Festival Internazionale del Film di Cannes 2017 - Pagina 10

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Festival Internazionale del Film di Cannes 2017
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La Lune de JupiterJupiter’s Moon (La luna di Giove) poeta la firma di uno dei più prestigiosi registi ungheresi: Kornél Mundruczo. Seguendo lo stile cui questo cineasta ci ha abituati, da Johanna (2005) a A Frankenstein – Terv (Il progetto Frankenstein, 2010), alterna fantasia sfrenata a realismo. Sono realistiche le immagini quasi documentaristiche che raccontano la condizione dei profughi che premono ai confini magiari e di quelli, ancor più sfortunati, che sono riusciti a arrivare in territorio ungherese. La polizia spara per uccidere senza alcuna remora e coloro che sono arrestati finiscono in campi di concentramento degni del peggior regime nazista. Il giovane siriano Aryan subisce tutto questo, ma sfugge alla morte perché è capace di sollevarsi da terra e fluttuare in cielo, una caratteristica che non lo sottrae alla caccia di un poliziotto particolarmente spietato. Solo la compassione e l’aiuto di un medico, Stern, in crisi perché oppresso dal ricordo di un’operazione compiuta da ubriaco che è costata la vita a un paziente, gli consente di sfuggire agli uomini armati. Alla fine il dottore sacrificherà la sua vita per salvare quella del fuggitivo, mentre il poliziotto davanti all’ennesimo volo del giovane non se la sentirà di colpirlo ancora. È un film che pesca a piene mani nel simbolismo e nel fiabesco, ma lo fa per tracciare un quadro impietoso della ferocia con cui le società europee, prima fra tutte quella magiara, angariano e aggrediscono i profughi in fuga da guerre e miserie. Un film di comprensione non immediata, ricco di citazioni e riferimenti alla realtà e che ha il pregio di immergere le mani in uno dei drammi più sanguinosi del nostro tempo.
The day afterGeu-Hu (Il giorno dopo) del sudcoreano Hong Sangsoo, un cineasta decisamente prolifico (diciotto titoli dal 1996 ad oggi) e dallo stile impeccabile. Qui rispolvera il vecchio banco e nero per raccontare un triangolo ricco di sfumature comiche. Areum sta per portare a termine il primo giorno di lavoro presso un piccolo editore quando è aggredita dalla moglie del padrone che l’accusa di essere l’amante del marito. In realtà la donna con cui dovrebbe prendersela è quella che l’ha preceduta nel lavoro e nel letto del capo e non la nuova arrivata. Il maschio confessa il tradimento ma sostiene che oramai tutto è finito, ma quando la vera amante ritorna in scena non ci mette molto a scaricare davanti alla moglie sul Areum la responsabilità della tresca. È passato del tempo e la ragazza ritorna in ditta per congratularsi con l’ex-principale per un premio che gli è stato appena assegnato, ma scopre che lui non si ricorda di lei né dell’utilizzo che ne ha fatto davanti alla consorte. Il film è pieno di dialoghi, alla maniera delle opere migliori di Éric Rohmer (1920 – 2010), con una finezza di descrizione dei personaggi che lascia incantati. Un testo di una lievità incredibile che meriterebbe di essere subito distribuito sui nostri schermi.