03 Maggio 2017
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Festival Internazionale del Film di Cannes 2017 |
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La settantesima edizione del Festival si è aperta con un film fuori concorso, il francese Les fantȏmes d’Ismaël (I fantasmi d’Ismaele) di Arnaud Desplechin. Inizio non proprio memorabile visto che si tratta di un’opera che assomma tutti i peggiori difetti del cinema d’oltralpe: storia confusa al limite dell’inesistente, verbosità diffusa, dialoghi debordanti su immagini povere, recitazione compiaciuta sino all’insopportabile. Proprio volendo dare un senso a questo groviglio di materiali inconcludenti diremo che si tratta dei fantasmi o i sogni di una cineasta, interpretato da un sovrabbondante Mathieu Amalric, che entra in crisi quando gli si ripresenta la donna a cui era sposato scomparsa molti anni prima senza motivi tangibili e di cui lui stesso ha certificato la morte legale alcuni anni prima. In realtà la donna si era allontanata – non si capisce bene per quale motivo – era andata in India e si era risposata. Ora è rimasta vedova e ritorna per riprendere la relazione con il marito abbandonato e a cui non riesce a rinunciare. Tutto chiaro? Neppure per idea e tra storie parallele che mettono in scena diplomatici - spia attivi nel lontano oriente, capi del terrorismo internazionale, neo funzionari del ministero degli esteri francese - il tutto (forse) come ingredienti del film che sta per essere realizzato - la comprensione dello spettatore fatica a cogliere i bandoli della matassa. In poche parole, uno di quei film super intellettuali che piacciono solo ad un pubblico abituato a un cinema d’élite, ma ben poco propenso ad affrontare temi e problemi reali.
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