03 Maggio 2017
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Festival Internazionale del Film di Cannes 2017 |
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Dopo il successo planetario di The Artist (2011), che ha fatto incetta di premi in numerosi festival fra cui gli Oscar (cinque statuette) e il Festival di Cannes dove ha ottenuto il premio per la miglior interpretazione maschile andato a Jean Dujardin, il francese Michel Hazanavicius (1967) è ritornato a un personaggio del mondo del cinema con Le Redoutable (Il formidabile, nome di del primo sommergibile nucleare della marina francese). Il film coglie gli anni della vita di Jean Luc Godard che vanno dal 1965 al 1970, stagione in cui gira Le vent d'est (Vento dell’est). Quest’ultimo titolo è appena appena citato in quanto segna sia il parossismo nell’ideologia del regista, sia la rottura quasi definitiva con la moglie. In quegli anni il cineasta è sposato con Anne Wiazemsky, dalla quale divorzierà nel 1979, e che dedicherà un libro all’esperienza del matrimonio, volume che ha ispirato il cineasta odierno. Il film traccia il ritratto di un artista inquieto, scontroso e insicuro che, giunto al vertice della fama critica, getta tutto alle ortiche per inseguire un ideale teorico e impossibile di rivoluzione totale. Il rapporto fra l’uomo e la donna, che ha diciassette anni meno di lui, è costellato di momenti d’insofferenza, gelosie, sconti politici, riappacificazioni erotiche. È un amalgama di sogni e piccole miserie che contribuiscono non poco ad umanizzare la figura del maestro e della sua compagna. Michel Hazanavicius rende omaggio a un clima intellettuale, quello della nouvelle vogue e, meglio ancora, alla figura di un cineasta ormai entrato nella storia e che ha marcato con la sua opera un’intera generazione. A questo proposito assumono un significato particolare le sequenze dedicate a Marco Ferreri (1928 – 1997), colto alle prese con la realizzazione de Il seme dell’uomo (1969), e quelle in cui compare Bernardo Bertolucci, all’epoca uno dei registi più promettenti del cinema italiano (anche sul versante politico) e protagonista di una clamorosa rottura ideologica con il francese. È un film che suscita ricordi e sentimenti in chi quell’epoca ha vissuto in prima persona e offre a chi non c’era regala la possibilità di riflettere su un momento cruciale sulla storia politica e culturale dell’Europa.
The Meyerowitz Stories (New and Selected) dell’americano Noah Baumbach è un racconto a capitoli dei conflitti che allontanano tre fratelli fra di loro e dal padre. Harold Meyerowitz è stato uno scultore astratto con qualche momento di fortuna, ora che è vecchio e in pericolo di vita. I suoi tre figli, due maschi e una femmina, che lo hanno trascurato si riavvicinano a lui e scoprono che non era un padre così terribile come hanno sempre pensato. È un film d’attori (in primo pano Emma Thompson, Dustin Hoffman, Adam Sandler e Ben Stiller) che passano con leggerezza e abilità dalle situazioni ironiche a quelle conflittuali. Un esempio di cinema professionalmente sublime, ma ben poco innovativo nell’esposizione e nel discorso. Si esce dalla proiezione rinfrancati dalla bravura di autore e interpreti, ma con ben pochi motivi su cui riflettere.
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