destinata al fallimento, poiché nessuna situazione può essere capita se l'osservatore non adotta e dichiara un preciso punto di vista. Il rischio, ampiamente corso nel film, è quello di rasentare il compiacimento senza aggiungere nulla a ciò che qualsiasi spettatore attento sa già leggendo quotidiani e guardando servizi televisivi. In questi casi l'abilità tecnica e quella professionale non bastano a salvare l'opera da un senso di delusione.
Quasi vergine
Quasi vergine
I riconoscimenti per le migliori interpretazioni, femminile e maschile, sono andati a due attori bravi ma presenti in film di non grande spessore. Júlia Ubrankovics regge, quasi da sola, Majdnem szűz (Quasi vergine) di Péter Bacsó ultima fatica del regista più longevo, professionalmente, e più prolifico del cinema ungherese. Un autore che spesso ha colto l'aria del tempo prima che si palesasse in tutta evidenza. É stato il caso di Jelenidö (Tempo presente, 1972) che ha portato sullo schermo, per la prima volta, la vera vita delle fabbriche, degli scioperi nascosti dal regime, la condizione degli operai. Dopo quel film e, soprattutto, con la fine del socialismo reale, quest’autore si è mosso tra filmetti commerciali e testi quasi inesistenti, Questa suo ultimo lavoro è più solido dei precedenti e racconta, con una certa lucidità, la vita di una giovane prostituta che passa dall'orfanotrofio alle grinfie di un protettore senza scrupoli. A prezzo di grandi sofferenze riesce a liberarsi e a costruirsi una nuova vita, ottiene questa liberazione anche grazie alle conoscenze che ha fatto sul marciapiede. Il film non ha nulla di straordinario, ma funziona abbastanza bene sia dal punto di vista narrativo, sia da quello psicologico.
Prima primavera
Prima primavera
Molto bravo anche Andor Lukáts che dimostra, ancora una volta, una grande esperienza in Prima primavera (id) di János Edelényi Nel film interpreta un uomo di mezza età - ex deportato israelita non tutto sano di mente, ma con una straordinaria abilità nel disegno – che si accompagna a una prostituta ucraina. I due si trovano invischiati, su fronti opposti, in una rapina in banca in cui è uccisa la madre dell'ebreo. Dopo varie peripezie la strana coppia finisce in fuga, inseguita dal feroce capo della banda, un olandese crudele e assassino. Arrivano, in modo fiabesco, in Serbia (potere degli accordi di coproduzione!) ove sono ben accolti da un contadino di origine magiara, lontano parente del picchiatello. Il film è giocato sul ritratto di una strana coppia, un uomo maturo e una ragazza giovane, destinata a un improbabile e scontato lieto fine. E' un testo decisamente maldestro nella costruzione che gioca le sue carte migliori sull'abilità dei due interpreti, l'ungherese e la bulgara Vesela Kazakova che, forte di una già lunga esperienza cinematografica e televisiva e un fisico molto espressivo, gli tiene testa degnamente. Andor Lukáts compare anche in Mázli (Colpo di fortuna) di Tamás Keményffy di cui abbiamo già parlato.