39° Settimana del Cinema Magiaro 2008

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39° Settimana del Cinema Magiaro 2008
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39° Settimana del Cinema Magiaro.
Image Il mastodontico monumento, due enormi corna simili alle spade incrociate che Saddam Hussein aveva fatto erigere a Bagdad, annunciano gli Studi Alexander Korda e si scorgono già da lontano. E’ questo il simbolo del grande complesso cinematografico ungherese costruito con investimenti privati e sostanziose facilitazioni pubbliche, riassumibili in terreni assegnati semigratuitamente, permessi concessi in poche settimane, sgravi fiscali consistenti e di lunga durata. Un complesso realizzato con tecniche modernissime e avvalendosi della consulenza di alcuni fra i maggiori esperti americani nel settore. Siamo a una trentina di chilometri dalla capitale magiara e per arrivare sin qui ed ammirare le parti già finite e funzionanti, in uno di questi studi è stata girata parte di Hellboy II: The Golden Army di Guillermo del Toro, ci si deve imbarcare in un percorso che ha un valore simbolico, non solo cinematografico. Si parte dal centro di Budapest con i suoi palazzi meravigliosamente liberty, in lotta con gli orrendi edifici in vetro metallo che rappresentano ormai il segno distintivo delle grandi città di tutto il mondo. Si procede attraverso la grigia periferia e l’anello di capannoni – negozi su cui campeggiano le insegne che pullulano attorno a qualsiasi grande città: Metro, Ikea, Toyota, ….
Subito dopo inizia un panorama che preannuncia la vecchia, meravigliosa, malinconica Ungheria profonda: campi dolcemente modulati, terra ideale per le coltivazioni, piccole case con il cancello di legno che introduce a cortili in cui razzolano le galline e grufolano i maiali. Ogni tanto un edificio un po’ più nuovo, la pubblicità di una società telefonica e un negozietto con pretese d’emporio dell’elettronica annunciano le prime avanguardie di un’invasione che, prima o poi, sommergerà anche questi malinconici, duri, genuini residui del passato. Poco dopo, ecco comparire le gigantesche corna che annunciano la cittadella del cinema e della televisione dotata di tecnologie avveniristiche. Chi vi accompagna nella visita, al già fatto e al molto che ancora si sta facendo, non perde occasione per magnificare le dimensioni del progetto: questo è il più grande e moderno complesso d’Europa, alcune soluzioni sono all’avanguardia nel mondo, qui è possibile fare, sfruttando il basso costo e l’alta qualità dei tecnici magiari, qualsiasi cosa dagli spot pubblicitari ai film colossali. Un annuncio del futuro nato da una legge, approvata all’unanimità dal parlamento ungherese nel 2004, che defiscalizza buona parte degli investimenti nell’industria cinematografica.
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Panorama degli Studi Alexander Korda
In questo senso gli Studi Korda rappresentano una scommessa, una speranza e un pericolo. La scommessa è di offrire alle grandi produzioni americane condizioni più che concorrenziali rispetto a quelle offerte da altri centri di produzione degli ex paesi socialisti come gli Studi Barrandov nella Repubblica Ceca o il centro di produzione Boyana in Bulgaria. Una sfida difficile in quanto si basa su due fattori, uno, indiscutibile, è la qualità professionale di tecnici e operai, l’altro, più aleatorio, è la persistenza nel tempo dei bassi salari dei lavoratori di questo paese. La speranza, abbastanza difficile a realizzarsi, è che questa operazione funzioni anche come volano per il cinema magiaro di qualità. Non si deve dimenticare, infatti, che qui esiste una tradizione di film d’alto livello, passata indenne attraverso le complesse vicende politiche che hanno segnato la vita del paese. Una cultura che ha dato vita a scuole e autori di grande rilievo, basti ricordare il cinema politico post 1968, il falso documentario degli anni settanta, i film sociali degli anni ottanta e autori come Miklós Jancsó, István Gaál e Béla Tarr. Il pericolo, molto reale, è che il governo si lasci trasportare dal fascino del fare come a Hollywood e finisca col dirottare le già magre risorse che destina al settore a un’operazione industriale i cui unici beneficiari, in fondo, saranno i grandi produttori americani che potranno realizzare i loro film a costi inferiori a quelli imposti dal mercato statunitense o inglese. Non a caso uno degli uomini più attivi in questa direzione è il produttore - ungaro americano Andrew (Andy) G. Vajna, un uomo di cinema la cui famiglia è emigrata negli Stati Uniti dopo la rivolta del 1956, nella cui carriera, per buona parte realizzata assieme a Mario Kassar, ci sono una quarantina di titoli del genere Rambo (First Blood, 1982), Rambo II: la vendetta (Rambo: First Blood Part II, 1985), Rambo III (1988), Danko (Red Heat, 1988 – film girato in parte a Budapest), Mezzo professore tra i marines (Renaissance Man, 1994), Die hard - duri a morire (Die Hard: With a Vengeance, 1995), Gli intrighi del potere (Nixon, 1995), Evita (1996), Terminator 3: Le macchine ribelli (Terminator 3: Rise of the Machines, 2003), Basic Instinct 2 - Risk Addiction (Basic Instinct 2, 2006). Image A lui si deve anche Szabadság, szerelem (I ragazzi della gloria, 2006) di Krisztina Goda, il colossal celebrativo della rivolta del 1956 nella cui produzione sono state impiegate buona parte delle risorse pubbliche disponibili quell’anno. L’agitarsi, sempre più frenetico e con l’appoggio di numerosi esponenti del governo socialista, di questo cineasta in favore di un cinema totalmente commerciale, unita alla scadenza di alcuni incarichi pubblici nel settore, ha messo in allarme i responsabili delle strutture produttive magiare che temono un’americanizzazione che finirebbe per cancellare ogni possibilità di sopravvivenza del cinema culturale in questo paese. Come dire: ciò che non è riuscito ai burocrati del socialismo reale rischia di essere alla portata degli alfieri del nuovo mercantilismo.