Festival Internazionale del Film di Cannes 2017 - Pagina 7

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Festival Internazionale del Film di Cannes 2017
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RodinLo scultore Auguste Rodin (1840 – 1917) è stato uno degli artisti più noti e significativi del mondo culturale francese di fine ottocento. Il suo modo di rapportarsi ai modelli reali trasformandoli sino a coglierne le caratteristiche profonde, non la verosimiglianza, ha fatto scuola sposandosi al lavoro pittorico degli impressionisti a cui era vicino. Uno dei momenti fondamentali della sua storia si identifica nei rapporti con le donne. Prima con la giovane cucitrice, Rose Beuret (1844 – 1917), con la quale sarebbe rimasto – pur con non pochi momenti di scontro - per il resto della vita e che gli diede un figlio, Auguste-Eugène Beuret (1866–1934). Poi, dal 1883, con l’allora diciottenne Camille Claudel (1864 – 1943) conosciuta ad un corso che tenne per conto del collega Alfred Boucher (1850 – 1934). Lei era la sorella maggiore dello scrittore, drammaturgo e diplomatico Paul (1868 – 1955) e i due intrecciarono una relazione decisamente tempestosa, che coinvolse anche le rispettive vite artistiche. La donna posò come modella per molte opere dello scultore ed era a sua volta un’artista di talento che mise mano in molti lavori dell’amante. Jacques Doillon ha focalizzato in Rodin questa relazione fra i due artisti e ne ha tratto un film, forse sarebbe meglio definirlo un telefilm considerati i numerosi apporti televisivi alla produzione, che contiene tutti gli ingredienti del melodramma ad uso del piccolo schermo: dall’abbondanza di primi e primissimi piani a una lettura romantica, stile genio e sregolatezza, della storia fra i due. La cosa singolare (problemi di diritti?) è che nel film non compare quasi nessuna immagine delle opere in bronzo dello scultore, fatta eccezione per la sua statua dedicata a Honoré de Balzac (1799 – 1850) forse una delle opere più problematiche e intense dell’artista che arrivò a restituire l’anticipo ricevuto dopo che il comitato incaricato di valutare l’opera dalla Société des gens de lettres (Società dei letterati francesi) l’aveva respinta. Solo nel 1939 il bronzo viene sistemato lungo il boulevard Raspail. In altre parole possiamo parlare tranquillamente di occasione perduta e di film banale.
LingannoSofia Coppola ha tratto The Beguiled (L’inganno) dal romanzo A Painted Devil scritto da Thomas P. Cullinan nel 1966 e da cui Don Siegel (1912 – 1991) trasse, 1971, La notte brava del soldato Jonathan (The Beguiled). Siamo in presenza, quindi, di un rifacimento che aggiunge ben poco all’originale sottraendogli invece la fascinosa interpretazione di Clint Eastwood, qui sostituito dallo scialbo Colin Farrell. Un altro lieve punto di differenza è l’ottica, tutta al femminile, con cui la regista conduce questa storia, ambientata in piena guerra di secessione americana, di un gruppo di donne – dalle adulte alle bimbe – rimaste a presidiare una scuola per ragazze, attiva nel profondo sud degli Stati Confederali. Un giorno trovano, gravemente ferito, un caporale nell’esercito nordista rimasto separato dal suo regimento. Lo curano con il proposito di consegnarlo appena possibile ai confederati. I giorni passano e la presenza dell’unico maschio sollecita le voglie delle donne che finiscono col contenderselo e farlo cadere rovinosamente da una scala. La ferita si è riaperta e, a questo punto, non resta che amputargli una gamba. Quando il militare si rende conto di ciò che gli è stato fatto va su tutte le furie, s’impossessa di una pistola e, di fatto, segrega le donne. A questo punto signore mature e ragazzine decidono di avvelenarlo e sbarazzarsi di lui. La regista aggiunge al film di un tempo una confezione accurata e ricca di suggestioni pittoriche, ma non innova quasi in nulla il vecchio testo che rimane ancora ben saldo nella memoria degli spettatori.