03 Maggio 2017
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Festival Internazionale del Film di Cannes 2017 |
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Giornata di tutto riposo al festival, almeno per ciò che riguarda il concorso. Il titolo di maggior interesse è stato Hikari (Verso la luce) della giapponese Naomi Kawase di cui lo scorso anno avevamo visto e parzialmente apprezzato An (Le ricette della signora Toku) distribuito anche in Italia. Sempre di questa cineasta era Mogari No Mori (letteralmente: La foresta del lutto, 2007) a cui era andato il Prix Special della Giuria della sessantesima edizione di questo stesso festival. Il tema dei rapporti sentimentali, intrecciati a quelli della morte, ritorna anche in quest’ultima opera che ruota attorno alle figure di Misako, che di mestiere fa l’audio descrittrice di film per persone non vedenti, e Masaya, un famoso fotografo che sta perdendo la vista. Il film racconta, dunque, una storia d’amore fra una giovane in cerca della luce e un uomo più maturo che la sta perdendo. È una bella vicenda sentimentale anche se la regista - che è anche sceneggiatrice, montatrice, direttrice della fotografia e produttrice – indugia non poco sulle immagini cartolinesche e sulle esplosioni dei sentimenti. In altre parole un film tradizionale, realizzato con abilità e intelligenza.
Il festival ha reso omaggio al veterano André Téchiné (1943) di cui è stata presentata l’ultima fatica: Nos Années Folles (I nostri anni folli) costruito sulla vera storia di Paul, un disertore della prima guerra mondiale, che si veste da donna, diventa Suzanne e diventa una sorta di attrazione della vita viziosa del Boi De Boulogne, prima, e del teatro en travesti, poi. La moglie, che lo ha sempre amato e protetto, finirà per ucciderlo quando lui si abbandonerà all’alcol e cederà alla violenza coniugale. Un film di papà, come si sarebbe detto un tempo, sorretto da un’accurata ricostruzione del clima della belle époque, interpretato e girato con robusta professionalità (Céline Sallette, Pierre Deladonchamps, Grégoire Leprince-Ringuet), ma dal gusto vecchiotto.
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